Il numero di casi confermati di COVID-19 in tutto il mondo si avvicina ai 4 milioni e la pandemia potrebbe minacciare le nostre comunità ancora per mesi o addirittura anni. Chi può accedere ai farmaci come il Remdesivir, sviluppato e brevettato dalla Gilead (azienda statunitense di biofarmaceutica) pronta a trarne profitti da record? Parliamo di quanto costeranno i farmaci come il Remdesivir e di chi potrà accedervi con lo scrittore Achal Prabhala, coordinatore del progetto AccessIBSA, che si occupa anche della campagna per l’accesso ai farmaci anti-Covid in India, Brasile e Sud Africa.
Dato che il bilancio globale dei morti di COVID-19 supera i 265.000 e i casi confermati in tutto il mondo si avvicinano ai 4 milioni – anche se è chiaro che sono molti di più – il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha esortato i leader mondiali a unirsi per sconfiggere la piaga che ci sta affliggendo.
TEDROS ADHANOM GHEBREYESUS: Il numero di nuovi casi e di decessi sta diminuendo in alcuni paesi, ma sta aumentando in altri…. Questo virus rimarrà con noi per molto tempo e dobbiamo unirci per sviluppare e mettere a disposizione di tutti le armi per sconfiggerlo.
AMY GOODMAN: Questo nasce come una sperimentazione clinica da parte degli Istituti Nazionali di Sanità del farmaco antivirale sperimentale “Remdesivir”, che dimostra di aver ridotto i ricoveri ospedalieri per le persone affette da CODIV da 15 a 11 giorni, rispetto a un trattamento placebo, ma non ha migliorato in modo significativo la sopravvivenza. Nel frattempo, la “Food and Drug Administration” (ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, N.d.T.) ha concesso l’autorizzazione al gigante farmaceutico Gilead Sciences per l’uso d’emergenza del Remdesivir per il trattamento dei pazienti con COVID-19, aprendo la strada a un uso più ampio. Il presidente Trump ha dato la notizia dall’Ufficio Ovale, accompagnato dall’amministratore delegato di Gilead, Daniel O’Day.
DANIEL O’DAY: Vogliamo eliminare ogni ostacolo alla somministrazione dei farmaci a questi pazienti, così abbiamo deciso di donare circa 1,5 milioni e mezzo di fiale di Remdesivir.
AMY GOODMAN: La donazione della Gilead dovrebbe essere sufficiente per curare almeno 140.000 pazienti, secondo il numero di giorni di trattamento necessario. Una bozza di rapporto governativo prevede che i casi COVID-19 aumenteranno a circa 200.000 al giorno entro il 1° giugno. La Gilead ha iniziato a sviluppare il Remdesivir nel 2010 come potenziale trattamento per Ebola e ha l’esclusiva del brevetto per i prossimi 15 anni. Secondo gli analisti le entrate totali dell’azienda derivanti dal farmaco potrebbero superare gli 11 miliardi di dollari se il trattamento COVID-19 avrà successo. A marzo, la Gilead ha chiesto alla FDA la designazione di farmaco orfano per il Remdesivir, una classe di trattamento per le malattie rare, ma ha ritirato la sua richiesta dopo le proteste pubbliche. Recentemente ha speso la cifra record di 2,45 milioni di dollari nel primo trimestre per fare pressione sul Congresso e sulla Casa Bianca. Alcuni membri del Congresso chiedono ora quanto pagheranno i consumatori per il farmaco.
Per saperne di più su quanto costerà un farmaco come il Remdesivir e su chi potrà usarlo, parliamo con Achal Prabhala, coordinatore del progetto AccessIBSA, con campagne per l’accesso ai farmaci in India, Brasile e Sud Africa, che ha scritto un pezzo con l’economista Premio Nobel Joseph Stiglitz su “Brevetti contro la pandemia”. Il suo recente articolo per il Guardian è intitolato “Troveremo una cura per il coronavirus – ma saranno le aziende farmaceutiche a decidere chi la riceverà”. Prabhala si trova a Bangalore, in India.
Benvenuto a Democracy Now! Può spiegarci, usando il caso studio del Remdesivir, chi ci guadagna, chi potrà usarlo e quanto è importante questo farmaco?
ACHAL PRABHALA: Grazie mille, Amy. La situazione riguardo al Remdesivir è molto, molto interessante, perché è il primo trattamento contro il COVID-19che è stato approvato dalla FDA. Credo che tutti siano d’accordo sul fatto che non è un trattamento miracoloso. C’è consenso medico nel dire che è un ottimo primo trattamento. Non è affatto l’ultimo. E ne vedremo altri quando i test clinici si concluderanno.
