La Nigeria è lo stato africano più popoloso, con 210 milioni di abitanti. Di questi, 90 milioni sono minorenni. Ciò rende la nazione la terza al mondo per numero di giovani, dopo Cina e India. Sebbene i ragazzi e le ragazze siano considerati un’enorme risorsa umana, gli stessi sono chiamati ad affrontare delle sfide immense, come la crescente disoccupazione e insicurezza legata ai conflitti etnici. 

Visto che la Nigeria è costantemente travolta da così tante problematiche, c’è bisogno di un approccio sistematico ben definito per superarle e spianare la strada per un futuro pacifico e promettente per la gioventù. Uno degli obiettivi principali del governo consiste nell’evitare una fuga di professionisti accuratamente formati, ma la situazione attuale continua a farne apparire le prospettive ben poco rosee. Alcuni sono dell’avviso che sarà possibile vedere una luce in fondo al tunnel solo se le politiche economiche creeranno un numero sufficiente di posti di lavoro e se le politiche giovanili saranno sostenute con fondi adeguati da parte del governo federale nigeriano.

A settembre Kester Kenn Klomegah ha incontrato per un’intervista l’ex candidato del partito social democratico (2019) per la Camera dei Rappresentanti e ora presidente della Middle Belt Youth Council, Hon. Emmanuel Zopmal. Si è discusso della situazione attuale, delle diverse sfide e del percorso da seguire in futuro. Eccone alcuni estratti:

Perché negli ultimi anni i giovani si mostrano sempre più frustrati dalla loro situazione? E perché soprattutto coloro nella cintura centrale della Repubblica federale nigeriana?

È un punto estremamente interessante. In ogni caso, direi che la frustrazione è parte integrante della nostra vita. Potrebbe palesarsi in qualsiasi momento. Ci sono una serie di condizioni per cui si può essere frustrati e, nel caso in esame, queste condizioni sono situazioni complesse che ci si trova ad affrontare, senza che sembri esserci possibilità di spuntarla. Ecco perché si è frustrati. Generalmente c’è qualcosa che ci preoccupa. La cintura centrale è una zona che è soggetta a un enorme pressione sia politica che economica. Ci si è poi aggiunta la condizione socioculturale, che ha influenzato le nostre vite. L’insicurezza dilagante in tutta la nazione al momento rappresenta il problema maggiore. Questi fattori contribuiscono senza dubbio a quella frustrazione di cui si sta parlando. Può immaginare come si sentano dei cittadini che devono affrontare questa sorta di violenza strutturale da anni ormai e che, nonostante tutto, non vedono una soluzione all’orizzonte.

Oggettivamente, secondo lei, quali fattori hanno portato alla crescente disoccupazione qui in Nigeria, considerata il Gigante africano?

La disoccupazione è un indice economico, può essere anche relativo. Si può essere coinvolti in un’economia formale o informale. Questo indice dovrebbe preoccuparsi soprattutto di quanto i lavoratori debbano guadagnare per potersi procurare beni di prima necessità. Anche la percezione della disoccupazione varia. Per esempio, c’è chi opera nel settore pubblico e chi opera in quello privato. La crescita del tasso di disoccupazione può essere attribuita a una gestione sbagliata dell’economia. È quest’ultima a definire come sia strutturato il paese, come sia amministrato e come venga gestito per il bene della stragrande maggioranza della popolazione. Se viene a mancare tutto ciò, lo Stato è destinato a registrare un alto tasso di disoccupazione. In secondo luogo, il sistema scolastico gioca un ruolo fondamentale quando si parla di questo valore. Un’istruzione innovativa permette di formare laureati altamente preparati, che a loro volta possono creare nuove occupazioni. La ricerca e le politiche pubbliche sull’istruzione aiutano a superare la problematica della disoccupazione. Detto francamente, è difficile capire perché la Nigeria pretenda di essere chiamata Gigante d’Africa. Forse, può farlo solo perché è densamente popolata. Per il resto non è un Gigante d’Africa.

Che ne pensa delle politiche a cui è ricorsa l’amministrazione federale per affrontare i problemi dei giovani, specialmente quelli dei giovani laureati?

Se il governo si concentrerà su ricerca e su diverse politiche, allora contribuirà a risolvere queste problematiche. In ogni caso, non è possibile dire con certezza assoluta quanto siano gravi i problemi dei giovani, in particolare quelli dei giovani laureati. Come detto prima, programmi come un’istruzione innovativa li aiuteranno nella ricerca di un’occupazione. Naturalmente, le innovazioni sono possibili grazie al talento o alla ricerca. Questo sviluppo potrebbe apportare dei cambiamenti allo status quo e i cittadini potranno agire diversamente per migliorare le proprie vite.

La costituzione odierna garantisce in maniera adeguata il benessere dei più giovani? Quali sono le insidie che si incontrano nell’applicare quegli aspetti della Carta costituzionale che riguardano i giovani?

Sfortunatamente, credo che il benessere sia uno svantaggio. Rende le generazioni più giovani troppo dipendenti e improduttive. La disoccupazione giovanile dovrebbe essere una questione che riguardi le politiche, e non la costituzione. La costituzione nigeriana del 1999 offre soltanto delle misure, non si fa parola dei giovani. Si parla solo del benessere dei “cittadini” del paese. Dal mio punto di vista, solo la capacità di istruire i giovani e le abilità di questi ultimi che dovrebbero costituire il “pacchetto benessere” del nostro governo.

Da ex candidato del partito social democratico per la Camera dei Rappresentanti, continua a insistere sui problemi dei giovani?

Nel contesto africano vengo ancora considerato un giovane. Sono i giovani i miei sostenitori. Da ex candidato presidenziale per il consiglio nazionale dei giovani della Nigeria (National Youth Council of Nigeria), le politiche giovanili erano le mie misure principali. Continuerò a battermi per maggiore partecipazione politica dei giovani, per standard educativi contemporanei, per le abilità e le capacità e per dare loro più voce in capitolo.

Ora che è presidente della Middle Belt Youth Council, secondo lei quali sono le sue più grandi sfide e qual è il percorso da seguire per la gioventù nella Repubblica federale nigeriana?

Al momento bisogna arginare quella dilagante insicurezza che attanaglia il paese per garantire il loro futuro, altrimenti non potremo più andare avanti. In secondo luogo, bisogna trovare una soluzione per la crescente tendenza al nepotismo negli uffici pubblici da parte del governo, perché è un pessimo esempio per i nostri ragazzi. Dobbiamo risolvere il problema, così da evitare che influenzi anche i giovani. La gioventù deve essere una priorità nazionale per il governo. Nuovi programmi per lo sviluppo tecnologico daranno loro nuove prospettive. Inoltre, devono essere coinvolti fino in fondo in delle attività significative.

 

Traduzione dall’inglese di Emanuele Tranchetti. Revisione di Ilaria Cuppone