A una settimana dall’esplosione di Beirut, restano enormi i bisogni degli oltre 6.000 feriti, dei 300.000 sfollati e di un’intera popolazione duramente provata, mentre aumentano i casi di Covid-19 nella capitale e in tutto il paese. I team di Medici Senza Frontiere (MSF) sono al lavoro su tre principali aree di intervento: la cura dei feriti, la continuità di cura per i pazienti con malattie croniche e la salute mentale delle persone colpite.
Dopo le prime valutazioni e donazioni di forniture mediche, Medici Senza Frontiere (MSF) ha allestito due punti medici fissi nei quartieri di Mar Mikhael e Karantina, le aree più colpite dalla deflagrazione, installato serbatoi d’acqua e distribuito kit igienici ai pazienti, mentre un team mobile visita i quartieri porta a porta per rispondere nel miglior modo possibile ai bisogni delle persone nell’area.
“Prima dell’esplosione il sistema sanitario libanese stava gestendo con difficoltà un numero crescente di casi di Covid-19” dice Julien Raickman, capomissione di MSF in Libano. “Da allora, c’è stato un forte aumento dei contagi nel paese, dove in una settimana si sono registrati più di 1.500 nuovi casi, quasi il 25% di tutti i casi dall’inizio della pandemia, soprattutto a Beirut. La sera dell’esplosione c’è stato un enorme afflusso di pazienti nelle strutture sanitarie di tutta la città e non è stato possibile attuare correttamente le misure di prevenzione e controllo, così i casi si sono moltiplicati. Oltre 300.000 persone hanno perso la casa e hanno dovuto trovare altri posti dove stare, il che non semplifica le cose. Questo aumento di casi è una delle nostre principali preoccupazioni e stiamo valutando come adattare al meglio i nostri progetti alla situazione”.
Un altro aspetto che preoccupa MSF è la salute mentale. “Dopo la guerra civile, le crisi economiche e le recenti difficoltà finanziarie e sociali, questo incidente ha aggiunto un ulteriore livello di trauma al popolo libanese” aggiunge Raickman di MSF. “Per la nostra esperienza, sappiamo che quanto accaduto avrà un enorme impatto sulla salute psicologica delle persone e resterà vivo per gli anni a venire. Per questo deve essere avviata una strategia nazionale sulla salute mentale per gestire gli impatti psicologici a lungo termine di questa crisi sul popolo libanese”. Poiché la salute mentale è un pilastro fondamentale del lavoro di MSF nel paese, siamo stati in grado di mobilitare rapidamente un team di nove psicologi che ha fornito primo soccorso psicologico e ora sta lavorando per sviluppare una risposta a lungo termine.
La prima risposta all’emergenza è arrivata dalla stessa popolazione libanese, che ha cercato spontaneamente di fornire aiuto e sostegno alle persone colpite, con le poche risorse a disposizione. Prima di avviare le attività mediche, già dalla notte dell’esplosione MSF ha donato kit di primo soccorso e mascherine alla Protezione Civile locale e alla Croce Rossa libanese, anche al fine di prevenire la diffusione del Covid-19. Da allora, MSF ha consegnato ulteriori forniture mediche per supportare le diverse realtà impegnate nella cura dell’alto numero di feriti.
“Il ruolo di questi attori e delle organizzazioni locali è stato cruciale, soprattutto in questa prima settimana dopo l’esplosione. Stiamo cercando di adattare i nostri progetti sulla base delle attività esistenti che sono già state implementate dai gruppi della società civile, perché sono chiaramente la forza trainante in questa risposta collettiva agli eventi” conclude Raickman di MSF.
MSF in Libano
MSF ha iniziato a lavorare in Libano nel 1976 in risposta alla guerra civile, inviando equipe mediche nel sud del paese e a Beirut. Oggi MSF fornisce assistenza medica gratuita con oltre 600 membri del personale in 13 diverse aree del paese, dove gestisce programmi per malattie croniche, salute riproduttiva e mentale, servizi pediatrici e chirurgici, oltre a due centri per la salute materno infantile. MSF sta rispondendo anche all’emergenza Covid nel paese, attraverso attività di supporto agli ospedali e promozione della salute.