Maher Al Akhras, palestinese, dal luglio scorso è detenuto in un carcere israeliano e da quel giorno ne sono passati 79 nei quali si è rifiutato di prendere cibo. Maher Al Akhras ha scelto lo sciopero della fame ma adesso le sue condizioni sono diventate molto critiche.
Vuole attirare l’attenzione del mondo sulla palese ingiustizia della “detenzione amministrativa” che prevede un arresto preventivo prolungato senza riferire le motivazioni e, pertanto, senza che la persona arrestata possa difendersi. Se Al Akhras mette a repentaglio la propria vita è per sensibilizzare il mondo su questa condizione. Fatto sta che a parlarne non c’è quasi nessuno. Per questo chiedo ai lettori di Mosaico dei giorni di scrivere questa storia sui social, di diffonderla, di farla conoscere, di far aumentare l’indignazione.
Scrive Michele Giorgio sul Manifesto: “Questa misura, proibita da leggi e convenzioni internazionali, prevede periodi rinnovabili di detenzione senza processo. È stata introdotta per la prima volta in Palestina durante il mandato coloniale britannico (terminato nel 1948). Ma le autorità israeliane la impiegano ancora contro i palestinesi sotto occupazione militare. Al momento ci sono circa 350 palestinesi incarcerati senza accuse o processo su un totale di 4.400 prigionieri politici. Dal 1967, anno di inizio dell’occupazione di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, sono stati emessi almeno 50.000 ordini di detenzione amministrativa”.