“I comunisti dominano il paese. Sono ai vertici delle organizzazioni bancarie, sono padroni dei giornali, delle grandi imprese, sono alla testa dei monopoli…”.
È una frase del ministro della Pubblica Istruzione. Se al posto della parola “comunisti” mettessimo la parola “ebrei”, sapremmo esattamente chi è il vero autore.
Victor Klemperer studiò da vicino il linguaggio del nazismo. Nel suo libro LTI Lingua Tertii Imperii, spiega come attraverso le parole sia possibile condizionare e pilotare l’opinione pubblica. Con la frase “È finita la pacchia” ogni analisi, ogni riflessione viene abolita in favore di concetti assoluti e perentori. E se alle parole aggiungiamo le immagini di ragazzoni sorridenti col cellulare in mano, ci renderemo conto di quanto sia vera fino ad oggi un’altra affermazione famosa: “la cinematografia è l’arma più forte”.
Non era cinema, ma un post per la pagina istituzionale della Segreteria della Cultura. Dietro a una enorme scrivania, sotto un ritratto del capo, di fianco alle Croce di Lorena, protetto dalla vicinanza della bandiera, giacca e cravatta, capelli impomatati all’antica, il Segretario annuncia alla nazione il sorgere una una nuova cultura che, ispirata da Dio, trova le sue radici nei miti fondatori della patria, nella Famiglia, nello spirito di sacrificio e nella lotta contro il Male. “L’arte del prossimo decennio sarà eroica, nazionale, dotate di grande capacità emotiva, sarà imperativa e profondamente vincolata alle aspirazioni del nostro popolo – in caso contrario, sarà un’arte nulla”.
Il sottofondo musicale, tratto dall’opera Lohengrin, di Richard Wagner, non lascia dubbi: quelle pronunciate dal Segretario della Cultura sono le stesse parole proferite da Joseph Goebbels poco prima del rogo dei libri, gli scritti considerati pericolosi, decadenti, anti nazionali.
La società civile, le più alte cariche dello Stato, la comunità giudaica, lo stesso ambasciatore tedesco, la stampa… il ripudio non solo alle parole, ma alla lugubre mise-en-scène è totale. Bolsonaro nell’operato del suo collaboratore diretto, inizialmente, non vede niente di male. Ma la pressione enorme lo obbliga a destituirlo. Non certo per le parole dette, ma per la ripercussione negativa che il discorso potrebbe scatenare a livello internazionale.
Il Segretario trombato si giustifica dando la colpa a Google. Nel preparare il discorso, con una breve ricerca con l’argomento “nazionalismo e arte”, sono apparse le parole da lui usate nelle quali si identifica, naturalmente senza “approvare il nazismo, un regime genocida al pari di tutti i regimi di sinistra del ventesimo secolo”. Chiedendo scusa, rafforza il suo odio, che fa eco all’odio presidenziale travasato il giorno prima in una cerimonia ufficiale nel Palazzo del Governo: “le persone di sinistra, non possono essere considerate persone normali”. Il Segretario è stato sommariamente dimesso, la sua strategia politica invece continua. Il linguaggio studiato da Victor Klemperer, ebbe la forza di aprire la botola, e svelare l’abisso. Nel Brasile di oggi l’abisso fa parte del nostro vivere quotidiano.