Oggi alle 18 in piazza Castello si è svolta la manifestazione “La normalità di oggi, la violenza di sempre”, organizzata da Non Una di Meno Torino
E’ stata un manifestazione per protestare contro la violenza nei confronti delle donne.
“La violenza domestica è aumentata moltissimo durante il lockdown, mentre i centri antiviolenza hanno cercato di continuare a garantire supporto alle donne che vi si rivolgono, nonostante le difficoltà imposte dal distanziamento sociale e dalla mancanza strutturale di finanziamenti.”
“Razzismo e sessismo istituzionali si rendono evidenti nell’ultimo provvedimento del governo: una sanatoria che esaspera le condizioni di ricattabilità in cui versano le donne e le soggettività migranti, la cui unica possibilità di regolarizzarsi è vincolata all’arbitrio di chi da anni le sfrutta nei campi o in casa con contratti precari o in nero.”
“Ora è tempo di riprenderci le strade, la visibilità, la parola che hanno provato a toglierci. È tempo di urlare tutta la nostra rabbia per annunciare che non accettiamo che la ricostruzione e la convivenza con il Covid-19 avvengano al prezzo del nostro sfruttamento, dell’intensificazione della divisione sessuale del lavoro e del razzismo.”
Nonostante la drammaticità dei temi trattati, la protesta si è svolta in modo gioioso, molte le performances tra cui Un Violador En Tu Camino.
E’ stata una manifestazione profondamente inclusiva e Trans-includente, era presente in piazza Sandeh Veet, la Presidentessa di Sunderam Identità Transgender Torino Onlus associazione per i diritti delle persone Trans.
Dopo gli speech in piazza e il Violador, si è formato un corteo che si è spostato vero il Comune, ormai meta fissa di tutte le manifestazioni per i diritti, dove la Sindaca Appendino è stata, ancora una volta, aspramente criticata.
Il corteo ha poi percorso via Verdi per dirigersi e terminare in piazza S. Giulia.
Diversi gli speech davanti alla RAI dove sono state mosse durissime critiche al linguaggio giornalistico usato nelle notizie di femminicidio e violenza di genere.
Critiche che mi trovano d’accordo: il linguaggio dell’informazione mainstream mi ricorda purtroppo molto spesso una cultura patriarcale tanto vecchia quanto violenta: quella che permetteva di riconoscere l’impunità per il delitto passionale.
E’ stata una bella manifestazione, che mi ha coinvolto come persona, come uomo e come operatore del mondo dell’informazione.