Siamo stati abituati ad additare il traffico aereo quale fattore che contribuisce altamente all’effetto serra e, quindi, al surriscaldamento globale del pianeta a causa delle sue emissioni di CO2. Giunge notizia, invece, che qualcosa si muove in direzione contraria in tale settore.
Mi riferisco ad un elemento ben definito che è quello degli aeroporti, vale a dire dell’assistenza a terra degli aeromobili e dei passeggeri.
Oggi 274 aeroporti nel mondo sono impegnati in un processo di mappatura, riduzione ed ottimizzazione delle emissioni di anidride carbonica (CO2).
Lo riferisce l’ultimo rapporto dell’Airports Council International (ACI), pubblicato lo scorso 27 novembre 2019.
La certificazione “airport carbon accreditation”
L’ACI è l’unico rappresentante degli interessi degli aeroporti del mondo presso i governi e le organizzazioni internazionali. Sviluppa standard, politiche e pratiche raccomandate per gli aeroporti.
Nel Consiglio direttivo dell’ACA – il programma di riduzione delle emissioni – troviamo persone del calibro di Eamonn Brennan, direttore generale di Eurocontrol, rappresentanti dell’ICAO – l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, della Commissione Europea e professori universitari.
Quest’Ente ha realizzato il programma “Airport Carbon Accreditation” (ACA), strumento che si concentra sulle emissioni di anidride carbonica (CO2) che costituiscono la percentuale prevalente del complesso di emissioni aeroportuali e si basa sulla norma ISO 14064.
Esistono quattro livelli di certificazione :
- Mappatura,
- Riduzione,
- Ottimizzazione,
- “Carbon neutrality” .
I maggiori aeroporti italiani investono nella carbon neutrality
Dei 274 aeroporti del mondo che aderiscono a questo programma, oggi 62 hanno raggiunto lo standard della “Carbon neutrality”, di questi 51 operano in Europa, in Italia sono sette :
- Napoli,
- Roma Ciampino e Roma Fiumicino, gestiti da ADR,
- Milano Linate e Milano Malpensa, gestiti da SEA,
- Venezia e Treviso, gestiti da SAVE.
Olbia-Costa Smeralda, Bologna, Milano-Orio (Bergamo) e Verona, invece, hanno iniziato la fase 2 del programma, ovvero, quella di “Riduzione” delle emissioni. Gli aeroporti di Torino e Cagliari, infine, sono ancora alla fase 1 ovvero quella di semplice “Mappatura” dei consumi.
L’obiettivo di ACI Europa, per il 2030, è giungere a 100 aeroporti “Carbon neutrality”.
E’ bene spiegare che quando si utilizza il termine “Carbon neutrality” non s’intende che queste strutture emettano zero CO2, in realtà alla concreta riduzione dei consumi, tanto dell’Ente gestore dell’aeroporto quanto dei partner dei diversi servizi aeroportuali, si accompagnano misure di cosiddetta “compensazione”.
Tra queste, ad esempio, vi sono:
- la piantumazione di alberi;
- la distribuzione di cucine ad energia solare nelle zone rurali del pianeta.
L’obiettivo, tuttavia, è quello di ridurre progressivamente le “compensazioni” ed arrivare a un reale azzeramento delle emissioni entro il 2050.
Come intervenire per ridurre le emissioni ?
Ma di cosa si parla, in particolare ?
In genere le riduzioni delle emissioni di CO2 si ottengono attraverso:
- l’uso di combustibile a basse emissioni di carbonio (bio-diesel) o di elettricità per le attrezzature di supporto a terra;
- il rinnovo delle flotte di veicoli;
- il miglioramento dell’efficienza dell’illuminazione (l’uso del led o di lampade a vapori di sodio ad alta pressione), dei sistemi di riscaldamento e di condizionamento negli edifici dei terminal;
- l’approvvigionamento o la produzione diretta di elettricità da fonti rinnovabili (solare più che eolico);
- l’efficienza nella gestione dei percorsi di atterraggio, movimento e decollo degli aeromobili;
- la corretta gestione del ciclo dei rifiuti.
Si tratta di riduzioni ancora certamente deboli, dell’ordine del 5-8% in media, tuttavia stante la quantità degli aeroporti che aderiscono al programma, trattasi pur sempre di numeri significativi.
In ogni caso, quindi, a mio avviso, si tratta di un percorso apprezzabile.