Il Remdesivir è di proprietà della società Gilead. Sono rimasto sbalordito nel sentire Daniel O’Day, l’amministratore delegato, ripetere nel vostro programma che farà del suo meglio per renderlo disponibile a tutti in tutto il mondo e che ha donato un gran numero di trattamenti negli Stati Uniti, perché i precedenti della Gilead nel fornire l’accesso ai farmaci, non solo negli Stati Uniti, ma anche altrove, sono orribili.
Coincidenza? L’amministrazione Trump sta facendo causa alla Gilead per l’uso non autorizzato dei brevetti del governo americano del CDC (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie), che vengono utilizzati nel farmaco chiamato Truvada, che molti omosessuali sessualmente attivi possono prendere come misura preventiva contro l’HIV e l’AIDS. Il farmaco costa 25 dollari al mese in India e 1.800 dollari negli Stati Uniti. Questa differenza è un chiaro deterrente al suo acquisto e costituisce quindi un pericolo per la salute pubblica.
In Brasile nel 2013 hanno introdotto sul mercato un farmaco chiamato Sofosbuvir, che è il primo trattamento in assoluto concepito contro l’epatite C, una malattia debilitante e fatale che colpisce molte persone nei paesi a medio reddito, come il Brasile e l’ex Unione Sovietica. Ma nel 2019, sei anni dopo la sua introduzione, il costo del farmaco è arrivato a 84.000 dollari all’anno, il che significa che il governo brasiliano non poteva permetterselo. Significava che solo il 14% di tutti i brasiliani che avevano bisogno di quel farmaco, in quello che era un sistema sanitario pubblico ben finanziato, poteva procurarselo, mentre il resto no. Molti morivano, mentre il governo brasiliano lottava contro la Gilead per avere accesso a questa cura per l’epatite C.
Quindi i precedenti di Gilead sono altamente sospetti. I brevetti e i monopoli di cui sono titolari le aziende farmaceutiche hanno ostacolato la vita delle persone nei paesi in via di sviluppo e nei paesi poveri per almeno tre decenni. È solo negli ultimi quattro o cinque anni che questi monopoli farmaceutici hanno avuto un impatto visibile nei paesi più ricchi, specialmente in quelli senza un sistema sanitario universale, come gli Stati Uniti. E sono contento che ora ci si muova sempre di più su questo tema nei paesi dove hanno sede gran parte del lobbying, del marketing e del valore di borsa di queste aziende, perché forse così ci sarà finalmente qualche azione per controllare questi monopoli farmaceutici, sia da parte delle società che degli Stati che ne permettono l’esistenza.
NERMEEN SHAIKH: Achal, lei ha parlato dei precedenti della Gilead sia con la medicina per l’epatite C, sia per quelli per l’HIV/AIDS. Naturalmente, a detenere questi brevetti e a chiedere prezzi eccessivi per i farmaci salvavita non è solo la Gilead. Uno degli esempi più sbalorditivi riguarda la polmonite, per la quale esiste da tempo un vaccino, di cui la Pfizer Pharmaceuticals detiene il brevetto. Eppure ancora oggi 100.000 bambini al di sotto dei 5 anni di età muoiono ogni anno in India di polmonite. Potrebbe parlarci dei passi che la comunità internazionale e le organizzazioni multilaterali come l’OMS hanno fatto per limitare il possesso di quei brevetti da parte delle aziende farmaceutiche e il loro potere nel fissare prezzi esorbitanti per i farmaci, con conseguenze così letali in tutto il mondo, ma soprattutto nei paesi in via di sviluppo?
ACHAL PRABHALA: Comincerò con l’ultima parte della sua domanda, ovvero quali passi sono stati fatti, storicamente, dagli Stati per contenere i prezzi dei farmaci. La risposta è: molto poco. Cos’hanno fatto le organizzazioni delle Nazioni Unite, come l’OMS? Un po’ di più, ma potrebbero fare molto di più.
La verità è che molti di noi sperano che questa pandemia finisca quando si scoprirà il vaccino, quando si scoprirà una cura. Ma in base alla mia amara esperienza e alla nostra esperienza nelle parti più povere del mondo, in realtà la lotta inizia quando si trova un vaccino.
La distanza tra Washington D.C. e Johannesburg è di circa 8.000 miglia, circa 16 ore di volo, ma sono stati necessari otto anni, tra il 1996 e il 2004, perché i farmaci per l’AIDS, che hanno trasformato una condanna a morte in una condizione cronica, percorressero quella distanza. E intanto milioni di persone sono morte semplicemente a causa dei prezzi di monopolio che hanno dovuto essere smantellati e controllati.
Il vaccino PCV di cui parlate è un esempio molto – e sottolineo molto – interessante e allo stesso tempo tragico dei modi in cui i vaccini falliscono. È di proprietà esclusiva della Pfizer. La versione più recente del vaccino è il PCV13. La Pfizer lo chiama Prevnar® negli USA. Curiosamente, è il suo prodotto più redditizio. Negli ultimi cinque anni, ha le ha fruttato 5 miliardi di dollari di entrate all’anno. E’ divertente, perché la Pfizer è una società che associamo a farmaci come Lipitor e Viagra, ma in realtà questo è un vaccino. Un vaccino contro la polmonite è il prodotto più redditizio per questa gigantesca azienda farmaceutica.
