Per quattro giorni, dal 19 al 22 giugno, il Parco XXII Aprile di Modena è stato il punto di riferimento dei movimenti per la pace, il disarmo e la nonviolenza. La Festa per i 50 anni di Azione nonviolenta, la rivista fondata da Aldo Capitini, ha messo insieme il mondo del volontariato e della cooperazione sociale, dell’attivismo politico e dell’informazione, del servizio civile e dell’educazione, all’insegna dell’impegno nonviolento.
Quattro giorni di Festa, inaugurati alla presenza del Sindaco Gian Carlo Muzzarelli, densi di approfondimenti sui temi centrali per la costruzione di una proposta politica ed una prospettiva culturale alternative alla crisi in corso, di laboratori e le performance che hanno esplorato i diversi linguaggi dell’espressività nonviolenta, di proposte musicali di qualità e impegno che hanno animato le serate del quartiere interculturale, di convivialità emiliana che ha offerto una ristorazione tradizionale, biologica e vegetariana, accogliente le esigenze di tutti i partecipanti; di coinvolgimento volontario dell’infaticabile gruppo degli “Amici della nonviolenza” di Modena, degli scout, dei volontari civili.
Tra i focus, alcuni hanno avuto un caratterere storico culturale, come la rivisitazione delle tappe dell’esperienza capitiniana che ha condotto, nel 1964, alla nascita di Azione nonviolenta, sia dal punto di vista di chi le ha vissute in prima persona, come Daniele Lugli, tra i primi collaboratori di Aldo Capitini, sia dal punto di vista della polizia, attraverso la ricostruzione archivistica delle note informative delle questure, a cura di Andrea Maori che ha curato (insieme a Giuseppe Moscati) il volume “Dossier Aldo Capitini”. Ed anche come la ricostruzione storica di Ercole Ongaro, direttore dell’Istituto per la Resistenza di Lodi, della “Resistenza nonviolenta 1943-45” (titolo del suo libro), in quanto “memoria fertile” capace di ispirare ancora le lotte popolari; ma anche le proposte educative orientate al recupero della memoria per la trasformazione nonviolenta dei conflitti, come quelle delle Scuole di Pace di Monte Sole, di Reggio Emilia, di Rocca di Pace.
Altri focus hanno puntato sui piani della comunicazione e della informazione, nel primo caso con l’antropologa Pat Patfoort che ha messo a confronto il proprio modello d’intervento per la convivenza interculturale con quello dell’esperienza di chi lavora sul campo, come la cooperativa Mediando di Modena; nel secondo caso con il confronto tra i direttori delle riviste Nigrizia (Efrem Tresoldi), La nuova ecologia (Marco Fratoddi) e Azione nonviolenta (Mao Valpiana), moderato dalla giornalista modenese Mariapia Cavani.
Il focus più politico è stato quello sulla “Campagna per il disarmo e la difsa civile non armata e nonviolenta” che – con Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo, Licio Palazzini presidente della CNESC, Federico Del Giudice di Rete della pace e Pasquale Pugliese del Movimento Nonviolento – ha illustrato le motivazioni ed i punti salienti della Campagna per la legge di iniziativa popolare che vuole istituire nel nostro Paese il “Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta”, compredente il Servizio civile nazionale, i Corpi civili di pace, la Protezione civile, l’Istituto di ricerca per la pace. Si tratta di realizzare appieno gli articoli 11 e 52 della Costituzione italiana, affinché il “ripudio della guerra” si incarni nella preparazione effettiva della “difesa civile”, in quanto diritto dei cittadini alla difesa dei diritti costituzionali.
“La festa, in quanto è corroboratrice dell’apertura alla compresenza e all’omnicrazia,
è tenacemente rivoluzionaria” (Aldo Captini)