“Sarebbe auspicabile che il Porto di Trieste diventasse una base Nato essendo posto in una regione cruciale per il contenimento cinese, sia in termini economico-commerciali sia in caso di un eventuale conflitto mondiale”
“Nelle grosse difficoltà del momento geopolitico con le guerra in Ucraina e in Medio Oriente, ci si apre la possibilità, vista la collocazione geografica e geopolitica del porto di Trieste, che questo
diventi una base Nato di sicurezza. Si stanno attrezzando un po’ tutti per creare un porto importante vicino agli scenari dell’Est Europa e pronto a intervenire, a fornire merci e armi, qualora ce ne fosse bisogno in caso di escalation”.
Queste parole gravissime sono state pronunciate da Antonio Paoletti, che è sia presidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia e sia presidente di Confcommercio, durante un convegno tenuto sul futuro dei porti di Trieste e Monfalcone, il 24 febbraio scorso, presso la sede della Camera di Commercio, in Piazza della Borsa.
Pur essendo le parole più gravi finora dette sulla militarizzazione del porto di Trieste, non sono purtroppo affatto isolate. A gennaio 2023, il ministro Urso ha definito Trieste e Venezia porti di Kiev. Nel settembre scorso, il commissario dell’Autorità Portuale, Torbianelli, rispondendo alla denuncia pubblica del passaggio di mezzi militari nello scalo triestino, ha affermato che si trattava “di mezzi Nato (…) traffici che non si possono fermare”.
La stampa locale, nazionale e persino internazionale oramai è chiara sul coinvolgimento di Trieste in due progetti strategici occidentali in funzione antirussa e anticinese. Il primo è il trimarium, che vuole collegare il Mar Baltico, il Mar Nero e il Mar Adriatico, anche militarmente, in funzione antirussa. Il secondo è il corridoio Indo – Mediterraneo, l’alternativa alla Via della Seta cinese, che dovrebbe partire dall’India, passare per il Medio Oriente, anche per la Palestina occupata, e arrivare al Mediterraneo e all’Europa tramite Trieste. Tutto ciò in spregio totale allo status di Trieste, secondo il Trattato di Pace del 1947, che la definisce territorio smilitarizzato, con un porto franco internazionale aperto a tutti i paesi del globo.
Le parole di Paoletti non sono dunque una sparata isolata, ma rientrano in un disegno politico preciso di coinvolgimento di Trieste nelle manovre di una sempre più pericolosa contrapposizione globale, prodromo di una possibile terza guerra mondiale. Tanto che, nel momento in cui Trump apre ad una trattativa con la Russia, l’Ue rilancia il proprio riarmo, con un piano che prevede la spesa di 800 miliardi per le industrie belliche. Dopo averci ripetuto che non ci sono soldi per sanità, scuola, pensioni, salari, servizi sociali e averci di nuovo imposto politiche di austerità!
PRESIDIO SABATO 5 APRILE ORE 10.00
IN PIAZZA DELLA BORSA
DOVE HA SEDE LA CAMERA DI COMMERCIO DI PAOLETTI
No al riarmo europeo, no alla terza guerra mondiale, pace fra i popoli!
No a Trieste porto di guerra, sì alla smilitarizzazione e al porto franco internazionale!
Coordinamento No Green Pass e Oltre (nogreenpasstrieste@riseup.net), Fronte della Primavera Triestina (primaveratriestina@gmail.com), Confederazione “Insieme Liberi” (info@insiemeliberi.org), Tavola per la Pace FVG (compax@inwind.it) , Mondo Senza Guerre e Senza Violenza (trieste@mondosenzaguerre.org)
La manifestazione rientra nell’ambito delle giornate di mobilitazione promosse dal Coordinamento Nazionale No Nato:
https://www.noguerranonato.org/coordinamentonazionale/2025/03/27/aggiornamento-sulle-mobilitazioni-4-5-6-aprile/