L’esercito turco ha di nuovo attaccato obiettivi kurdi nel nord dell’Iraq per diversi giorni. I raid aerei hanno lo scopo di distrarre la popolazione turca dal fallimento del governo nella crisi del coronavirus e dalla desolata situazione economica del Paese. Per poter lasciare al potere Erdogan, la gente sta morendo nelle aree kurde di Sinjar, Makhmur e Kandil. Ci sono state notizie che le truppe di terra turche hanno passato il confine con il Kurdistan iracheno. Anche l’Iran sta attaccando obiettivi kurdi nella regione con artiglieria e missili. Non solo le posizioni del PKK kurdo sono state colpite, ma anche i campi profughi e altri obiettivi civili.
I monti del Sinjar sono l’area centrale della comunità religiosa Yezida nell’estremo nord-ovest dell’Iraq. Nell’agosto 2014 il cosiddetto “Stato islamico” (IS) ha attaccato la regione e ha messo in fuga quasi tutta la popolazione yezida. Migliaia di persone sono state uccise e le donne Yezide sono state violentate e schiavizzate in massa. Questa regione, dove la gente soffre da anni le conseguenze della violenza islamista, sembra essere uno dei principali bersagli dei nuovi attacchi turchi. Anche se il governo turco sostiene di combattere il PKK, alla fine rafforza lo Stato Islamico nella regione. Quasi tutti i gruppi kurdi avevano combattuto l’IS e altri gruppi islamisti radicali. La Turchia li aveva tollerati o sostenuti. Ora sta indebolendo gli stessi gruppi che proteggono le minoranze nel nord dell’Iraq dagli attacchi delle milizie islamiste radicali.
La NATO, come tutta l’Unione Europea, non devono accettare gli attacchi di un proprio Paese partner alla popolazione kurda. Un rinnovato inginocchiamento davanti al sempre più dispotico Erdogan farebbe solo il gioco degli islamisti radicali.