Confusione terminologica e sciacallaggio mediatico e commerciale stanno aumentando lo stato di psicosi collettiva generato dal terrore del nuovo coronavirus.
Abbiamo intervistato nuovamente il dr. Leopoldo Salmaso che ci aveva già rilasciato un’importante intervista una decina di giorni fa. Il dr. Salmaso, epidemiologo e specialista in malattie infettive ci risponde dalla Tanzanìa, dove sta lavorando ad alcuni progetti sanitari per la popolazione locale.
D: Buongiorno dottore, ci siamo sentiti dieci giorni fa, quando l’Italia sembrava affetta solo dal “virus del terrore” come lei stesso lo aveva definito ed oggi ci troviamo di fronte a vari focolai del vero virus che ha contagiato circa duecento italiani e contiamo già quattro decessi. Cosa può dirci alla luce dei nuovi fatti e in base alla sua lunga esperienza di epidemiologo?
R: Come lei sa sono un clinico, ho svolto tutta la mia vita professionale fra Padova e la Tanzania e per anni ho praticato l’epidemiologia sul campo con vari protocolli OMS. Ma a monte di tutto, ho studiato a fondo come la Vita si rafforza e si espande attraverso la co-evoluzione di ogni forma vivente, compresi virus e umani. Lei fa riferimento alla mia esperienza e mi sento di dirle di fare attenzione alla parola “esperto”, parola oggi molto pericolosa, soprattutto se usata per pontificare davanti a un pubblico disorientato. Vedo quello che succede in Lombardia e Veneto, lo confronto con l’ABC dell’epidemiologia, e mi viene in mente il detto “Dio acceca quelli che vuole perdere”.
D: Nientemeno… Però i cittadini sono più che frastornati, siamo sull’orlo del panico e non da oggi. Alcuni media non avendo nulla di rilevante da dire stanno mestando nel torbido facendo un vero e proprio lavoro di sciacallaggio, altri oscillano tra il tentativo di tranquillizzare e la ricerca dello scoop. Per questo la stiamo intervistando. Sappiamo che il suo tempo è prezioso e quindi le chiediamo solo di darci un suo punto di vista professionale su quanto sta avvenendo.
R: Sì, qui in Tanzania abbiamo molto da fare, e il mio tempo è prezioso come quello del lettore. A Padova sono in pensione da anni e quindi non ho nessun tornaconto personale a polemizzare con nessuno, ma mi ci sento tirato per i capelli e mi assumo la responsabilità personale e professionale di ciò che sto per dirle.
D: OK, allora veniamo al dunque.
R: Anzitutto, da medico, vorrei esprimere la mia vicinanza alle famiglie delle persone morte o in pericolo di vita, per qualsiasi causa. Provo anche sincera com-passione con le autorità che si sono spinte a prendere misure quasi-apocalittiche, non potendo sapere se ciò sarà utile o contro-producente per la salute dei singoli e della comunità. Salute che, va opportunamente ricordato, ora non è più solo fisica ma anche psichica. Ciò detto, in scienza e coscienza credo di potere e dover dire:
-Primo: il virus del panico non dovrebbe in alcun caso prevalere su nessun agente infettivo, fosse anche la peste bubbonica che alcuni suoi colleghi stanno evocando in maniera sconsiderata. E mi lasci ribadire che, nei soli paesi ricchi, anche quest’anno sono morte più di centomila persone per le complicanze della normale influenza, non dell’infezione da Covid-19.
-Secondo: qui a Dar es Salaam, maggiore città aeroportuale e portuale della Tanzania con circa 5 milioni di abitanti, vanno e vengono cinesi dappertutto, e non si vedono mascherine. Non abbiamo neppure i test per il Nuovo Coronavirus, ma non siamo così sprovveduti da non accorgerci se si ammala gente con quadri e decorsi “diversi dal solito”. Esempio concreto: nel marzo 1985 noi medici del CUAMM di Padova segnalammo alle massime autorità tanzaniane e internazionali (OMS e UNICEF) i primi 35 casi clinicamente sospetti di AIDS.