La Pfizer vende il vaccino a circa 850 dollari negli Stati Uniti. Lo offrono attraverso GAVI (una partnership di soggetti pubblici e privati con lo scopo di migliorare l’accesso all’immunizzazione per la popolazione umana nei paesi poveri N.d.T), al prezzo sovvenzionato per il governo indiano di 10 dollari. Il problema è che 10 dollari rappresentano il prezzo più alto che il governo indiano paga per qualsiasi vaccino. È da 20 a 30 volte più costoso di qualsiasi altro vaccino. Di conseguenza, il governo può permettersi di comprarne solo una quantità sufficiente a curare una minima parte dei bambini che ne hanno bisogno. E così si registrano oltre 100.000 decessi infantili per polmonite, una malattia prevenibile fin dagli anni Ottanta, ma che continua ancora. Il viaggio da New York a Delhi, anch’esso di 8.000 miglia, dovrebbe durare 16 ore, ma in realtà è infinito. In pratica non lo abbiamo ancora fatto.
Che ci serva da lezione per il COVD 19: il 75% dei finanziamenti promessi dai governi dei paesi avanzati, dall’UE e dagli Stati Uniti sono andati alle società private e, inoltre, non un solo dollaro o euro di quel denaro viene fornito con una clausola di accesso. (Ovvero “Access to Covid19 Tools accelerator” per assicurare la condivisione delle scoperte scientifiche per combattere il virus, anche se non viene ancora specificato nulla in merito alle proprietà intellettuali delle case farmaceutiche, come detto prima. N.d.T)
Quindi c’è gente come l’amministratore delegato della Gilead che assicura l’accesso ai farmaci e invita a fidarsi, una cosa difficile da fare, dati i suoi precedenti e quelli della sua società. E ci sono leader europei che dicono ancora una volta banalità senza senso sull’argomento e ci assicurano che i poveri dei paesi in via di sviluppo potranno accedere ai farmaci e ai vaccini. Ma la storia insegna – e noi lo sappiamo – che le cose non stanno così.
Purtroppo, c’è un modo molto semplice per garantire l’accesso, che è quello di eliminare tutti i monopoli di qualsiasi prodotto creato per l’individuazione o il trattamento di COVID-19, ma nessuno degli accordi che i governi hanno firmato con le aziende farmaceutiche – e stiamo parlando di miliardi di dollari – parla di brevetti, di monopoli o di accesso. E questo dovrebbe essere molto preoccupante per noi.
AMY GOODMAN: Achal, c’è stato un precedente: Jonas Salk e il vaccino antipolio, giusto? Voglio dire, come è noto, quando Edward Murrow gli chiese: “Chi è il proprietario dei brevetti?” lui rispose: “Il popolo, direi. Non c’è nessun brevetto. Si può brevettare il sole?” E che differenza ha significato il vaccino antipolio per tante persone! Potrebbe concludere parlandoci di AccessIBSA, il suo gruppo in India, Brasile e Sudafrica. Cosa significa? Per cosa state combattendo? Pensa di poter vincere?
ACHAL PRABHALA: Sono molto contento che abbia tirato fuori Jonas Salk, perché Jonas Salk non ha solo creato il vaccino antipolio, cambiando la storia dell’umanità, ma anche il primo vaccino antinfluenzale, nato da sforzi simili della metà del XX secolo negli Stati Uniti, allora molto orientati alla gestione pubblica. Furono finanziati pubblicamente, a volte da singoli cittadini che spedivano gli assegni per posta, e sicuramente dai governi, che a quel tempo, durante la Seconda Guerra Mondiale, erano ansiosi di proteggere i loro soldati che si trovavano al fronte.
Il vaccino antinfluenzale originale, che miliardi di noi hanno preso nel corso di molti decenni, ha avuto un finanziamento pubblico senza alcuna protezione della proprietà intellettuale ed è stato gestito a partire dagli anni Settanta da una meravigliosa rete dell’OMS di Ginevra. Ogni anno questa rete diffonde due raccomandazioni che stabiliscono quali ceppi del virus dell’influenza dovrebbero entrare in circolazione. È uno sforzo collaborativo. Sono coinvolti centodieci paesi e i governi collaborano. E chiunque può produrre il vaccino in base alla sua formula.
L’ONU ha appena stabilito, in una delle sue numerose e complicate risoluzioni, che ogni trattamento – compreso il vaccino per il COVID-19 – arrivi a tutti, ovunque. Questo può accadere solo se i vaccini e i trattamenti possono essere prodotti da tutti, ovunque.
Traduzione dall’inglese di Michele Giammarini