Una scena miserevolmente comica quella che ieri ci hanno offerto in diretta da Washington le nostre Tv. Il presidente statunitense, in veste di bonario padrone del mondo (ricordiamo che è indagato per frode ma lui ci passa sopra e conta di poter essere rieletto per schivare il colpo) e il primo ministro israeliano (indagato a sua volta per frode, ma con varie gimkane politiche pagate dai palestinesi ha finora evitato l’arresto) insomma due indagati – non per le stragi di cui entrambi sono responsabili, ma per più squallidi affari – ieri hanno pubblicizzato il loro patto malavitoso senza tema che qualcuno avesse l’ardire di definire associazione a delinquere la loro intesa.
Strizzandosi l’occhio e abbracciandosi felici, con una claque che segnava a spellamani i punti salienti della sceneggiata, hanno comunicato urbi et orbi il loro spregio verso l’Organizzazione delle Nazioni Unite espropriandola del suo ruolo di organismo sovranazionale.
L’Onu non ci sta e fa sapere che continuerà a impegnarsi per risolvere il conflitto israelo-palestinese in base alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale nel rispetto del diritto internazionale. Belle parole! Ma l’Onu non ha avuto neanche la forza di mantenere a Hebron una ventina di unità disarmate della missione internazionale di pace, perché sgradite a Netanyahu, quindi le parole del suo Segretario volano via col vento. Solo se l’ONU decidesse di aprire la strada a quelle sanzioni che il diritto le consente di applicare, potrebbe riprendersi un po’ della credibilità che le inutili condanne verbali le hanno fatto perdere.
Dopo aver ascoltato e riascoltato il discorso di Trump, osservando le sue espressioni e quelle del suo sodale che gli stava a fianco, ho avuto la sgradevole impressione di trovarmi di fronte alle figure del gatto e la volpe della famosa fiaba di Collodi. L’accordo c’era sì, ma tra i due indagati e non tra due contraenti mancando il soggetto contraente alle cui spalle si era ordito il piano che sfacciatamente veniva esposto addirittura come “piano di pace”.
Ho deciso di non scrivere subito le mie note sul cosiddetto piano o accordo del secolo ma di dedicare alcune ore all’ascolto e alla lettura dei media mainstream per capire se anche stavolta, dopo ben 71 anni di violazioni, Israele e il presidente Usa, postosi nel ruolo di suo padrino, avrebbero avuto il plauso degli media, magari con una riedizione della famigerata “generosa offerta di Ehud Barak” che altro non era che la proposta di una manciata di bantustan da accettare come Stato. Questa volta è addirittura peggio e ho voluto vedere come l’avrebbero descritta gli opinion maker.
Dall’indagine è risultato un quadro non omogeneo, ma da cui emergono alcune critiche decise accanto alle solite giustificazioni, agli attendismi, alle letture improprie di fatti inequivocabili.
Ho escluso dall’analisi i media inaffidabili per faziosità oscillante dall’antisemitismo autentico al tifo filoisraeliano in funzione antiaraba, ed ho esaminato un buon numero degli altri, comprese le agenzie di stampa.
Senza perderci in un’esposizione pedante prendiamo solo qualche campione e vediamo, per esempio, la nota dell’ANSA il cui titolo è totalmente fuorviante e lascia intendere l’esatto contrario del cosiddetto piano di pace: “Uno stato ai palestinesi, Gerusalemme capitale d’Israele. Ma Hamas rifiuta” dove il rifiuto di Hamas è il clou del messaggio e sembra diretto all’intero piano, compreso “uno stato ai palestinesi” mentre questo Stato in realtà non c’è.
Altro esempio gravemente fuorviante rispetto al contenuto del piano è il pezzo pubblicato da “La Stampa” il cui estensore titola a caratteri cubitali: HAMAS RIGETTA L’ACCORDO, indirizzando subito il lettore verso un giudizio di intolleranza della fazione palestinese che non vuole la pace.
L’autore del pezzo rafforzerà l’opinione del lettore esponendo qualche punto considerato positivo per i palestinesi, come il congelamento degli insediamenti israeliani (senza spiegare che Netanyahu si è dichiarato contrario e, soprattutto, senza spiegare che congelamento per quattro anni non significa blocco), poi ripete fedelmente le parole di Trump, ma senza guardare la mappa, e quindi scrive che i palestinesi “raddoppieranno il loro territorio complessivo” e avranno la capitale a Gerusalemme Est, senza spiegare come questo sia possibile dopo che il piano prevede Gerusalemme “indivisibile” come capitale di Israele. Non si dilunga su tutti gli altri punti che riducono a puro Stato-fantoccio l’eventuale bantustan detto Stato e privo di autonomia, di sovranità, di confini liberi dal controllo israeliano, impossibilitato a controllare le sue rotte marittime e aeree, ad avere un aeroporto, a stringere accordi o alleanze con altri paesi, e inoltre smilitarizzato e privo di qualunque autonomia politica. Ma ciò che emerge è “Hamas rigetta l’accordo” e non che si tratta di una truffa rigettata in quanto tale da tutti i palestinesi, compreso Hamas e non esclusa l’Anp.
Quindi nell’indicare soltanto Hamas come parte che rifiuta il cosiddetto accordo, il giornale in questione manda un doppio messaggio: quello di indurre a credere che il piano è buono e che è l’estremismo islamico (come lo ha definito Trump) a rifiutarlo,
Poi ho scoperto anche diversi articoli onesti che riportano fedelmente il piano ma senza analisi o commenti, e infine altri pezzi che fanno un’analisi dei punti e da questa, senza posizioni partigiane, emerge da sé l’inaccettabilità del deal of the century il quale suona come una secchiata di fango sulla dignità di un popolo che da 71 anni chiede semplicemente il rispetto dei suoi diritti.
