Genocidio a Gaza
I generali israeliani hanno dato ordine di sfollare da diverse zone di Deir el-Balah, nel centro di Gaza.
Non sono bastati loro le operazioni di svuotare il nord e di trasformare Rafah in una città fantasma. Adesso vogliono svuotare anche il centro dalla Striscia, per mettere in pratica il piano di spezzettare Gaza in diversi bantustan.
Ieri sono arrivati negli ospedali 26 uccisi e 113 feriti.
Situazione umanitaria a Gaza
Il divieto imposto dall’occupazione israeliana all’introduzione dei vaccini antipolio nella Striscia di Gaza costituisce una bomba a orologeria che minaccia la diffusione dell’epidemia.
È un ulteriore attacco indiretto per sterminare i bambini nella Striscia di Gaza. 602 mila bambini sono in pericolo di contagio, se non saranno garantiti i vaccini.
Il problema sanitario nella Striscia di Gaza è arrivato a livelli pericolosi e catastrofici.
59% delle medicine essenziali e 37% delle attività mediche non hanno più stoccaggio nei depositi.
La mancanza di rifornimenti umanitari aumenta l’insicurezza alimentare e causa numerosi casi di morte tra i bambini per malnutrizione.
Negli ospedali mancano le centrali per la produzione di ossigeno e i generatori elettrici sono in gravi condizioni di funzionamento a causa della mancanza di pezzi di ricambio e carburanti.
Si è aggiunto adesso l’assassinio a sangue freddo dei soccorritori sanitari.
Non ultimo il problema dell’acqua potabile.
La distruzione degli acquedotti e il bombardamento delle centrali di potabilizzazione hanno provocato la diffusione delle malattie della pelle e la diarrea, in stati gravi per i bambini.
Cisgiordania
Le operazioni militari contro Jenin e Tulkarem proseguono ad un ritmo che preannuncia una deportazione di massa.
Dall’inizio delle operazioni, il 21 gennaio 2025, sono 45 mila i deportati dai 3 campi profughi.
La giornata di ieri ha visto il ferimento di 2 giovani a Jenin e 3 a Betlemme.
Gli arrestati nei rastrellamenti giornalieri sono stati, in tutta la Cisgiordania e nella sola giornata di ieri, 48 persone, soprattutto ragazzi che lanciavano pietre.
I coloni armati continuano i loro attacchi contro terreni agricoli e di pascolo.
Nel villaggio di Om-Safa, a nord di Ramallah, decine di coloni hanno sradicato olivi, sotto la protezione dei militari, che sono intervenuti soltanto per coprire la ritirata degli aggressori dal lancio di pietre dei nativi palestinesi.
Gerusalemme
Nella località Batn el-Hawa di Selwan, adiacente alla moschea di Al-Aqsa, a Gerusalemme est occupata, la famiglia di Jamal Gheith è diventata un inferno.
Un gruppo di coloni ebrei israeliani provenienti dagli Stati Uniti hanno occupato abusivamente il terrazzo sopra la loro casa, impedendo loro di accedere al vano lavanderia.
Dopo una lunga e costosa battaglia giudiziaria, la famiglia Gheith ha vinto la causa, ma i coloni si rifiutano di eseguire l’ordinanza del tribunale e le autorità di occupazione non intervengono.
Solidarietà Internazionale
Si sono svolte in migliaia di città del mondo manifestazioni contro il genocidio a Gaza.
La più partecipata e politicamente significativa è stata quella di Rabat, in Marocco.
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza per rivendicare la rottura delle relazioni diplomatiche con Israele.
I manifestanti hanno innalzato bandiere palestinesi e scandito slogan contro i crimini di Israele e contro le responsabilità degli Stati Uniti.
Uno striscione riporta: “Netanyahu è un criminale di guerra”.
Libano
Un bombardamento israeliano sul villaggio Zighin, vicino a Sour (Tiro) nel sud Libano, ha ucciso due lavoratori durante lo svolgimento di opere di riparazione delle strade divelte dall’esercito occupante prima di ritirarsi.
L’esercito libanese ha dichiarato che i veicoli presi di mira erano un bulldozer ed un’escavatrice, smentendo le ripetute bugie del portavoce dell’esercito occupante, che parlava di un attacco mirato contro combattenti di Hezbollah.
Algeria/Francia
Dopo mesi di litigi e accuse reciproche, si è aperto un nuovo capitolo nelle relazioni tra Algeria e Francia.
Il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot in visita ad Algeri ha annunciato domenica una “nuova fase di relazioni paritarie” con l’Algeria.
È stato ricevuto da parte del presidente Abdelmadjid Tebboune e ha svolto colloqui con il suo omologo algerino, Ahmed Attaf.
Al di là delle dichiarazioni diplomatiche edulcorate, le relazioni tra i due paesi sono arrivate a livelli alti di crisi a causa dell’atteggiamento colonialista dei politici di Parigi, soprattutto per i risarcimenti alle vittime dei crimini dell’esercito francese occupante ed in particolare degli esperimenti nucleari nel deserto algerino.
La Francia di Macron, in una prima fase ha pensato di risolvere le divergenze con attacchi contro il governo algerino, l’inasprimento delle misure contro i migranti algerini, annullando o riducendo i visti e, infine, la strumentalizzazione della grave situazione dei diritti umani, calpestati dal regime algerino.
Ma poi gli interessi economici sono prevalsi e il governo francese ha scelto la via della diplomazia.
Tunisia
Le autorità tunisine hanno smantellato tendopoli nelle foreste del sud del paese, che ospitavano circa settemila migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana e hanno iniziato le deportazioni forzate di alcuni di loro.
La Tunisia, nella sua funzione di cane di guardia delle coste italiane, sta affrontando una crisi migratoria senza precedenti, con migliaia di persone provenienti da paesi sub-sahariani che affluiscono nel paese, cercando di raggiungere l’Europa in barca dalla costa tunisina, ma rimangono intrappolati in Tunisia in condizioni misere, senza lavoro e senza diritti.
I problemi nati dalla presenza di migliaia di migranti disoccupati e accampati in luoghi di fortuna ha sviluppato un movimento xenofobo che il potere alimenta per distrarre le masse dalle vere colpe della crisi economica che attanaglia il paese.
Le retate di deportazione di massa, chiamate falsamente dal presidente Saied rimpatrio volontario, sono diventate all’ordine del giorno.