Un lungo corteo, gioioso, pacifico e determinato, ha attraversato le vie di Ravenna per rivendicare una svolta decisiva nella politica energetica del nostro Paese. La manifestazione – promossa dalla Campagna nazionale Per il Clima Fuori dal Fossile, dalla Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia – Romagna, da Legambiente Emilia – Romagna, dalla Rete No Rigass No GNL, da Energie per l’Italia,  dalla CERS  Ravenna Aps  e con l’adesione di decine di comitati e associazioni ambientaliste di tutta Italia –  ha rappresentato  il momento culminante  di una serie di eventi svoltisi nei giorni scorsi nella città romagnola per sensibilizzare l’opinione pubblica ed evidenziare la narrazione tossica diffusa dall’OMC Med Energy, uno dei più importanti  vertici delle multinazionali del  settore dell’Oil&Gas.

Al centro della contestazione la scelta anacronistica del governo Meloni di inondare l’Italia di una serie di nuove infrastrutture fossili delle quali non si avverte nessuna necessità: rigassificatori (tra cui quello di Ravenna da poco giunto nel porto della città), metanodotti (come la Linea Adriatica Snam da Sulmona a Minerbio), centrali a gas, impianto CCS (cattura e stoccaggio della CO2, anche questo a Ravenna), trivelle e depositi di GNL.

Tutti questi impianti, il cui costo miliardario graverà sulle bollette degli italiani per i prossimi decenni, fanno a pugni con una realtà che vede il consumo di metano ormai ai minimi storici, nonché con la necessità improrogabile di sviluppare le fonti energetiche pulite e rinnovabili abbandonando il più rapidamente possibile l’uso dei combustibili fossili, causa principale dei cambiamento climatico, i cui effetti disastrosi  hanno colpito il territorio dell’Emilia – Romagna attraverso le due recenti alluvioni.

La logica estrattivista e capitalistica che guida le scelte governative, di fatto affida all’Eni e alla Snam la gestione della politica energetica dell’Italia, aumentando la  nostra dipendenza da Paesi liberticidi e alimentando un sistema autoritario e speculativo che da un lato porta enormi profitti nelle casse delle grandi aziende fossili e dall’altro produce inquinamento, gravi danni alla salute, pericoli per la sicurezza della collettività, devastazione ambientale, asservimento e impoverimento dei territori. 

Uno scenario ancora più inquietante se si pensa che tutto ciò sta avvenendo mentre il mondo brucia sia a causa del riscaldamento globale che delle micidiali guerre in corso. Guerre che, in molti casi, sono legate proprio alla conquista delle fonti fossili e che la folle politica di riarmo dell’Europa rischia di far precipitare in una spirale incontrollabile fino all’olocausto atomico.

Numerosi gli interventi al termine della manifestazione in Piazza del Popolo, con l’introduzione di Pippo Tadolini e le conclusioni di Renato Di Nicola della Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile. Tra i temi affrontati, tutti idealmente legati in un’unica lotta, oltre a quello del rigassificatore di Ravenna e della Linea Adriatica Snam, quello della raffineria Api di Falconara, dell’inceneritore Eni di Fusina (Mestre), del deposito di GNL di Brindisi, della base militare di Coltano (Pisa), del movimento No Trivelle del Veneto e della mobilitazione “Nucleare mai più”.

 

Foto e video di Mario Pizzola