L’educazione sessuale come forma di trasformazione sociale

In questo momento, la maggior parte delle notizie si concentra sulla pandemia da coronavirus. Ed è giusto così. Ma come dimostrato dalle elezioni primaverili nel Wisconsin, altre cose importanti continuano ad accadere. Perciò, se siete in vena di una lettura che non riguardi il Covid-19, siete nel posto giusto. Se siete interessati alla politica del Wisconsin, troverete dei link in fondo all’articolo.

L’anno scorso ho trascorso 2 mesi a Buenos Aires perché il marito di quello che è stato il mio mentore stava morendo. Volevo essere presente per il periodo immediatamente seguente e ho prolungato la mia permanenza per fare un reportage sul movimento femminista argentino, in particolare sull’attivismo delle giovani femministe.

Quando le ho parlato l’anno scorso, Ana Belatti era la vicepresidente della Commissione sulle questioni di genere della Carlos Pellegrini High School. Il Carlos Pellegrini è uno dei migliori licei pubblici di Buenos Aires, come il Bronx Science o lo Stuyvesant di New York.

I partiti politici argentini sono spesso composti da sezioni di giovani attivi nei licei del paese. Belatti sostiene di non essere affiliata a un partito politico, né lo è la Commissione sulle questioni di genere del liceo Carlos Pellegrini. Una dottoranda in sociologia, Soledad Gallardo, mi ha detto, durante l’intervista, che la spinta per un’educazione sessuale completa potrebbe essere stata una mossa politica per coinvolgere i giovani, ma che questi hanno abbracciato la causa e l’hanno fatta loro, lasciando i partiti in disparte.

Durante l’intervista, Belatti ha raccontato qualcosa di sbalorditivo. Nel 2016, quando il movimento anti-femminicidio Ni Una Menos (Non una di meno) stava raccogliendo consensi, alcune ragazze iniziarono a sentire la necessità di andare oltre “l’andare a marciare cantando e mettendosi dei brillantini”. Si stavano rendendo conto che loro stesse e le loro compagne erano vittime di una violenza di genere, che sia stupro o fischi, palpeggiamenti o svilimenti.

Perciò, alcune studentesse del Colégio Nacional, il migliore liceo pubblico di Buenos Aires, hanno creato un gruppo di sole donne. La storia del Colégio Nacional si distingue per l’attivismo: durante la dittatura più recente, 14 studenti e insegnanti scomparvero quando la giunta militare uccise circa 30.000 persone.

“Il tempo delle donne emancipate è cominciato”, afferma Belatti, “perché durante la marcia dell’8 marzo non volevano manifestare con il centro studentesco, né con gli uomini che le hanno violentate e non volevano neanche essere rappresentate dalla stessa bandiera sbandierata dagli uomini violenti. Quindi hanno creato uno spazio separato per marciare insieme.”

Prima di arrivare a Buenos Aires avevo sentito dire che le giovani attiviste del movimento erano una forza della natura, che avevano organizzato dei workshop durante la riunione nazionale annuale delle donne e che erano il motore che portava avanti il movimento per la legalizzazione dell’aborto e l’equità di genere. Ma sono rimasta sorpresa nel sapere che questi gruppi decidessero anche se i ragazzi potevano marciare accanto a loro durante la giornata internazionale della donna.

Belatti e Eugenia Marino, la vicepresidente della Commissione sulle questioni di genere al Carlos Pellegrini, hanno raccontato che la scuola aveva due gruppi distinti: uno per le donne emancipate e un altro focalizzato sulla nuova mascolinità. Sia Belatti che Marino sostengono che all’inizio erano irritate dal gruppo sulla mascolinità perché “erano solo pochi ragazzi che parlavano per 15 minuti e poi se ne andavano perché non sapevano né di cosa discutere né di come discutere.”

Eppure, questo gruppo rappresenta un tentativo per iniziare a esaminare le norme e i costrutti sociali che portano alla violenza di genere.

La trasformazione delle radici alla base dell’oppressione di genere è chiaramente la missione delle giovani attiviste femministe. Hanno messo in cima alle loro priorità l’educazione sessuale completa perché la considerano uno strumento decisivo per la demolizione del sistema sociale in cui gli uomini eterosessuali e cis-gender sono liberi di opprimere e violentare una donna e persone con identità non binaria.

Sono diventate maggiorenni nel periodo in cui il movimento femminista del paese era diventano un punto di riferimento a livello internazionale. Nel 2015, le femministe lanciarono l’appello a dimostrare contro terribili femminicidi. Chiedevano “Ni una menos”, non una di più, ovvero non più omicidi.

All’inizio del maggio dell’anno scorso ho partecipato a un concerto di beneficenza organizzato dalla Commissione sulle questioni di genere del liceo Carlos Pellegrino. I rappresentanti di commissioni di altri istituti si sono riuniti nella palestra per discutere tematiche e strategie mentre le band suonavano e i ragazzi riempivano il giardino della scuola.

Nel 2006, l’Argentina approvò una legge che richiedeva alle scuole di insegnare l’educazione sessuale in modo olistico. Questo non significa soltanto affrontare la biologia della riproduzione e la prevenzione da infezioni, ma comprendere anche i concetti di consenso, piacere sessuale e identità non binarie.

“Non vogliamo soltanto parlare del corpo e della riproduzione”, afferma Gabriela Ramos, insegnate femminista specializzata in educazione sessuale olistica. “Vogliamo che l’educazione sessuale comprenda anche il punto di vista del genere e dei diritti.”

