Sono passate poco più di due settimane dalla giornata mondiale della libertà di stampa, eppure le minacce, gli arresti ingiustificati e, in alcuni casi la morte, continuano a colpire ancora troppe giornaliste e giornalisti di tutto il mondo. Il bavaglio della stampa ha colpito anche Mariano Giustino, corrispondente italiano dalla Turchia per Radio Radicale che, dal 16 Aprile 2020, si è visto oscurare il proprio profilo Facebook per aver riportato questioni “scomode” a proposito della situazione delle carceri in Turchia.
A seguito dell’emergenza del Covid-19, il 14 Aprile – dopo una seduta fiume durata una settimana, con 279 voti favorevoli e 51 contrari – in Turchia sono stati approvati 70 emendamenti alla legge che riforma l’esecuzione penale. Una larga amnistia per i cosiddetti criminali reali, non estesa invece agli oppositori, agli intellettuali, ai giornalisti, agli scrittori e ai magistrati che non possono, dunque, beneficiare di questo sconto di pena.
Questi sono i fatti raccontati da Mariano Giustino sul proprio profilo Facebook per cui molto probabilmente è stato bloccato. Per ora si può parlare unicamente di ipotesi sibilline – per quanto dotate di ovvie conseguenze logiche – poiché il giornalista tuttora non ha ricevuto alcuna spiegazione a proposito dell’atto repressivo subìto. D’altronde, un corrispondente che, da dieci anni in prima linea, racconta giorno per giorno la degenerazione di un Paese che per mano di un’autarchia – nemmeno tanto più velata – sta calpestando i diritti umani di avvocati, di magistrati e adesso anche di giornalisti, rinchiudendoli dietro le sbarre, non poteva che essere un intralcio da imbavagliare!
Da tempo, infatti, la giustizia turca fa un uso smodato e strumentale della legge antiterrorismo per perseguitare gli oppositori e tutte le personalità influenti dell’informazione mainstream e non, continuando impunemente a ledere la libertà di espressione, oltraggiando dunque non solo l’art. 10 della Costituzione turca ma tutti i Trattati internazionali e tutte le Dichiarazioni dei diritti sulla libertà di informazione.
Il corrispondente colpito dalla censura, insieme a Radio Radicale e alle varie associazioni Articolo 21 e Ossigeno, si sta interrogando su quanto avvenuto: probabile che sia direttamente responsabile il governo turco che, però, ha recentemente informato sulla propria estraneità del fatto o la famosa piattaforma della Silicon Valley? Quest’ultima, infatti, potrebbe avvalersi del diritto di cancellare determinate parole, perché possessore di algoritmi legati a dei regimi. Una considerazione che non sembrerebbe essere una violazione circoscritta unicamente al territorio turco, ma che si estenderebbe anche in paesi come ad esempio l’ Iran o l’Egitto, i quali a suo tempo, pare abbiano stabilito un tacito accordo sul controllo di questi algoritmi.
Tuttora non è dato a sapere né al corrispondente in questione né a nessun altro come sono andate veramente le cose, ma Giustino non si arrende: esige una chiara spiegazione e una valida risposta a proposito dell’oscuramento della propria pagina social. Della stessa opinione è anche Giuseppe Giulietti, Presidente della FNSI, che sta sollecitando il governo italiano, puntando dunque al coinvolgimento del ministero degli esteri, affinché si riesca a far luce su un comportamento definito da lui stesso criminale. Richiede, inoltre, di ottenere informazioni relative al funzionamento dell’algoritmo di Facebook. Anche Antonio Nicita della AGCOM, sull’esposto della FNSI, ha preso in carico questa traversia.
«Il caso di Mariano Giustino non è una vicenda privata – ha rilasciato Giulietti in un’intervista per Radio Radicale – ma riguarda la nostra libertà collettiva […] quando apro Facebook e Twitter trovo serenamente non rimossi messaggi sessisti, antisemiti, messaggi di dichiarato squadrismo; messaggi di minacce di stupro e aggressioni nei confronti delle donne, in tutte le lingue del mondo e viene oscurato che cosa? Un giornalista […] che si espone personalmente per raccontare le privazioni delle libertà? ».
Non è la prima volta che Giustino subisce attacchi alla sua professione: nel mese di febbraio di quest’anno, infatti, è stato oggetto di pesanti minacce di violenza fisica da parte dei sostenitori di Putin e di Bashar al-Assad. Questo per aver raccontato quotidianamente la tragedia umanitaria che ha colpito la provincia di Idlib, nel nordovest della Siria, denunciando indiscriminati bombardamenti sugli ospedali che hanno causato stragi di vittime innocenti – in particolare donne e bambini – nonché la fuga verso il confine di oltre 800.000 civili. Tali minacce, come ha raccontato il corrispondente sui propri profili social, sono avvenute tramite altrettanti profili falsi da parte di sostenitori e fanatici di ideologia ultranazionalista e neofascista. Sono, infatti, ancora troppe le voci imbavagliate, soprattutto di minoranze. Sono ancora troppi in Messico i blogger che vengono brutalmente ammutoliti. E che dire degli artisti, dei satìrici e degli attivisti che vengono accusati di terrorismo senza legittimo diritto di un processo? O di casi eclatanti come lo spegnimento dei ripetitori radio della capitale bulgara, che hanno colpito lo scorso settembre il programma di informazione su temi di inchiesta giudiziaria della giornalista Silvia Velikova? A seguito della futura fase 3 di questa pandemia, siamo veramente sicuri di voler tornare a quella normalità che tanto ci è mancata? Una questione questa, che se sottovalutata, potrebbe portare al moltiplicarsi di un numero esponenziale di casi come questi e minare il diritto di informazione di ognuno di noi.
Mariano Giustino ha mandato diversi messaggi all’amministratore delegato Mark Zuckerberg, che sembra però snobbare le richieste di giustizia del giornalista. In attesa di ricevere un sostegno da parte del governo italiano, ha deciso di affidare la parola alla magistratura.
«Perché è stato oscurato il mio profilo Facebook? – queste le ultime parole rilasciate dal giornalista sul proprio profilo Twitter una settimana fa, a proposito della vicenda – perché mi avete tappato la bocca senza alcun preavviso e nessuna motivazione? ».