Il 13 febbraio scorso il nostro comitato presentò un esposto alla Procura per la conservazione dei due cedri, rimasti ultimi custodi del parco dopo l’abbattimento o il trasferimento degli altri cinquanta alberi. In vista del trapianto che il Politecnico si era impegnato a fare, i due cedri avevano subito una potatura particolarmente aggressiva, con tagli brutali di rami e branche e lesioni alle radici. Perciò nell’esposto il comitato chiese tra l’altro che per almeno due anni i cedri non venissero spostati, per favorirne la ripresa vegetativa.
Il 14 aprile il Pubblico Ministero, pur riconoscendo che i due cedri erano stati potati in modo scorretto, ne ha disposto il dissequestro, accogliendo la proposta del Politecnico di piantare altri due esemplari in luogo da definirsi. Nel frattempo, nei due mesi intercorsi, è entrata prepotentemente nelle nostre vite una pandemia: il Covid-19, con la sua scia di morti e disagi, che si dice cambierà per sempre le nostre abitudini.
Alcuni studi hanno messo in luce la correlazione tra inquinamento e diffusione del virus. Il 5 aprile l’Università di Harvard ha pubblicato “Exposure to air pollution and COVID-19 mortality in the United States”, evidenziando come «l’aumento di solo 1 μg/m3 di PM2,5 è associato a un aumento in media dell’8% del tasso di mortalità da Covid-19». L’inquinamento atmosferico da PM2.5 resta in ogni caso uno dei principali fattori di rischio per la salute e l’esposizione ad elevate concentrazioni di particolato atmosferico aumenta il rischio di patologie respiratorie e infezioni acute delle basse vie respiratorie, particolarmente in soggetti vulnerabili, quali anziani e bambini.
In Italia nel 2019 tra particolato atmosferico, biossido di azoto e ozono, l’inquinamento ha provocato più di 70.000 morti (dati dell’European Environment Agency). Dal 4 maggio, contestualmente all’inizio della Fase 2, ripartiranno anche i cantieri. La ripresa dei lavori sul Parco Bassini sarebbe la tremenda dimostrazione di come sia possibile sprecare una crisi. Noi crediamo che, in un momento storico così delicato, le città non possano rinunciare ai parchi e al verde urbano, primi alleati nella lotta all’inquinamento atmosferico: un albero ad alto fusto accumula grosso modo 1 kg di anidride carbonica al giorno, immagazzinando 250 grammi di polveri sottili.
Il 24 aprile, in un intervento pubblicato anche sul Corriere, il rettore del Politecnico Ferruccio Resta ha individuato i sottosistemi da cui ripartire dopo la crisi: Lavoro, Sanità, Impresa, Trasporti, Scuola, Assistenza, Finanza, Persona. Noi gli chiediamo di aggiungere un altro sottosistema, che – incredibilmente- ha dimenticato: l’Ambiente. Cominciando proprio dalla tutela di una delle poche aree verdi presenti in Città studi, il Parco Bassini. Ci rivolgiamo al rettore Resta e anche al Comune di Milano (che in questi giorni sta invitando la cittadinanza a proporre i propri suggerimenti per la ripartenza) affinché salvino il Parco Bassini.
A tal fine chiediamo:
-che il Comune accolga la domanda di monumentalità per i due cedri superstiti, presentata in aprile da un rappresentante del nostro comitato
-che il Politecnico individui un’area diversa per la realizzazione del nuovo edificio per il Dipartimento di Ingegneria Chimica e dei Materiali
– che il Parco Bassini sia riforestato. Non si tratta di fare del sentimentalismo su due cedri di cinquant’anni, né di nostalgico attaccamento a uno storico spazio verde di 6.000 mq. Si tratta piuttosto di dimostrare l’effettiva volontà di un cambio di passo da parte del Comune e del Politecnico di fronte alle tragiche evidenze della crisi Covid.
Salvare il Parco Bassini darebbe un segnale fortissimo in favore della tutela del verde e della salute dei cittadini. Distruggerlo significherebbe perseverare in un modello malsano e obsoleto. Ripartiamo dall’ambiente. Ripartiamo dal Parco Bassini.
Comitato “Salviamo il Parco Bassini”