Sebbene il Piemonte non sia attualmente tra le “zone rosse” dove l’emergenza Coronavirus è più seria, anche da noi i casi stanno aumentando, facendo presagire a breve un picco e mettendo fin da ora a dura prova la tenuta di un Servizio Sanitario Nazionale estenuato da anni di tagli pesantissimi (28 miliardi nel 2010-2019 secondo l’ultimo rapporto Gimbe) e che si regge solamente sullo straordinario lavoro del personale sanitario.
A Torino il servizio sanitario, come più voci stanno rilevando, è già esposto al rischio di sovraccarico in più punti, come alle Molinette dove proprio oggi un intero reparto è stato chiuso e messo in quarantena per alcuni pazienti risultati positivi e dove è diffusa la sensazione di mancanza di direzione e di non essere assolutamente in grado di gestire un eventuale salto di qualità dell’emergenza, per i tagli alle strutture e al personale. Tutto questo mentre come al solito i medici specializzandi fungono da utili tappabuchi per le carenze di personale, e per la stessa ragione nei primi giorni dopo la diffusione del virus sono stati precettati come “volontari” 78 studenti di medicina, per rispondere alle telefonate dei cittadini al numero verde della Regione.
Si sa, nei momenti di emergenza le contraddizioni si manifestano in modo più evidente. Quella del Coronavirus sta mettendo sotto gli occhi di tutti l’inadeguatezza complessiva di un sistema in cui:
- si fermano le scuole ma non i luoghi di lavoro e della produzione dove il contagio è più probabile;
- ogni attore istituzionale agisce per conto proprio in un quadro nel quale le Regioni vantano larghe prerogative anche in tema di gestione della sanità, e dunque non è possibile una reale gestione complessiva dell’emergenza;
- i vincoli di bilancio vengono sempre e comunque prima degli interessi delle classi popolari;
- la sanità privata, da anni foraggiata con ingenti aiuti pubblici da tutti i governi di centro-destra e centro-sinistra, essendo mossa per sua natura dal profitto e non dall’interesse collettivo è del tutto inutile in questa situazione, anzi dannosa perché appunto sviluppata a detrimento di quella pubblica.
Sanità pubblica che è da parte sua in seria difficoltà in termini di strutture e personale. Gli operatori sanitari, medici, infermieri, ausiliari, ai quali va il nostro totale e leale sostegno anche in questi giorni di emergenza sull’epidemia Coronavirus, invece di essere in grado di lavorare con continuità e in modo dignitoso, sono stati imbrigliati nel verminaio di partite Iva, cooperative, appalti al ribasso che alimentano precarietà, insicurezza e retribuzioni indecenti per chi lavora e degrado nei servizi (vedi l’abbassamento degli standard di sanificazione degli ospedali).
Torino, inoltre, è la città dove da anni è in discussione il progetto del Parco della Salute: un polo di eccellenza, voluto in primis dal centro-sinistra ma gradito alla destra e ora appoggiato dalla stessa giunta 5 Stelle, che segnerebbe il definitivo sdoganamento dei privati nel campo della sanità (la struttura stessa sarebbe gestita secondo il modello del PPP, la partnership pubblico-privata), un taglio significativo dei posti letto e più in generale il trionfo della logica dell’eccellenza su quella della capillarità, gratuità ed efficacia del servizio. L’ennesimo schiaffo al servizio pubblico, a beneficio dell’interesse privato.
Come Potere al Popolo Torino, allora, mentre desideriamo ringraziare lavoratrici e lavoratori della sanità a qualsiasi livello: medici, infermieri e operatori sanitari per il loro prezioso lavoro in condizioni sempre più dure, pensiamo che occorra immediatamente invertire la rotta, a livello nazionale come a quello locale:
interrompere immediatamente i finanziamenti alla sanità privata orientandoli a favore del servizio sanitario nazionale, rompendo con le politiche di austerità;
interrompere regionalizzazione della sanità e autonomia differenziata e ripartire con un piano straordinario di assunzioni di personale a ogni livello.
Al fine di garantire realmente il diritto alla salute per tutte e tutti riteniamo indispensabile che venga avviata una seria programmazione di grandi campagne nazionali di prevenzione costanti e non attive sono durante le “emergenze”, lo stanziamento di adeguati fondi per la ricerca pubblica libera da conflitti di interesse e l’orientamento della sanità pubblica verso l’assistenza territoriale e la medicina di comunità.
Come questi giorni di emergenza ci stanno insegnando, è necessario che i cittadini trovino risposta presso i servizi del proprio territorio e non siano costretti a recarsi in pronto soccorso per richieste che non siano emergenziali. Affinché ciò avvenga, è necessario informare e potenziare, con adeguati finanziamenti, la medicina territoriale, pensando ad esempio a ridurre il numero di pazienti per ogni medico di medicina generale.
Potere al Popolo! Torino