Amnesty International ha raccolto prove chiare e convincenti di pestaggi selvaggi e altre torture inflitte ad attivisti, manifestanti e giornalisti nell’Ucraina orientale negli ultimi tre mesi.
Un nuovo briefing “Rapimenti e torture in Ucraina orientale” descrive i risultati di una missione di ricerca a Kiev e nell’Ucraina sud-orientale nelle ultime settimane. Documenta le accuse di rapimenti e torture perpetrate da gruppi armati separatisti e forze pro-Kiev.
“Con centinaia di rapiti negli ultimi tre mesi, e’ giunto il momento di fare il punto su quanto e’ successo, e fermare questa pratica aberrante in corso”, ha dichiarato Denis Krivosheev, vicedirettore di Amnesty International per l’Europa e l’Asia centrale.
“La maggior parte dei rapimenti è stata perpetrata dai separatisti armati, con le vittime spesso sottoposte a pestaggi rivoltanti e torture. Vi sono anche prove di un minor numero di abusi da parte delle forze pro-Kiev “.
Non esistono dati completi o affidabili sul numero di rapimenti, ma il ministero dell’Interno ucraino ha riferito circa 500 casi tra aprile e giugno 2014. La Missione delle Nazioni Unite di monitoraggio dei diritti umani per l’Ucraina ha registrato 222 casi di rapimenti negli ultimi tre mesi.
Amnesty International ha incontrato anche vari gruppi di auto-aiuto ad hoc che hanno raccolto dettagli sul numero crescente di rapimenti. Al gruppo di ricerca e’ stato fornita una lista di oltre 100 civili che sono stati fatti prigionieri. Nella maggior parte dei casi sono emerse accuse di tortura.
I rapimenti hanno avuto luogo in tutta l’Ucraina orientale, nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Tra coloro che sono stati presi di mira figurano non solo la polizia, le forze armate e funzionari locali, ma anche giornalisti, politici, attivisti, membri delle commissioni elettorali e uomini d’affari.
“Ora che le forze pro-Kiev stanno ristabilendo il controllo su Slavyansk, Kramatorsk e vari altri luoghi nell’Ucraina orientale, quasi quotidianamente vengono rilasciati nuovi prigionieri, cresce il numero di casi inquietanti. E’ ora che questi siano meticolosamente documentati, i responsabili siano consegnati alla giustizia e le vittime risarcite”, ha affermato Denis Krivosheev.
Attivisti pro-ucraina presi di mira
Hanna, un’attivista pro-ucraina, ha raccontato ad Amnesty International come e’ stata rapita da uomini armati nella citta’ orientale di Donetsk il 27 maggio. E’ stata trattenuta per sei giorni prima di essere liberata in uno scambio di prigionieri. Ha descritto ad Amnesty International il suo brutale interrogatorio.
“Mi hanno fracassato il viso, lui mi ha dato un pugno in faccia, ha cercato di colpirmi ovunque, mi coprivo con le mani … ero rannicchiata in un angolo, raggomitolata con le mie mani intorno alle ginocchia. Era arrabbiato che stavo cercando di proteggermi. E’ uscito ed e’ tornato con un coltello “.
Hanna ci ha mostrato le cicatrici su collo, braccia e gambe, dove e’ stata ferita con la lama: c’e’ una coltellata al ginocchio, il suo indice destro e’ ancora saldamente fasciato in una stecca di plastica.
Ha anche descritto che chi la interrogava le ha fatto scrivere uno slogan separatista sul muro, con il suo stesso sangue.
Detenuti a scopo di riscatto
Mentre la maggior parte dei rapimenti sembrano avere una motivazione “politica” vi e’ prova evidente che i rapimenti e le torture siano utilizzati da gruppi armati per intimorire e controllare le popolazioni locali. Le persone sono state rapite anche a scopo di riscatto.
Sasha, un attivista diciannovenne pro-ucraino, è fuggito a Kiev dopo essere stato rapito dai separatisti sotto la minaccia delle armi a Luhansk. Ha detto di essere stato picchiato ripetutamente per 24 ore.
“Mi hanno picchiato con i pugni, con una sedia, con tutto quello che riuscivano a trovare. Mi hanno spento sigarette sulla gamba e mi hanno dato scariche elettriche. E’ andato avanti per cosi’ tanto tempo. Non sentivo più niente, sono solo svenuto”, ha raccontato ad Amnesty International.
E’ stato alla fine rilasciato dopo che suo padre ha pagato un riscatto di 60.000 dollari.
Abusi da parte delle forze pro-Kiev
Mentre la stragrande maggioranza delle accuse di rapimento e tortura e’ mossa contro i gruppi di separatisti pro-russi, anche le forze pro-Kiev, inclusi i gruppi di autodifesa, sono state implicate nel maltrattamento dei prigionieri.
Il gruppo di ricerca di Amnesty International ha viaggiato da Kiev al porto sud-orientale di Mariupol che e’ passato sotto diverso controllo due volte negli ultimi due mesi.
Il 13 giugno le forze ucraine hanno preso di nuovo il controllo della citta’ da un gruppo armato che si fa chiamare Repubblica Popolare di Donetsk (Dnr).
Un funzionario del governo locale di Mariupol, che ha voluto restare anonimo, ha raccontato ad Amnesty International di aver sentito un combattente prigioniero separatista lamentarsi dal dolore inferto dalle forze pro-Kiev che a quanto pare stavano cercando di estorcergli informazioni sui separatisti.
In un altro caso, un ragazzo di 16 anni, Vladislav Aleksandrovich è stato rapito dopo aver postato i video di precedenti operazioni di polizia a Mariupol il 25 giugno 2014.
In un video pubblicato dopo il suo rilascio il 27 giugno, Vladislav appare seduto dietro un uomo con il volto coperto e in uniforme mimetica. L’uomo aveva una mano sulla testa di Vladislav e sta minacciando lui e “tutti gli altri” che mettevano in pericolo l’unita’ dell’Ucraina con rappresaglie.
In una successiva intervista video, Vladislav sostiene di essere stato torturato, colpito con il calcio del fucile nella schiena, preso a pugni e costretto a scrivere una “dichiarazione al popolo ucraino”, e a gridare slogan nazionalisti pro-ucraini.
“A Mariupol né la polizia né l’esercito sono stati visti in alcun posto durante la nostra visita. C’era un vuoto totale di autorita’ e sicurezza, con la paura di rappresaglie, rapimenti e tortura pervasiva tra la gente”, ha evidenziato Denis Krivosheev.
“E’ riprovevole che stiamo assistendo ad una escalation di rapimenti e torture in Ucraina. Tutti gli attori di questo conflitto armato devono liberare immediatamente e incondizionatamente tutti i prigionieri ancora detenuti in violazione di legge, e garantire che fino al loro rilascio siano protetti dalla tortura e altri maltrattamenti”.
Amnesty International chiede al governo ucraino di creare un unico e regolarmente aggiornato registro di casi di episodi di rapimento segnalati, e di indagare in maniera esauriente e imparziale ogni accusa di uso illegale della forza, maltrattamenti e torture.
Il briefing “Rapimenti e torture in Ucraina orientale” è disponibile in lingua inglese all’indirizzo: www.amnesty.it/ucraina-aumentano-prove-rapimenti-torture