La vignetta che Vauro ha donato all’OltrEconomia Festival

Se stiamo dove stiamo (economicamente e socialmente) un motivo, forse ci sarà. E Tito Boeri responsabile scientifico del Festival dell’Economia trentino lo ha individuato anche nelle classi dirigenti, uno dei temi centrali dell’edizione 2014 inaugurata oggi. “Raramente chi fa parte della classe dirigente risponde del proprio operato – ha spiegato Boeri presentando questa IX edizione –  In Italia, ad esempio, c’è una specie di governo ombra che non è mai all’opposizione, anzi che rimane perennemente nella stanza dei bottoni senza rispondere a nessuno del proprio operato. I volti dei capi di gabinetto, dei capi degli uffici legislativi e degli alti burocrati rimangono sempre gli stessi, sembrano sopravvivere anche nell’epoca della rottamazione. Magari si cambiano le poltrone. Mentre le loro retribuzioni sono cresciute enormemente rispetto a quelle del personale non dirigente (in alcuni ministeri il rapporto è quasi di 10 a 1)”. È lecito, quindi, chiedersi come farà questa edizione: “Quali sono i perimetri delle classi dirigenti? Dove si annidano le posizioni di potere? Come sono evolute nel corso del tempo? Come avviene l’ingresso, quanto conta il merito e quanto la cooptazione? Che spinta sono in grado di fornire alla crescita economica le classi dirigenti? E al perseguimento di interessi generali? Quali incentivi possono rendere la ricerca di un buon affare da parte di un manager che gestisce ingenti risorse un bene per la società nel suo complesso? E qual è il rapporto fra oligarchie economiche e regime politico semi-dittatoriale in paesi come la Russia?”.

Ma basterà? Siamo sicuri che tra gli illustri ospiti del Festival trentino (che include chi spesso se non ha contribuito, almeno ha partecipato moralmente in quanto classe dirigente a produrre questa crisi economica e sociale) si possano trovare le risposte che cerchiamo per uscire dalla crisi? Per avere “un’altra visione possibile”, quest’anno al tradizionale Festival dell’Economia di fine maggio, si aggiunge, da domani l’OltrEconomia Festival (OEF) una tre giorni presso il centrale parco S. Chiara di Trento costruita da reti, organizzazioni e movimenti trentini, nazionali ed internazionali, che cercherà di dare una lettura alternativa (non per forza opposta a quella del festival “istituzionale”), di quel che sta succedendo nel mondo, raccontando con il contributo di molti ospiti, quelle elaborazioni e quelle soluzioni che da oltre un decennio attraversano il mondo e si contrappongono alla visione neoliberista dell’economia. “Acqua, terra, energia, giustizia sociale, beni comuni e pratiche collettive saranno letti attraverso le lenti della democrazia e della finanza, – hanno spiegato gli organizzatori sul sito Oltreconomiafestival.wordpress.com – ed elaborati da rappresentanti di reti, organizzazioni e comitati, protagonisti della resistenza alla crisi e della costruzione di una alternativa possibile”. “Con il Festival dell’Economia come dice Tito Boeri si vuole dare il contributo ad un Paese che intende ripartire, ragionando sul rinnovo della classe dirigente. Ecco: per noi il punto di partenza è un altro, quello della gente che si organizza e mette in comune la costruzione di relazioni sociali, saperi, il superamento delle divisioni che le politiche istituzionali, il lavoro e la cultura patriarcale continuamente creano” ha spiegato Francesca Caprini dell’associazione Yaku tra i promotori dell’evento.

Si tratterà quindi di una chiave di lettura che manca al Festival dell’Economia 2014, quest’anno dedicato oltre che alle classi dirigenti anche ad un’idea di “crescita e bene comune” che per le organizzazioni che hanno preparato questa tre giorni si è rivelata autodistruttiva. “Da quasi un decennio il Festival dell’economia continua sostanzialmente a promuovere le dinamiche economiche e sociali che la crisi l’hanno provocata, in una proposizione che avvalla i paradigmi di una crescita economica connessa ai meccanismi di finanziarizzazione della natura e allo sfruttamento di interi segmenti della società civile”. Come ha detto padre Alex Zanotelli presentando e in qualche modo “battezzando” questo Festival la scorsa settimana siamo davanti ad un economia dalla quale addirittura il Financial Times, vera bibbia per gli esperti di tutto il mondo, si è in parte discostato. Per padre Alex “Se anche il Financial Times ha qualcosa da ridire sul sistema di dominio delle banche, al quale gli stati devono sempre stare dietro, dovrà pure significare qualcosa”. Sono argomenti dai quali, purtroppo, la popolazione è tenuta distante, vuoi perché vengono toccati relativamente poco dai mezzi di informazione, vuoi perché, ha detto Zanotelli, “siamo di fronte a quello che a Napoli chiamano o’sistema, parlando della camorra. Una cosa più grande, molto più grande dell’Italia e dell’Europa, una cosa che ci è attorno come modo di vivere e di concepire il mondo, e dalla quale sarà difficile liberarsi”.

