L’organizzazione Salviamo il Paesaggio lancia l’allarme sul consumo di territorio che è continuato anche nel 2019 a un ritmo accelerato.
Secondo il rapporto annuale ISPRA / SNPA pubblicato a fine luglio, nel 2019 l’Italia ha perso altri 57 milioni di metri quadrati di suolo a causa della cementificazione selvaggia. Questo corrisponde a 2 m² al secondo, o 135 m² per ogni neonato nel nostro paese.
Lo spreco di suolo, ossia il territorio coperto di strade, parcheggi, edifici e capannoni è stato particolarmente elevato in Veneto, con 785 ettari, seguito da Lombardia (642 ettari) e Puglia (625 ettari). La Sicilia ha la crescita percentuale più alta in zone di dissesto idrogeologico. La regione più virtuosa risulta invece la Valle d’Aosta, con soli 3 ettari di terreno persi, avvicinandosi così all’obiettivo di consumo del suolo zero.
Lungo le coste, già gravemente compromesse, lo spreco di suolo avviene con un’intensità 2 o 3 volte maggiore rispetto al resto del territorio. Va meglio invece nelle aree protette, dove il valore è nettamente inferiore alla media nazionale. In termini di produzione agricola, si stima un danno economico di quasi 7 miliardi di Euro dovuto alla perdita di terra fertile.
Il rapporto dimostra che non c’è legame tra l’aumento della popolazione e cementificazione. Anche in aree di decrescita demografica l’impermeabilizzazione del suolo è in continuo aumento. L’Italia, che ha visto un calo di oltre 120mila abitanti, ha perso 57 milioni di metri quadrati di terreno per i cantieri e le ruspe, tra cui ci sono purtroppo anche le invasive opere per i Mondiali di Sci Alpino 2021 a Cortina d’Ampezzo, tra piste, strade e infrastrutture varie, come ben documentato da Mountain Wilderness.