A Guarulhos mi ospitai in una casa di suore.
Le suore gestivano un asilo.
I bambini dell’asilo sapevano solo gridare.
Quando, a causa delle grida,
il mio udito e la mia anima cominciavano a sanguinare,
io fuggivo alla ricerca di discrezione.
Televisione accesa giorno e notte, radio e giradischi a tutto volume,
e i bambini gridano per farsi ascoltare.
Adulti parlando,
e i bambini gridano nel tentativo di farsi ascoltare.
Mentre televisione e adulti
continuano a vomitare parole,
i bambini imparano a gridare.
Missione Catrimâni, quante ore vissute
nella piccola e ben attrezzata
segreteria/radiofonia/biblioteca/archivio!
A volte, alcuni impercettibili movimenti
richiamavano la mia attenzione.
E guardavo dalla finestra con zanzariera: i giovani guerrieri,
armati di archi e frecce
proporzionali alla propria statura,
camminavano nelle vicinanze, in punta di piedi,
trattenendo il respiro per non allarmare gli animaletti;
occhi e udito attenti, cercando uccellini e lucertole;
con occhiate e segnali comunicando tra di loro.
Nel silenzio della foresta che parla, giocando,
imparando a cacciare.
Nel silenzio della foresta che parla, ascoltando,
imparando a vivere.