-Terzo: (e cito in buona parte la prestigiosa rivista Nature del 21 febbraio): i test di laboratorio per il Nuovo Coronavirus sono stati messi a punto in fretta e furia, partendo dai substrati più disparati, con le metodiche più varie e non standardizzate, subito replicati in tonnellate di kit da vendere all’offerente più spaventato…
In condizioni ottimali sarebbe un lusso se, ogni cento test, avessimo 3 risultati falsamente positivi e 3 falsamente negativi, ma con quelle premesse la percentuale di risultati fuorvianti può essere molto più alta. Senza contare il fatto che questi test rilevano anche coronavirus assai lontani filogeneticamente dal Covid-19.
-Quarto: io non ho mai visto di persona, né trovato in letteratura, epidemie con morti senza il minimo indizio di contatto a rischio; “pazienti zero” senza sintomi né virus; tassi di letalità che aumentano di giorno in giorno fuori dall’epicentro (cioè in Italia ma non in Cina). Tutto ciò può sembrare ancor più angosciante, invece è rassicurante, e lo è per precise leggi di statistica (teorema di Bayes, Valore Predittivo di un qualsiasi test). Leggi che vengono incomprensibilmente ignorate dagli “esperti” nostrani e che cercherò di illustrare il più prosaicamente possibile, pur prevedendo le reazioni scandalizzate di colleghi perfezionisti:
Prendiamo un test di gravidanza ideale (sensibilità e specificità = 99%), e lo applichiamo sui 15 milioni di donne italiane che non sono nella fascia di età 15-49 anni (quindi con probabilità trascurabile di essere incinte per davvero). Otterremo 14.850.000 (99% di 15 milioni) risultati negativi veri, ma otterremo anche 150.000 risultati positivi (1% di 15 milioni), praticamente tutti falsi.
E se applichiamo alle stesse donne un test anti-coronavirus ugualmente ideale, ne troveremo ancora 150.000 falsamente positive.
In entrambi i casi la qualità del test, per quanto ottima, è trascurabile rispetto alla grandezza da misurare. Infatti quest’ultima è dell’ordine di sette cifre, mentre lo scarto di precisione del test è a una cifra.
Noti che, se mandiamo quei campioni per conferma allo Spallanzani, e magari anche all’OMS, continueremo a trovare percentuali abnormi (sia pure decrescenti) di falsi positivi.
Faccio un altro esempio: la cordella metrica di una sarta può farci individuare con ottima precisione le tessere di un mosaico il cui lato sia compreso fra 9 e 11 millimetri, ma se con essa pretendessimo di individuare, fra una grande matassa di fili, quelli con spessore compreso fra 0,09 e 0,11 millimetri, finiremmo col… dare i numeri, letteralmente!
D: Quindi lei dice che in Italia stiamo dando i numeri?
R: In Italia stanno giocando coi piccoli numeri nel campo di gioco dei grandi numeri. Sarebbe come giocare a ping pong in un campo di rugby.
D: E quindi?
R: Quindi le ultraspecializzazioni ci hanno fatto perdere la visione d’insieme: stiamo perdendo il pensiero laterale, analogico. E’ una beffa ironica, no? L’uomo, proprio quando si sforza di insegnare ai computer una intelligenza artificiale simile a quella umana, usa egli stesso un pensiero digitale e non più analogico!
D: E’ una dura accusa di incompetenza verso i nostri politici e i loro consulenti. E come mai questo succede in Italia e – almeno al momento – non in un altro paese europeo?
R: Politici, burocrati, consulenti “esperti” (in primis il mondo accademico), giornalisti… i nostri padroni, i “mercati”, premiano chi arraffa e penalizzano chi si attiene all’etica professionale. C’è tanto arrivismo anche in Europa, ma in fatto di meritocrazia l’Italia è ultima in classifica: sono dati freschi del 2018.
