Sono oltre 200 gli attivisti per i diritti umani, i diritti alla terra e per la tutela dell’ambiente uccisi nel mondo nel 2019 per le loro iniziative di lotta: un tragico record negativo. È ciò che emerge dall’ultimo rapporto Global Witness.
Sono almeno 212 gli attivisti per i diritti umani, i diritti alla terra e per la tutela dell’ambiente uccisi nel mondo nel 2019 per le loro iniziative di lotta: un tragico record negativo. Emerge dall’ultimo rapporto Global Witness dove si precisa che due terzi degli omicidi sono avvenuti in America Latina. L’Ong segnala inoltre come il numero degli ambientalisti uccisi o scomparsi sia sicuramente più alto rispetto ai dati ufficiali.
La Colombia è il primo paese al mondo per numero di attivisti per la terra e l’ambiente uccisi nel 2019. Nel paese, si legge nel rapporto di GW, sono stati documentati 64 omicidi lo scorso anno, più che in qualsiasi altro paese. I gruppi indigeni, prosegue il rapporto, sono particolarmente a rischio e coprono la metà degli omicidi registrati, nonostante rappresentino solo il 4,4 per cento della popolazione. Un’alta percentuale degli omicidi documentati, denuncia l’Ong, è da attribuire a gruppi criminali organizzati o paramilitari, molti dei quali hanno preso il controllo di aree precedentemente controllate dalle Farc.
Uno dei punti chiave dell’accordo di pace tra governo e Farc, firmato nel 2016, prevede incentivi alle famiglie che sostituiscono le coltivazioni di coca con altri prodotti, come cacao e caffè, al fine di ridurre il traffico di droga che ha alimentato il conflitto. Ma il programma di sostituzione della coca, denuncia Global Witness, è stato male implementato: la sussistenza di circa 100 mila famiglie è a rischio in quanto molti contadini non hanno ricevuto i pagamenti promessi. Coloro che hanno sostenuto o partecipato al programma sono stati minacciati dalle organizzazioni criminali e paramilitari, denuncia l’Ong, secondo cui almeno 14 persone lo scorso anno sono state uccise in questo contesto.
Oltre due terzi degli omicidi si sono registrati in America Latina. La sola regione dell’Amazzonia ha visto 33 morti nel 2019. Quasi il 90 per cento degli omicidi in Brasile (24) è avvenuto in Amazzonia, mentre in Honduras gli omicidi sono saliti da quattro nel 2018 a 14 lo scorso anno, rendendo il paese il più pericoloso per numero di abitanti. Il settore minerario è quello in cui si è registrato il maggior numero di omicidi, con 50 attivisti uccisi nel 2019. Segue l’agrobusiness con 34 attivisti uccisi. Il disboscamento è stata l’attività che ha visto il maggiore incremento di omicidi a livello globale dal 2018, con un aumento dell’85 per cento degli attacchi contro gli attivisti che si oppongono all’attività e 24 di loro uccisi lo scorso anno. Il 40 per cento delle vittime appartiene a comunità indigene.