La funzione di ogni Comune, piccolo o grande che sia, dipende dalle persone che operano al suo interno. Il personale comunale è il “motore” che rende possibili le politiche pubbliche, che rende operativa la legislazione, che si impegna con dedizione nel far fronte alle esigenze quotidiane di una cittadinanza con necessità proprie, in un contesto che cambia rapidamente. Eppure, da anni è in atto una “fuga” dei dipendenti dai Comuni, quasi sempre dovuta alle inadeguate retribuzioni. Nel 2023 nei Comuni italiani sono state assunte 29.275 unità di personale mentre ne sono uscite 28.973: un piccolo saldo positivo, dopo oltre venti anni negativi, che porta il complesso del personale comunale al numero di 341.659 unità.

Secondo una stima IFEL, contenuta nel recente rapporto “Il personale dei Comuni italiani. Edizione 2025”, nel 2024 il personale comunale continua a crescere assestandosi sulle 343.500 unità. L’aumento è originato soprattutto nel sud e nelle isole, anche grazie alla stabilizzazione degli Lavori Socialmente Utili. Nei Comuni più grandi (sopra i 250.000) continua a scendere. Nonostante dal 2019 sia ripreso il reclutamento, il personale comunale rimane a un livello di unità insufficiente: dal 2007 è sceso del 28,7%. La causa sono le cessazioni legate ai pensionamenti, ma non solo: dal 2022 le uscite per dimissioni superano quelle per pensionamento: nel periodo 2017-2023 sono state 95.825. Si tratta anche di personale che dai Comuni si traferisce ad altre amministrazioni pubbliche in cerca di una migliore retribuzione. Le retribuzioni comunali medie sono infatti tra le più basse: ad esempio, in un confronto con le retribuzioni delle Regioni, il personale non dirigente nei Comuni, inquadrato nella Categoria A, ha una retribuzione media lorda per unità di personale di 22.338 euro contro i 26.328 euro delle Regioni. Se le attuali tendenze saranno confermate nei prossimi 7 anni il comparto comunale dovrebbe perdere circa 10.000 unità l’anno per pensionamenti e potrebbe perderne altre 15.000 per altre cause: in totale usciranno 175.000 unità, la metà del personale attualmente in servizio.

Nel 2017, nell’area “Pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale”, ossia quella dedicata alla progettazione delle opere pubbliche e quindi direttamente coinvolta nel seguire la filiera degli investimenti comunali, si contavano 54.500 dipendenti comunali (stima IFEL). Nel 2017 sono stati spesi 8,3 miliardi di euro di investimenti fissi lordi comunali. Nel 2023 i dipendenti dell’area “Pianificazione” sono scesi a 52.500 (stima IFEL) e sono stati spesi 16,3 miliardi di euro di investimenti fissi lordi comunali. La spesa per investimenti/dipendenti è passata da 152mila euro di investimenti comunali per addetto dell’area Pianificazione nel 2017 a 310mila euro nel 2023. “ Ipotizzando (con ottimismo), si legge nel rapporto, che il numero degli addetti alla Pianificazione sia rimasto invariato nel 2024, quando gli investimenti comunali hanno raggiunto la punta dei 19,1 miliardi di euro complessivi, il rapporto tra spesa per investimenti/dipendenti raggiungerebbe i 363mila euro”.

Nel 2023 il personale comunale si compone di 335.546 dipendenti, 3.654 dirigenti, 2.432 segretari comunali e 27 direttori generali. I dipendenti comunali in servizio si suddividono in 313.811 unità a tempo indeterminato e 19.563 con un rapporto di lavoro flessibile. I contrattisti e i collaboratori a tempo determinato ammontano a 2.172 unità. I dirigenti comunali si suddividono in 2.582 unità a tempo indeterminato e 727 a tempo determinato; sono 345 i dirigenti e le alte specializzazioni fuori dotazione organica ai sensi dell’articolo 110 comma 2 del TUEL. Analizzando la ripartizione per genere del personale comunale in servizio si rileva come tra i dipendenti e i segretari comunali si assista ad un’equa rappresentanza dei generi, con una leggera prevalenza di quello femminile (58% e 55% del totale rispettivamente). L’incidenza percentuale delle donne risulta contenuta tra i dirigenti comunali (38%) e minima (11%) tra i direttori generali. E anche a proposito del personale dei Comuni si registra la “solita” differenziazione, dove nei Comuni della Valle d’Aosta il numero di dipendenti ogni 1.000 cittadini è superiore alle 10 unità; seguono le amministrazioni del Trentino-Alto Adige (9,34), della Liguria (7,86) e della Sicilia (7,59), mentre i valori più bassi si riscontrano, invece, nelle amministrazioni comunali della Puglia, dove i dipendenti comunali sono meno di 4 ogni 1.000 abitanti e in Molise, Campania e Veneto, dove il dato è inferiore a 5 unità. Il 40,1% dei dirigenti comunali a tempo indeterminato è donna e la loro età media è di 55 anni. La maggior parte di essi, il 32,8% e il 26,9%, si colloca nelle fasce di età “55-59” e “60 e oltre” rispettivamente. Dei restanti, il 23,8% si trova nella classe “50-54”, l’11,3% in quella “45-49” anni e il 3,7% nella classe “40-44”. I dirigenti comunali a tempo indeterminato con meno di 40 anni sono l’1,5% del totale. Le incidenze percentuali delle donne più elevate, ossia superiori al 40%, si rilevano tra i dirigenti di età fino ai 44 anni e compresa tra i 50 e i 54 anni.

Qui per scaricare il rapporto: https://www.fondazioneifel.it/documenti-e-pubblicazioni/item/11843-il-personale-dei-comuni-italiani-edizione-2025.