Per i burocrati bisogna distinguere ulteriormente: a parte quelli dell’Unione Europea che sono agli ordini delle lobby ancor peggio di quelli statunitensi, le burocrazie nazionali dei singoli paesi, soprattutto al nord, sono riconosciute fra le migliori al mondo. Ad esempio, vedo con sollievo che l’Austria a mezzanotte ha revocato il blocco dei treni passeggeri al Brennero, blocco deciso 4 ore prima “per la presenza di due passeggeri sospetti”. Quel provvedimento era stato preso da qualcuno troppo-cauto-ergo-sommamente-incauto, ma qualcun altro sopra di lui evidentemente ha la testa a posto: gli vogliamo chiedere di fare il Commissario Straordinario per il Lombardo-Veneto?
E che dire delle popolazioni nazionali, del loro senso di coesione e disciplina? Ci sarà del vero se ripetiamo che in Italia abbiamo 63 milioni di commissari della nazionale calcio, 63 milioni di premier, 63 milioni di tuttologi?
D: Va bene, lei fa una critica di natura politica, nello specifico potrei azzardare di politica mediatico-sanitaria, ma intanto secondo lei cosa potremmo fare?
R: Una volta tanto, per i politici sarebbe quasi indolore dire: “Scusate, ci hanno dato informazioni esagerate, restiamo prudenti ma senza allarmismi”.
D: Beh, questo non sarebbe male, soprattutto dopo aver letto la dichiarazione della dr.a Gismondo, direttrice del laboratorio di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica dell’ospedale Sacco di Milano che afferma di essere “stanca e disgustata ” e dichiara che “Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così. Vi ricordo che ad oggi i morti per Coronavirus in Italia sono 2 (al momento 3 ma tutti e 3 già affetti da altre patologie, nda) e 217 per influenza… …guardate i numeri, questa follia farà molto male, soprattutto dal punto di vista economico”
Non possiamo dire che la dr.ssa Gismondi non sia un’esperta e allora mi chiedo e le chiedo: ma tutti gli “esperti” che popolano giornali e tv cosa dovrebbero fare?
R: Gli “esperti”? intanto dovrebbero tornare sui libri a studiarsi il teorema di Bayes e poi, dopo averlo fatto troverebbero il modo di restare a galla rivedendo qualche azzardata ipotesi, le stesse che hanno fatto gola sia agli sciacalli mediatici che a quelli del piccolo commercio, quelli che, giocando sul terrore indotto stanno vendendo amuchina e mascherine a peso d’oro.
Gli “esperti” più scaltri alla fine sapranno trovare il salvagente buono per tutti: il Principio di Precauzione!
D: Ma il “principio di precauzione” può essere tanto serio quanto pilatesco
R: certo, e se non è applicato con coscienza e competenza rischia di distruggere ciò che ci può proteggere contro tutti i disastri ambientali che stanno innescando i vari apprendisti stregoni e “i mercati”, nel silenzio assordante della politica, quella che ha perso la P maiuscola da almeno un secolo (oserei indicare una data e un luogo simbolici: 6 Agosto 1945 – Hiroshima)…
Mi viene da concludere parafrasando Ennio Flajano: in Italia la situazione non è né grave né seria mentre, mi permetta di ricordarlo, da queste parti si stanno preoccupando “ancora” di come sopravvivere alla tempesta di cavallette che rischia di fare 20 milioni di morti!
Mentre chiudiamo l’intervista col dr. Salmaso internet ci informa che “Napoli si sveglia nel pieno di paura da Coronavirus… negli ospedali la situazione è tranquilla ma c’è comprensibile preoccupazione per la cronica carenza di posti letto…”
Il terrore avanza e abbiamo motivo di temere che presto l’Italia, da nord a sud, assumerà le sembianze di un lazzaretto, proprio il rischio che ieri il primo ministro, in una conferenza stampa cercava di sventare e che il nostro intervistato ritiene abbia a che fare con ben altro che con l’effettiva virulenza della Covid-19.
Intervista di Patrizia Cecconi