Da ogni dove si ritiene ormai che per fermare questo maledetto virus sia necessario intervenire sulla veloce capacità di diffusione. Per farlo i governi invitano a ridurre al minimo gli spostamenti, le relazioni, i contatti tra le persone. Ma se questo è possibile per una fetta della società italiana, per molti questa richiesta significa uno sforzo quasi impossibile. Pensiamo ai milioni di precari-e, freelance, partita IVA, lavoratori autonomi, liberi professionisti in crisi, collaboratori esterni, occasionali, intermittenti, etc. tutte e tutti privi di ammortizzatori sociali in una drammatica situazione come quella attuale, che esige la fermata di tutte le attività, per arrestare insieme la diffusione del virus. Se si vuole fermare il virus, cosi come ci dicono, allora è necessario che le persone che sono costrette a dover assolutamente svolgere dei lavori perché non hanno sostegni, tutele o garanzie, ricevano un reddito garantito. Come è possibile altrimenti scegliere tra lavoro per sopravvivere e tutela della salute? Come poter chiedere a queste centinaia di migliaia, milioni, di persone di dover stare ad un metro di distanza o di evitare gli spostamenti quando per sopravvivere è esattamente questo che sono costrette a fare?
In Italia da un anno è in vigore la misura del reddito di cittadinanza, pensata per lo più per coloro che sono in grave deprivazione economica. Questa emergenza ci impone di proporre al Governo l’urgenza di ampliamento dei beneficiari del reddito di cittadinanza, per tenere insieme la necessità di fermare il virus con la tenuta sociale, soprattutto di quelle persone escluse da qualsiasi meccanismo di sicurezza sociale.
Chiediamo dunque al governo di eliminare condizionalità, vincoli e limiti di accesso e fruizione del reddito di cittadinanza, per dare un concreto segnale di promozione sociale della nostra comune lotta contro la diffusione del Covid-19 e per sostenere un Welfare concretamente universale che non lascia indietro le persone e diviene anzi guida di un auspicabile ritorno alla normalità fatta di maggiore solidarietà collettiva e sostegno all’autonomia di ciascuno.
Questo è il momento per rendere più universale e incondizionato il reddito di cittadinanza e iniziare una nuova storia del nostro sistema pubblico di sicurezza sociale che proprio nelle difficoltà può dimostrare di includere, tutelare e garantire la tenuta sociale e culturale del Paese. Oggi più che mai appare evidente quanto il principio di universalità del sistema sanitario sia necessario per garantire la salute di tutti, di come il welfare sia, in sostanza, un investimento e non una spesa.