Una lista di qurantadue libri: alcuni classici brasiliani, Kafka, Edgar Allan Poe, e, sottolineato, enfatizzato, tutti i volumi di Rubem Alves, educatore libertario, punto di riferimento culturale del Brasile contemporaneo. Il governatore dello stato di Roraima con una circolare ordina che i quarantadue libri siano ritirati dalle scuole per “divulgare contenuto improprio”.
Aaron, barba bianca, parla sottovoce fissando il pavimento. Deve aggrapparsi, sedersi, non riesce a reggersi, le vecchie gambe malate hanno attraversato le ere geologiche di questo mondo infame, oggi non ce la fanno più, stritolato da un peso insopportabile si lascia adare, si abbandona sulla prima seggiola a tiro.
Adriano Nobrega muore in uno scontro a fuoco con la polizia, circondato, senza via di fuga. Lo cercavano da un anno, era al centro di una indagine che, volendo, potrebbe arrivare fino al presidente della repubblica.
Un contenuto improprio… anche se oggi con un paio di click è possibile avere accesso a qualsiasi pubblicazione, la decisione del governatore di ritirare dalle scuole i libri considerati pericolosi si inserisce a pieno titolo nel clima autoritario in cui abbiamo scelto di vivere.
Aaron, la voce rotta di chi sta per piangere. Forse pensa alla sua famiglia che non ha mai conosciuto. Forse a suo padre che d’istinto lasciò la Germania appena in tempo, appena si rese conto che le promesse annunciate stavano per concretizzarsi. Forse invece pensa a lui stesso, vecchio e malato, alla sua magnífica libreria in cui i volumi si ammucchiano secondo il misterioso ordine di un bibliotecario impazzito. Forse no. Forse Aaron non riesce a pensare a niente.
Adriano Nobrega sa perfettamente come funziona. Per molti anni era parte integrante dei reparti speciali della polizia, capitano. Le indagini che lo vedevano al comando dei gruppi di sterminio poi trasformati in milizie, si concretizzarono quando venne processato per omocidio. Il futuro presidente Bolsonaro, in un discorso alla camera dei deputati, ne elogiò il “comprtamento esemplare” lo chiamò “eroe”. Il figlio di Bolsonaro, all’epoca consigliere comunale, ne promosse la condecorazione con l’onorificenza più importante anche se Adriano era già in galera. Circondato dalla polizia Adriano sa perfettamente che non gli resta che arrendersi. All’avvocato ha appena rivelato che teme per la sua vita.
Togliere i libri di circolazione. Obbligare i musei a chiudere esposizioni e mostre in nome della religione, della famiglia e delle sacre tradizioni, invadere con tanto di polizia armata la biennale del libro per raccogliere pubblicazioni che parlino di omossesualità, impedire la proiezione di film considerati sovversivi, stimolare gli studenti a registrare e denunciare i professori “marxisti” colpevoli di indottrinare la nostra gioventù, sopprimere il ministero della Cultura per trasformarlo in segreteria di stato agli ordini del presidente…
Aaron guarda nel vuoto, un vecchio guerriero umiliato. Fissa i suoi ricordi, scruta uno ad uno tutti i libri che ha letto e soprattutto quelli che avrebbe voluto leggere. I libri, dice, parlano tra loro. Negli scaffali uno accanto all’altro avviene un interscambio di parole, di frasi… un libro è il mondo intero. Chi legge un libro abbraccia l’umanità. Nei libri c’è la voce silenziosa di Dio, dice Aaron, vero ebreo errante della saggezza. Il suo sconforto è al massimo, le mani tremano e gli occhi si riempiono d’acqua.
Adriano Nobrega, capo della milizia più potente di Rio de Janeiro, viene ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia, braccato in una casa di campagna nello stato di Bahia, in cui si rifugiava. Dicono che ha reagito. Vivo, avrebbe potuto chiarire il funzonamento di come la famiglia Bolsonaro riciclava soldi pubblici attraverso i compensi versati alla moglie e alla madre dello stesso Adriano, segretarie nell’ufficio politico di quello che oggi è il figlio senatore del presidente della repubblica. Vivo, Adriano avrebbe potuto rivelare i legami della famiglia presidenziale con le milizie responsabili dell’omicidio di Marielle Franco. Vivo, Adriano, sapeva troppo. Il fatto che il figlio di Bolsonaro, oggi senatore, si sia recato proprio a Bahia e lí sia rimasto fino alla fine dell’operazione di polizia, non viene preso in considerazione, una semplice coincidenza dicono.
La segreteria di Stato divulga il suo programma di incentivo alla cultura. Una cultura che rispecchi i valori genuinamente nazionali. Lo annuncia lo stesso segretario imitando nell’aspetto e nel tonole parole di Goebbels. Pochi giorni dopo un governatore determina la ritirata dei libri considerati sovversivi, dannosi, pericolosi.
Aaron, racconta, lentamente, sillabando, rivela che in vetrina, esposto in bella mostra, c’era Mein Kampf con tanto di faccia dell’autore in primo piano. Per lui, per i suoi ricordi, la sua vita, la sua famiglia massacrata, vedere quel libro esibito normalmente nella più grande libreria della città, è insopportabile. Prostrato, sfinito, non ce la fa più, troppo stanco, troppo malato, troppo umiliato. Tocca a te adesso, tocca a te, mi dice mentre mi abbraccia.
Adriano Nobrega è morto. Bolsonaro nega di aver avuto qualsiasi contatto con il miliziano. Il governatore dello stato di Roraima, cedendo alla pressione di chi ancora ha la forza per reagire, decide di revocare l’ordine: i libri potranno rimanere a disposizione degli studenti. Mein Kampf è in vetrina, esposto come un libro qualunque. Aaron chiuso nel suo silenzio universale, decide che è venuto il momento di rinunciare per sempre alla lotta, in una palude di solitudine, piange. Forse tra un’ora, un mese, un anno, starà meglio. Un anno, per un uomo della sua età, passa in fretta. Questo momento che sta vivendo invece è eterno.