Dopo circa due anni nelle prigioni del Bahrain, il 24 maggio è stato rilasciato Nabeel Rajab, un difensore dei diritti umani, vittima come molti altri della persecuzione del governo locale. Il Centro del Bahrain per i diritti umani (BCHR) e il Centro del Golfo per i diritti umani (GCHR) ne hanno accolto il ritorno all’interno della società civile. Ma mentre Nabeel ha riconquistato la sua libertà migliaia di altri cittadini del Bahrain continuano ad essere arrestati sulla base di accuse pretestuose, al solo scopo di scoraggiare i dissidenti politici interni. Lo stesso fondatore del BCHR e del GCHR Abdulhadi Al-Khawaja, nonché altri attivisti locali nell’ambito dei diritti umani sono ora imprigionati nelle carceri del regime.
Il rilascio di Nabeel non è una concessione del governo e avviene solo perché l’attivista ha finalmente finito di scontare la sua pena. Nabeel è stato arrestato il 16 agosto 2012 per la sua partecipazione a manifestazioni di protesta pacifiche a difesa dei diritti umani. L’arresto è avvenuto al suo rientro da un viaggio in Libano nel maggio 2012, dove aveva partecipato ad un seminario sui diritti umani. L’accusa è stata quella di “oltraggio ad una istituzione nazionale”, il Ministero degli Interni, attraverso l’uso di twitter.
Gli anni previsti dalla condanna erano inizialmente 3, poi l’11 dicembre la Corte d’Appello gli ha accordato una riduzione di pena a due anni. Ma dai suoi racconti sembrano essere stati due anni di inferno, durante i quali è stato vittima di maltrattamenti e torture. Subito dopo l’arresto Nabeel è stato condannato ad un’ulteriore pena di tre mesi di prigione, a causa di alcuni commenti riguardo al Primo Ministro da lui pubblicati su twitter. Un altro caso di giustizia volutamente inefficiente: le sue responsabilità in merito alla questione sono state successivamente rivalutate dai magistrati, ma quando la pena era già stata scontata.
A nulla sono servite le pressioni di vari organi internazionali a difesa dei diritti umani. Il WGAD, ossia il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite contro gli Detenzioni Arbitrarie, ha considerato il suo arresto come illegittimo, in quanto avvenuto per l’esercizio da parte di Nabeel di diritti universalmente riconosciuti. Inoltre non gli è stato garantito un processo equo, e l’organo delle Nazioni Unite ha così ritenuto che la sua detenzione violasse gli articoli 19, 20 e 21 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, nonché gli articoli 1, 14, 21, e 22 del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
Nonostante ciò le autorità giudiziarie locali hanno a lungo respinto il rilascio del prigioniero. Il 21 gennaio di quest’anno, senza che il giudice si preoccupasse di verificare il rispetto delle condizioni, è stata respinta anche la richiesta di libertà per buona condotta garantita in Bahrein dall’articolo 349 del codice di procedura penale. Era il terzo tentativo andato a vuoto da parte dei legali difensori.
Ancora oggi che Nabeel è stato rilasciato GChr e BCHR continuano a fare pressione e a sollecitare l’intervento delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti, nonché di altri governi che abbiano influenze in Bahrain, come la Gran Bretagna e l’Unione Europea. Sono state chiamate ad intervenire anche le principali ONG a difesa dei diritti umani per spingere il governo del Bahrain a interrompere le persecuzioni giudiziarie e rilasciare tutti gli attivisti per i diritti umani, tra cui Abdulhadi Al- Khawaja e Naji Fateel, garantendo loro le condizioni per svolgere le proprie attività senza il timore di rappresaglie.