Profughi maliani nel campo di Goudebou in Burkina Faso. Foto: EC/ECHO/Anouk Delafortrie.
Dopo 50 anni di conflitti ieri, giovedì 24 luglio, rappresentanti dei ribelli Tuareg in Mali e del governo del Mali hanno firmato ad Algeri un accordo di massima per lo svolgimento di trattative di pace. Si tratta di un primo e incoraggiante passo verso una pace che comunque si prospetta difficile. Le speculazioni seguite al grave incidente aereo del volo AH 5017 di Air Algérie di ieri 24 luglio che tra le altre cose ipotizzavano anche l’abbattimento dell’aereo da parte dei ribelli Tuareg ha evidenziato la profonda diffidenza tra le parti in causa e la tendenza a muovere accuse prima di averne le prove. L’ipotesi di un possibile abbattimento da parte di ribelli Tuareg era stata alimentata proprio dalla erronea localizzazione del luogo del disastro fatta dalle autorità del paese africano. L’ipotesi è però apparsa sempre più irrealistica in seguito alle comunicazioni delle autorità del Burkina Faso che invece avevano localizzato i resti dell’aereo al di fuori della regione dei Tuareg e vicino al confine con il Burkina Faso.
La diffidenza e le facili accuse non sono però gli unici fattori a rendere difficile l’individuazione di una soluzione politica capace di porre fine a 50 anni di conflitti e di garantire una pace duratura. Mentre il governo ha già annunciato che non accorderà un’ampia autonomia a Tuareg, Peul, Arabi e altri gruppi etnici, la delegazione dei Tuareg sembra essere tutt’altro che unita. L’accordo di massima firmato ieri sera prevede infatti colloqui tra il governo e ben sei diverse organizzazioni Tuareg e Arabe. Le trattative di pace vere e proprie dovrebbero partire il prossimo 17 agosto ad Algeri e portare a un accordo definitivo entro l’autunno.