Alisa ha 10 anni e dorme da sola. Non è stato facile e non sarà facile, ma si sente più forte.
Al suo fianco ha nuove amiche, compagne al corso di ceramica.
Ai laboratori va volentieri, il pomeriggio, insieme alla mamma Evgheniya. Non è soltanto la paura dei bombardamenti: c’è anche un altro dolore, un’altra solitudine, che ora si può affrontare insieme.
“Prima i genitori aspettavano i figli all’ingresso e non partecipavano con loro” ricorda Oksana Ukrainska, responsabile di Caritas-Spes, in video-collegamento con l’agenzia Dire da Odessa. “Poi abbiamo capito che far stare insieme i grandi e i piccoli poteva essere di stimolo per tutti: è un tempo di confronto, prezioso, in un momento difficile”.
Alisa conosce la guerra, con i bombardamenti e le esplosioni anche di notte, da più di tre anni. L’offensiva russa del 24 febbraio 2022 ha spinto milioni di persone a lasciare le proprie case, spesso dalle regioni dell’est dell’Ucraina più vicine al fronte a quelle che ne sono più lontane.
In tanti sono arrivati a Odessa, in riva al mar Nero, o anche a Ivano-Frankivsk e a Cernivtsi, nell’ovest meno lontano dalla Romania o dalla Polonia.
“Si ritrovano anche alla Casa della speranza, un centro per bambini che la Caritas ha aperto circa dieci anni fa, ben prima che la città cominciasse a essere bombardata” spiega Oksana, che del progetto è stata testimone e animatrice sin dall’inizio. “Alisa ed Evgheniya sono di Odessa e non hanno dovuto lasciare la propria casa a causa della guerra, ma avevano perso qualcosa di molto più prezioso: un marito e un padre”.
La morte non è collegata ai combattimenti, ma a un incidente sul lavoro. Un lutto familiare da elaborare senza il tempo di poterlo fare prima che con la guerra se ne aggiungessero altri.
“Di notte Alisa non riusciva più a dormire da sola” racconta Oksana. “Nel centro l’abbiamo accolta, insieme alla madre, trentacinquenne, che si è inserita in un gruppo femminile riuscendo a condividere le proprie emozioni forse perché di fronte a sé aveva persone che prima non aveva mai incontrato, come le rivelassero un’altra vita”.
CHI DEVE RITROVARSI, CHI HA BISOGNO DI AIUTO
Incontri alla Casa della speranza. Anche con chi ha lasciato la propria città, deve ritrovarsi, non ha lavoro e ha invece bisogno di un aiuto immediato. “Distribuiamo denaro per chi è rimasto senza nulla” spiega Paolo Giacobazzi, di Condivisione fra i popoli, un’organizzazione non governativa italiana membro della federazione cristiana Focsiv che a Odessa collabora con Caritas-Spes. Il loro progetto si chiama “Razom z Ukrainoiu Zavzhdy”, “Insieme con l’Ucraina sempre”.
È finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), ha una durata di 12 mesi e coinvolge le regioni di Ivano-Frankivsk, Cernivtsi, Odessa, Mykolaiv, Dnipro e Kharkiv. A coordinare il progetto è Focsiv, in collaborazione con Condivisione tra i popoli, Arcs Arci Culture solidali, Missione Calcutta associazione onlus, Ibo Italia e una serie di partner locali: l’arcidiocesi di Ivano Frankivsk, Dobri Liudi Bukovinu, Caritas-Spes Odessa, Fondazione Opera Don Calabria Ucraina e D.O.M 48.24.
Le parole chiave sono “assistenza multisettoriale salvavita” e “servizi di base”, con un’attenzione particolare per chi è più vulnerabile, anzitutto donne, minori, anziani e persone con disabilità. Nel concreto si va dalla distribuzione di denaro al supporto psico-sociale, dagli spazi di gioco e condivisione per i bambini alla copertura delle spese mediche, alla formazione specifica degli operatori e del personale delle organizzazioni locali e fino alla sensibilizzazione sui rischi legati alla presenza di mine antipersona.
Di guerra, bisogni e anche stati d’animo parla Mina Lanzilotti, manager del progetto, di base a Ivano-Frankivsk. “Anche in questa regione c’è molta stanchezza” la sua premessa. “Tre anni di conflitto su più fronti sono un tempo lunghissimo e cresce un sentimento di frustrazione: in campagna elettorale il presidente americano Donald Trump aveva promesso di porre fine al conflitto in pochissimo tempo e invece i bombardamenti non si fermano, nell’est ma anche a Kiev”.
Da Odessa a Ivano-Frankivsk fino alle città più vicine al fronte come Kharkiv, aumentano le necessità mentre le risorse e le persone sono allo stremo. “I servizi sanitari e sociali sempre più sotto stress” denuncia Lanzilotti. “C’è troppo lavoro da fare e il personale, locale e internazionale, non basta: molti hanno lasciato il Paese, tanti sono al fronte, chi resta può sentirsi abbandonato”.
UN FUTURO DA IMMAGINARE, COMINCIANDO DALLA PACE
E c’è un futuro da immaginare. Lo sottolineano da Roma i rappresentanti di Focsiv, federazione di 97 organizzazioni della società civile, alcune delle quali attive in Ucraina già 15 anni fa. “‘Razom z Ukrainoiu Zavzhdy’ è per noi un secondo progetto di primissima assistenza” spiega Francesca Novella, coordinatrice dell’iniziativa. “E’ ispirato ai principi di giustizia, pace e fraternità: bisogna rispondere alle emergenze del conflitto guardando a una prospettiva di sviluppo e di ricostruzione, che va pensata e costruita a partire dalle persone e dalle comunità locali”. Nella prospettiva di Focsiv, ci sono almeno due passaggi obbligati: da un lato il supporto alle comunità e alle organizzazioni della società civile ucraine, in un dialogo costante con le autorità; dall’altro la pace, che deve significare cessate il fuoco, fine dei bombardamenti e della violenza. È la determinazione a voler costruire la pace che anima il nostro dialogo anche con il governo italiano e con Aics” sottolinea Novella. “Il ruolo della cooperazione internazionale e delle organizzazioni della società civile italiana è centrale in questo processo; solo lavorando per una pace giusta e per la cessazione del conflitto si può costruire un futuro di solidarietà e sviluppo”. La coordinatrice di Focsiv aggiunge: “Saremo insieme alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, in programma a Roma a luglio”. E ancora, un punto importante: “Dovrà avere come punto di partenza la pace”.
“QUASI UN MILIONE DI PERSONE”
Nei documenti di presentazione di ‘Razom z Ukrainoiu Zavzhdy’ si evidenzia che il progetto è parte dell’Iniziativa di emergenza a sostegno della popolazione colpita dal conflitto in Ucraina e nei Paesi limitrofi, finanziata da Aics con un contributo di 46,5 milioni di euro. L’intervento supporta 26 progetti guidati da organizzazioni della società civile italiane, internazionali e locali, che forniscono aiuti nei settori dell’istruzione, della salute, della protezione, dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari, del soccorso e dello sminamento, a beneficio di quasi un milione di persone.