Parlo dell’attivismo torinese perché è quello che conosco.
Dell’attivismo che riguarda temi fondamentale per la qualità della nostra vita, ovvero uguaglianza, diritti umani, diritti civili, accoglienza, sono retti e coordinati principalmente da donne.
Conoscerle è un privilegio, sono instancabili, determinate e molto capaci.
A volte mi capita di vederle stanche, provate, hanno continuamente a che fare col dolore delle persone e col dolore delle loro famiglie.
Sanno guadagnarsi la fiducia, mettersi in discussione, mediare, e muoversi in una società che certo né le supporta e né le aiuta.
Sono la colonna del terzo settore, se non ci fossero loro, ci sarebbero tanti convegni, tavoli, dichiarazioni d’intenti, ma nulla o ben poco di concreto.
In particolare quelle che hanno doti di leadership, sono precise, pratiche, veloci nel decidere e particolarmente efficaci nel raggiungere gli obiettivi, grazie a loro possiamo sentirci con la coscienza a posto.
Il mettersi loro di traverso, secondo la mia esperienza, non porta risultati, sono molto flessibili, riescono ad aggirare gli ostacoli, le difficoltà non le spaventano.
Nessuno ne parla, ma Pressenza serve proprio a questo: a dare visibilità a situazioni di cui i media mainstream non parlano.
Ecco il motivo di questo sacrosanto tributo: a loro va anche il nostro ringraziamento per la grande collaborazione che ci riservano come testata.