L’OEF vuole provare così a dare a chi passerà per Trento una sua lettura, diversa di “economia/democrazia e beni comuni”, contrapponendo alle dimensioni di delega alle classi dirigenti, la partecipazione, l’orizzontalità e la responsabilità individuale e collettiva della gestione dei beni comuni, sottolineando la maturità di elaborazione generata e supportata da movimenti e dalle pratiche sociali diffuse, come quella che racconterà per esempio Georgios Melissourgos, uno dei rappresentanti di Water Warriors, fra i movimenti greci che hanno promosso ed attuato il referendum per l’acqua pubblica a Salonicco, che spiegherà l’esperienza di democrazia diretta che ha visto la stragrande maggioranza dei cittadini greci pretendere la gestione pubblica dell’acqua. Oppure quella del colombiano José Antonio Gutiérrez dell’associazione irlandese LASC, che dal 2005 accompagna le comunità contadine in Colombia e presenterà la campagna contro il Trattato di Libero Commercio EU-USA che l’Italia si appresta a sottoscrivere.

Rivoluzionaria, rispetto al Festival dell’Economia, sarà anche l’organizzazione delle giornate. Il 31 maggio si parlerà di “Europa, democrazia e finanza”, e si approfondiranno i processi che hanno investito l’Europa, considerata anello debole dell’economia mondiale. Il primo giugno invece, sempre in mattinata, il dibattito interesserà i “Beni comuni”, naturali e digitali, e la necessità di riappropriarsene. Ma è la partecipazione la parola chiave di tutti gli incontri in programma perché se “Le mattinate – hanno spiegato gli organizzatori – insieme a docenti, scrittori, economisti e militanti svilupperanno le analisi storiche e politiche degli argomenti, anche attraverso interazioni con alcuni dei partecipanti al festival dell’Economia di Trento, nei pomeriggi attraverso i workshop condivisi, saranno le soluzioni che già numerose esperienze di pratiche collettive stanno portando avanti, ad essere protagoniste di un confronto e di una spiegazione di dinamiche sociali che già rappresentano una alternativa”. L’auspicio è che da questo Festival possano scaturire alleanze e proposte concrete, che potranno nascere il 2 di giugno, durante la giornata conclusiva, quando si tireranno le somme, rivedendo ciò che sarà stato prodotto nei workshop durante una assemblea nella quale saranno riportati i lavori degli workshop delle giornate precedenti come snodo fondamentale di un’elaborazione collettiva”. Intanto in contemporanea ai lavori saranno offerti laboratori per bambini, mentre una esposizione di produttori locali e bancarelle espositive delle associazioni saranno il contorno ludico di questo momento di OltrEconomia che proseguirà la sera tra teatro e presentazione di libri, mentre la Biosteria “Alla cuoca rossa, da Clara” del Centro Sociale Bruno, tra i promotori della tre giorni, servirà piatti e stuzzicherie con i prodotti biologici.

Un evento, quindi, che ci racconterà quanto sia importante stare dentro, ma anche fuori da certi spazi culturali, per poter diffondere, contaminare e capovolgere le visioni del mondo diventando magari “un punto di partenza per dire che insieme siamo già andati Oltre, e dobbiamo continuare immaginando, costruendo, lottando per l’economia solidale e la giustizia sociale ed ambientale che vogliamo”. Anche noi di Unimondo non possiamo che salutare con entusiasmo questa iniziativa, perché come ha concluso Zanotelli “Bisogna partire dal basso e non dall’alto, se si vuole veramente cambiare” ed “Era ora che si parlasse  a Trento di un altro tipo di economia, oltre a quella dominante e poco funzionante”.

Alessandro Graziadei