Viale Toscana, Milano, la circonvallazione storica: a due passi c’è il Parco Ravizza, la vecchia centrale del latte. Una volta lì c’erano le mucche che pascolavano, erano i confini della città, ora anche qui gli appartamenti costano uno sproposito. Filovia, traffico, auto, moto, taxi. Passo di lì in bicicletta per andare a lavorare nella mia scuola.
Oggi vorrei essere un fotografo e raccontarvi meglio quello che si vede, perché SI VEDE. Vi chiedo quindi di accontentarvi di questa misera foto che ho fatto. Ogni mattina lungo quel lungo muro di cinta c’è una discreta fila. Vanno tutti e tutte ordinatamente a farsi dare del cibo, sono in coda davanti al Centro Pane quotidiano. Oggi scopro che la coda è molto più lunga di prima del Covid. Lunghissima, silenziosa, paziente. Per fortuna oggi non piove.
Milano cambia. La coda di chi ha fame si allunga. Ma c’è un altro particolare interessante che avrei voluto fotografare meglio. Dietro si vedono, sullo sfondo, due nuovi edifici, rotondi, scintillanti, da poco inaugurati. Fanno parte dell’università Bocconi. La Bocconi a Milano si è allargata e tanto.
E’ vero, non siamo a San Paolo, in Brasile, dove ho visto coi miei occhi i grattacieli con terrazzi alberati a fianco a favelas immense, ma la strada sembra quella.
In due semplici parole: ricchezza e povertà.
Più di vent’anni fa quattro giovani lessero con calma il rapporto annuale dell’Istat e scrissero un libricino che si intitolava “La pelle del pollo”. Il titolo si rifaceva a una vecchia canzone di Ivan Della Mea, dove si ricorda che se tutti “in media” mangiamo mezzo pollo in realtà molti vedono a fatica la pelle…
Già allora si notava come la forbice tra ricchi e poveri si stava allargando; in tutti questi anni si è sempre più allargata e col Covid c’è stata probabilmente un’accelerazione.
Arriverà un punto in cui la corda si romperà. Come dicevano in El Salvador a suo tempo “No hay guerra que dure cien años”. “Non c’è guerra che duri cento anni”.
Se oggi è la Giornata della Nonviolenza, questa è una delle violenze più grandi. E ci siamo immersi.