foto da: actionaid.it
Benjamin Dummai, il direttore generale della Senhuile SA, consorzio agro-alimentare italo-senegalese che ha occupato in maniera illegittima 20mila ettari di terra nel nord del Senegal, dopo essere stato licenziato dal consiglio di amministrazione della società, la settimana scorsa è stato arrestato dalle forze di polizia senegalesi. Secondo i media locali, sarebbe accusato di essersi appropriato di quasi mezzo milione di dollari.
Le comunità locali e i gruppi della società civile che si battono contro il progetto della Senhuile, reputato altamente controverso, sono stati profondamente scossi dalla notizia. “Il licenziamento e l’arresto di Dummai confermano tutte le nostre preoccupazioni sull’insieme di società internazionali poco trasparenti che si trova dietro la Senhuile. Vogliamo che questo progetto sia immediatamente arrestato” ha commentato Ardo Sow del Collettivo di 37 villaggi della regione del Ndiaël interessata dall’attività della Senhuile.
Vari gruppi internazionali che sostengono le comunità negli ultimi mesi hanno pubblicato una gran quantità di rapporti che puntano il dito sull’oscuro passato di Benjamin Dummai, in precedenza condannato per evasione fiscale e truffa in Brasile e a cui era affidata la gestione di una società di comodo dietro il progetto e con sede a New York. “Perché l’APIX , l’agenzia senegalese per la promozione degli investimenti, non ha compiuto delle indagini su Dummai prima di concedere i vari permessi? Perché ci hanno creato solo difficoltà quando abbiamo rivolto all’agenzia delle domande in merito?” si è chiesta Renée Vellvé di Grain, uno dei gruppi che hanno raccolto informazioni sulla struttura societaria della Senhuile.
Appena due settimane prima dello spettacolare arresto di Dummai, il consiglio d’amministrazione della Senhuile lo aveva licenziato, sostituendolo con il direttore finanziario dell’italiana Tampieri Financial Group, socio di maggioranza del consorzio a fronte del 51 per cento delle quote. “L’arresto del manager più importante della Senhuile conferma la bontà delle rivendicazioni della società civile in merito all’opposizione al progetto. Ora la Tampieri deve spiegare pubblicamente ciò che sta realmente accadendo e perché insiste nel portare avanti un progetto del genere” ha dichiarato Giulia Franchi di Re:Common, associazione impegnata nella campagna per chiedere alla società italiana di uscire dal progetto.
“Nel frattempo il progetto si sta fronteggiando con problematiche crescenti” ha affermato Frédéric Mousseau dell’Oakland Institute, organizzazione che lo scorso gennaio ha reso pubblico un rapporto che critica duramente il progetto. “Dal licenziamento dell’amministratore delegato alla diminuzione dello staff e delle attività nell’area del progetto, i piani della Senhuile si stanno sfaldando”.
“Il vero scandalo è che la Senhuile-Senethanol sta ancora minacciando i mezzi di sussistenza e i diritti di 9mila donne e uomini nel nord del nostro paese, anche se 52.500 persone in tutto il mondo hanno scritto personalmente alla Tampieri per chiedere la chiusura di questo progetto” ha aggiunto Mousseau.