Uscire dall’emergenza, riaprire, tornare alla normalità: quante volte abbiamo sentito queste frasi, più auspici che realtà, in questi giorni, in cui tutti avremmo voglia di credere che è tutto finito, che ormai stiamo uscendo dalla pandemia.
Ma quale normalità? Quella di prima della pandemia? Non sarebbe auspicabile. Questa emergenza ci ha fatto dimenticare i problemi di una società, interna ed internazionale, piena di storture e problemi, a cominciare da quella terza guerra mondiale diffusa che sembra essere scomparsa dai nostri radar, ma non, ahimè, dalla realtà di molti popoli che continuano a soffrire per combattimenti, bombardamenti, attentati, ben più che per gli effetti del coronavirus; e l’industria delle armi non si è mai fermata, come i progetti di rinnovo degli arsenali atomici (è recente la notizia che al Pentagono si sta discutendo di una possibile ripresa degli esperimenti atomici); qui in Piemonte, mentre mancavano posti letto negli ospedali e si lesinavano i tamponi, a Cameri in provincia di Novara, si continuava a lavorare alla costruzione degli F35.
E come scordare il problema dei cambiamenti climatici; tra i mille dati che ogni sera tutte le tv hanno sciorinato sulla situazione sanitaria, non si è fatto caso a quello che dice che l’inverno appena trascorso è stato il più caldo da quando si prendono le temperature; i danni della modifica del clima saranno ben peggiori, e ben più difficilmente riparabili di quelli del Covid-19. Occorre un radicale cambiamento del modello di sviluppo, e occorre fare in fretta, prima che sia troppo tardi.
La pandemia, tuttora in corso, ha come conseguenza una grave crisi economica, che come tutte le crisi economiche, è molto più pesante per i ceti più deboli. Occorre correre ai ripari, e realizzare una maggior perequazione tra la popolazione e tra i popoli; questo si può realizzare solo con una maggior solidarietà, ossia i ricchi devono dare di più per una maggiore giustizia nei confronti di chi ha di meno.
I membri dell’IFOR-International Fellowship of Reconciliation, che raggruppa branche di circa 40 Paesi, tra cui l’Italia (MIR Italia), hanno meditato su queste problematiche, ed hanno elaborato una lettera aperta indirizzata al Segretario Generale dell’ONU.
Lo slogan che hanno coniato è: “facciamo che la pace sia la nuova normalità”.
Occorre rendersi conto che le risorse sperperate nell’industria delle armi, sono risorse tolte altrove, che portano morte e distruzione.
Il concetto stesso di sicurezza va mutato: la sicurezza che dobbiamo cercare è quella che garantisce a tutti di vivere in salute e dignitosamente, quella che permette ai nostri figli e nipoti di poter vivere in un pianeta abitabile dove i diritti di ciascuno siano condizione per i diritti di tutti,
Per far questo vengono suggerite alcune linee-guide, alcune realizzabili da ciascuno, altre dai governi e dalle istituzioni internazionali.
Una cosa che ci ha insegnato questa pandemia è che il destino di tutti i popoli è strettamente legato: contro il virus non ci sono italiani, americani, cinesi, ognuno per conto suo, il Covid-19 non conosce confini e le armi non difendono da una pandemia. Invece ci sono tutte le donne e gli uomini di questo pianeta, che solo insieme potranno uscirne.
Vediamo però che non sembra questa l’idea di molti governi e delle classi dirigenti.
Come indurre questo cambiamento? Come fare della pace la nuova normalità, uno stile di vita, come rendere l’attenzione all’ambiente una priorità, e realizzare la giustizia sociale senza di cui la parola pace risulterebbe una vuota chimera?
Attraverso un forte impegno di tutti, riprendendo l’attività politica e sociale forzatamente interrotta e con una forte e convinta azione nonviolenta.
Per questo sempre l’IFOR propone la giornata del 27 maggio come prima Giornata di Azione “FA’ CHE LA PACE SIA LA NUOVA NORMALITA”; un’iniziativa globale che si impernia sul concetto di compassione verso i più vulnerabili, responsabilità dinanzi alle possibili violazioni dei diritti umani e il cambiamento di tutte quelle storture che minacciano la vita e la pace di tutti gli esseri umani e del pianeta
Torino, 27 maggio 2020
Mir-Mn Piemonte e Valle D’Aosta
gruppo locale del MIR Movimento Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento