Come dovrebbe essere considerato l’abbattimento dell’aereo civile della Malaysia Airlines avvenuto al confine tra Russia e Ucraina e che ha causato la morte di 298 persone?
Un atto terroristico? Un tragico errore?
Sapremo mai chi ha lanciato quel missile e perché?
Non sappiamo se conosceremo mai la verità, ma una cosa la sappiamo sin da adesso: i responsabili di questo tragico evento sono molti di più di quelli che materialmente lo hanno causato.
Responsabili sono tutti coloro che, da una parte e dall’altra, hanno incendiato il conflitto in Ucraina: arroganti presidenti, capi e capetti che, ubriachi di delirio di onnipotenza, hanno innescato un’assurda lotta per il potere, illudendosi di poter controllare il vortice di violenza che essi stessi hanno provocato.
Responsabili sono coloro che producono e vendono armi anche a chi può decidere di colpire qualsiasi bersaglio senza che venga sottoposto ad un minimo di controllo democratico.
Responsabili sono tutti coloro che appoggiano politicamente una parte o l’altra del conflitto, soprattutto se le parti hanno deciso di risolvere tale conflitto in modo violento, arrivando ad usare, come in questo caso, strumenti micidiali di morte.
Responsabili, infine, sono tutti i vertici della comunità internazionale che, di fronte alla fame insaziabile di potere di una minoranza di criminali, non sanno fare altro che porsi come un altro potere che, invece di lavorare assiduamente e quotidianamente affinché si diffonda il germe del dialogo e della tolleranza anche allo scopo di prevenire i conflitti, sa solo minacciare ritorsioni, anch’esse più o meno violente, una volta che i conflitti sono già esplosi.
In questo contesto ancora una volta la morte di 298 persone, arruolate senza saperlo in una guerra, rischia di essere considerata solo un effetto collaterale.
Peccato che ognuna di quelle vite spezzate non fosse affatto un effetto collaterale.