Al contrario di alcune testate cartacee, la Tv non ha brillato in spiegazioni circa l’illegalità dell’annessione di territori palestinesi, gentilmente “offerti” dal padrino, né ha posto l’accento su quanto la rielaborazione della soluzione a due Stati risulti solo una finzione di Stato peraltro sottoposto a mortificanti ricatti.
Per le nostre istituzioni si è espresso il Ministero degli Affari Esteri e lo ha fatto in modo tale da non urtare la sensibilità degli indagati pur ricordando, con soavità, che esistono le risoluzioni ONU e ha dichiarato di accogliere “favorevolmente gli sforzi compiuti dagli Stati Uniti al fine di favorirne il rilancio(delle trattative di pace ndr), tuttavia valuterà con molta attenzione i contenuti della proposta di Washington, in coordinamento con l’Unione europea e in linea con le rilevanti risoluzioni delle Nazioni Unite”.
Per quanto riguarda le leadership palestinesi, nonostante la loro storica rivalità, sono state entrambe concordi nel rigettare la truffa ordita dalla coppia degli indagati i quali, come risulta chiaro ormai anche dalla lettura di molti media generalmente benevoli verso Israele, da questo piano, nato per essere rifiutato, mirano ad ottenere un irrobustimento delle loro aspettative elettorali. Se poi i palestinesi non accetteranno, come previsto, non esiste problema, Trump l’ha detto chiaro, se non accetteranno perderanno il contributo finanziario promesso, ma l’annessione della Valle del Giordano, degli insediamenti illegali, del Golan siriano, l’esproprio di Gerusalemme, della Tomba dei patriarchi di Hebron e tutto il resto si farà ugualmente perché chi decide ha la forza per farlo. L’ambasciatore Usa David Friedman, casualmente ebreo e filosionista come il primo ideatore del progetto, il consigliere Kushner, spiega che Israele può annettersi anche subito le colonie che ha costruito illegalmente in Cisgiordania. “può” nel senso che ha la forza per farlo!
Al premier palestinese dell’Anp, Shtayyeh non resta che definire il piano di Trump “un complotto contro la causa palestinese” ed esortare la comunità internazionale a boicottare il piano Usa che lungi dall’essere un piano di pace è un complotto per conferire a Israele la sovranità su tutto territorio palestinese.
La domanda che pochi si pongono di fronte a queste prepotenze che finiscono per configurarsi come veri e propri crimini, è quella che va oltre le ingiustizie subite dal popolo palestinese e che ci riguarda tutti: a quale titolo gli Usa scalzano l’Onu? Se accettiamo che gli Usa si muovano come padroni, non mediatori – perché un mediatore non garantisce il passaggio di proprietà di acque, terre e luoghi sacri, un padrone sì – quindi se accettiamo che gli Usa siano i padroni del mondo, dove finisce la nostra sicurezza come popoli, come nazioni e come cittadini? e a cosa si riduce la sovranità statuale se non sarà un’organizzazione sovranazionale, nata da un patto collettivo, a garantire il diritto di tutti, ma sarà l’arbitrio di una superpotenza a stabilire privilegi e privazioni cancellando la legalità?
La domanda al momento resta senza risposta, a meno che la risposta non la si voglia cogliere nell’aria visibilmente soddisfatta del presidente Trump mentre di fronte al mondo prendeva a calci l’ONU e irrideva i palestinesi, fingendo di elargire con generosità una piccola parte di ciò che invece veniva loro sottratto.
Senza bisogno di mentire Trump dichiarava sfacciatamente di aver fatto tre regali a Israele, due offrendogli la garanzia (dovuta sempre alla forza e non al diritto) di far propri territori altrui come le alture del Golan e la città di Gerusalemme, e il terzo regalo è stato l’uscita dal “terribile” accordo sul nucleare iraniano per compiacere il primo ministro dello Stato ebraico.
In presenza dell’ONU e non del suo simulacro, il presidente Usa non avrebbe potuto vantarsi di tali azioni esponendole come un medagliere di cui andar fiero. Ma i fatti al momento dimostrano che Trump non ha altre leggi che le proprie e noi siamo solo osservatori critici di quanto accade.
Che risposta darà il mondo arabo e quello musulmano a questa umiliante farsa? Il re di Giordania – che Trump nel suo discorso ha coperto di adulazioni considerandolo un suo fedele alleato – ha messo in guardia dal tentativo di imposizioni unilaterali che porterebbero a pericolose conseguenze e metterebbero a rischio la stessa stabilità della Giordania abitata da un altissimo numero di profughi palestinesi e di giordani di origine palestinese.
L’Iran ha dichiarato che l’accordo Trump-Netanyahu, cioè “Il vergognoso piano americano imposto ai palestinesi è il tradimento del secolo ed è destinato al fallimento”. La Turchia ha dichiarato pure la sua avversione e anche l’Egitto non sembra lo appoggi.
Questo cosiddetto piano di pace rischia di accendere una guerra che vedrà nuove alleanze nel già caotico e martoriato Medio Oriente e tutto perché alla forza del diritto internazionale si è sostituita la ragione della forza.
Nei prossimi giorni vedremo se il “piano del secolo”, rifiutato anche dagli integralisti ebrei perché lascerebbe un pezzetto di Palestina ai palestinesi finirà penosamente tra gli scarti della storia o se seguiterà a fare i suoi danni, primo fra tutti l’ufficializzazione dell’apartheid in tutta la Palestina col beneplacito dell’Onu ridotto, per sua stessa ignavia, a simulacro dell’organizzazione di tutela del Diritto internazionale a sua volta ridotto a norme inapplicate e inutili.