Ma le questioni di base, come il codice di abbigliamento scolastico, continuano a essere irritanti, dicono Belatti e Marino, dal momento che sembrano regolamentare principalmente come le ragazze devono vestirsi e presentare i loro corpi. Indicano anche i bagni scolastici come punto critico. “Ci sono persone che non sanno quale bagno utilizzare o chi invece non si sente a proprio agio a usarli”, sostiene Marino.

“È chiaro che un’educazione sessuale completa metta in collegamento tutte queste tematiche. Non si tratta soltanto di questioni isolate. Si tratta di cambiare la logica su cosa dovrebbero essere le scuole”, afferma Marino.

Soltanto 14 delle 23 provincie argentine hanno ratificato la legge del 2006 sull’educazione sessuale completa. Hugo Figueroa* è il segretario per il Diritti Umani nella provincia settentrionale di Santino Del Estero dove la legge non è stata ratificata.

“Abbiamo avuto alcune interferenze”, afferma. “Santiago è una società altamente sessista e religiosa. E nell’ambito religioso, la questione dell’educazione sessuale rimane un tabù per famiglie e preti.”

Figueroa sottolinea tre motivi per mettere in atto la legge: per prevenire gli abusi sessuali sui minori insegnando ai bambini che il loro corpo è sacro; per eliminare la violenza di genere insegnando ai bambini che i maschi e le femmine godono degli stessi diritti; per prevenire le gravidanze non desiderate.

Nel 2018, i senatori che votarono contro la depenalizzazione dell’aborto in Argentina sostenevano che prima di permettere un accesso più diffuso a questa procedura il paese deve accrescere i suoi sforzi per fornire un’educazione sessuale.

Ma Figueroa spiega il motivo per cui questa non è una soluzione semplice.

“[Il movimento di depenalizzazione dell’aborto] ha creato un grande dibattito e [ha] mobilitato le istituzioni di destra”, spiega Figueroa. “Parallelamente alla conferenza sull’educazione olistica, loro ne hanno organizzata una chiamata “conferenza dell’amore”. Il “loro” di Figueroa fa riferimento alla chiesa cattolica, alle sette evangeliche e alle scuole cattoliche. Ha spiegato che mentre gli attivisti progressisti organizzano eventi per promuovere l’educazione sessuale completa, i conservativi tengono conferenze in cui promuovo la castità e la verginità fino al matrimonio.

A un certo punto ero interessata a documentare maggiormente ciò che sta succedendo con l’aumento della popolarità dei gruppi fondamentalisti cristiani e come questo sia legato alla lotta femminista per la liberazione, ma questo articolo non basterebbe.

Un esempio di interferenza descritta da Figueroa può essere ricercato nello Stato di Tucumán, che confina con Santiago del Estero. L’anno scorso fece notizia il caso di “Lucia”, una bambina di 11 anni stuprata dal fidanzato di sua nonna. La madre di Lucia voleva che lei abortisse, ma i medici e la Corte hanno posticipato la decisione di settimane. Alla fine, Lucia è stata costretta ad avere un parto cesareo.

Siccome in Argentina l’aborto in caso di stupro o di rischio per la vita della madre è legale, Lucia non avrebbe dovuto avere problemi nel porre termine alla gravidanza. Ma come dimostra il suo caso, nella realtà riuscire a ottenere un aborto è una questione complicata.

Non stupisce quindi che lo slogan a favore della depenalizzazione sia “educazione sessuale per decidere; contraccettivi per non abortire; aborto legale per non morire.”

Attivisti esperti come Ramos riconoscono che “se c’è una cosa che l’educazione sessuale completa cercherà di fare è cambiare le pratiche scolastiche quotidiane”. Fa riferimento al modo in cui l’educazione sessuale completa comprenda discorsi sul piacere, sul consenso e sull’amore così come sulla prevenzione dalle infezioni e gravidanze indesiderate. Secondo lei, questo approccio all’educazione sessuale significa che tutti gli insegnanti sono coinvolti.

Ma l’insegnamento non è una strada a senso unico. “Ci sono coloro che insegnano a noi e insegnano ai loro compagni quali sono i bisogni”, sostiene Ramos.

Sasa Testa è d’accordo. “Nella realtà che vivo quotidianamente credo che l’educazione sessuale da un punto di vista del genere dovrebbe essere indirizzata più agli adulti e agli insegnati che agli studenti”, afferma Testa. “La più grande forma di discriminazione che ho subito e che continuo a subire è da parte dei miei colleghi”. Testa ha un’identità di genere non binaria e insegna letteratura in un liceo pubblico di Buenos Aires.

“Mi chiedo se le scuole siano davvero pronte ad accogliere questi nuovi e possibili modi di vivere”, continua Testa. “O se le scuole non siano ancora un apparato ideologico dello Stato…un apparato ideologico del paradigma dell’eterosessualità obbligatoria.” Questo paradigma, ha detto, è uno dei pilastri del capitalismo.

Consiglio fortemente la newsletter di Dan Shafer, Recombobulation Area, se siete interessati alla politica del Wisconsin. Questo articolo che analizza il risultato delle primarie del 7 aprile fornisce una grande quantità di informazioni.

Vorrei anche promuovere l’articolo della mia amica Eleni Schirmer sul ruolo che il lavoro organizzato gioca nella creazione di nuove norme.

Grazie per aver letto l’articolo, state al sicuro e mi auguro che si possa trovare lo spazio e l’energia per immaginare di nuovo la nostra società.

 

Di Zoe Sullivan

 

*Figueroa è mancato prima che questo articolo venisse pubblicato.

 

Traduzione dall’inglese di Veronica Simeone