Il WeWorld Index Italia 2025, giunto alla sua quarta edizione, fa il punto sulla qualità della vita di donne, bambine e bambini nel nostro Paese, misurando il livello di tutela e implementazione dei loro diritti su scala nazionale e regionale. Attraverso dati e analisi approfondite, il rapporto offre una bussola per capire progressi e criticità, con l’obiettivo di orientare politiche e interventi più efficaci per costruire un’Italia a misura di tutte le persone.
Stando ai risultati dell’ultima edizione, al 2024, quasi il 30% dei minori (29,9%) e delle donne (28,3%) viveva in regioni dove i loro diritti sono scarsamente tutelati. E nessuna regione italiana ha ancora raggiunto un livello elevato di implementazione dei diritti umani: solo la Provincia Autonoma di Trento si distingue con un livello moderato.
Il quadro che emerge dall’Indice è allarmante: le disuguaglianze restano profonde; le opportunità non sono accessibili a tutte le persone; troppo spesso, i diritti fondamentali vengono ancora negati, soprattutto a donne e minori. In Italia conta ancora dove nasci e dove vivi: mentre alcune aree mostrano progressi significativi, altre continuano a manifestare gravi disuguaglianze.
Le prime 5 posizioni della classifica sono dominate dalle regioni del Nord e del Centro: oltre alla Provincia Autonoma di Trento in prima posizione, troviamo il Friuli-Venezia Giulia (64,9), la Valle d’Aosta (63,6), l’Emilia-Romagna (63,6) e la Toscana (63,3). In fondo alla classifica troviamo invece tutte regioni del Sud: Puglia (con un punteggio di 43 su 100), Basilicata (42,4), Calabria (41,8), Campania (39,4) e Sicilia (38,3).
Le regioni del Sud continuano a rimanere indietro nell’attuazione dei diritti fondamentali, come educazione e salute di bambini e bambine, e affrontano gravi difficoltà anche sotto il profilo economico e della partecipazione politica delle donne. Un divario quello tra Nord e Sud che rimane una questione irrisolta e che non riguarda solo la qualità della vita oggi, ma condiziona il diritto al futuro delle nuove generazioni e la libertà delle donne, ostacolando il pieno esercizio dei loro diritti.
Quanto ai minori, i dati mostrano come i diritti dei minori siano garantiti a un livello base, appena sufficiente e ancora una volta, le prime posizioni nella classifica sono dominate dalle regioni del Nord e del Centro Italia. É la dimensione istruzione a presentare i punteggi più bassi, con la Provincia Autonoma di Trento, in cima alla classifica, che presenta un punteggio di 68,6 su 100, mentre la media nazionale si attesta al 58,7. Questo mette in luce le fragilità del sistema educativo italiano, dove la scarsità di investimenti nelle strutture scolastiche, le disuguaglianze tra i vari territori e la difficoltà di garantire pari opportunità, a prescindere dal contesto di provenienza, rappresentano sfide sempre più urgenti.
Il WeWorld Index 2025 presenta anche i risultati di un’indagine esclusiva realizzata in collaborazione con Ipsos, che esplora l’impatto del mercato del lavoro sulla conciliazione tra vita privata e famiglia, e le persistenti disuguaglianze di genere. Il sondaggio, condotto nel 2024 su un campione di 1.100 lavoratori e lavoratrici tra i 20 e i 64 anni, offre uno spunto cruciale per comprendere le sfide di genere ancora presenti nel mercato del lavoro italiano, evidenziando che il 64% del campione non ha accesso a forme di lavoro flessibile (tra coloro che possono usufruirne, quasi 1 uomo su 4 (23%) non ne fa mai uso, rispetto al 14% delle donne) e che donne sono più spesso sottoposte a domande inappropriate, come la pianificazione di una gravidanza (44%, +22 punti rispetto agli uomini) o una gravidanza in corso (25%). Gli uomini, invece, si trovano più spesso a rispondere a domande sul loro stato di salute (35%) o sull’appartenenza sindacale (31%).
Il Rapporto ritiene che sia necessario un intervento che tenga conto di: famiglie al plurale, prendendo atto che in Italia esistono molteplici configurazioni familiari – omogenitoriali, monoparentali, con o senza figli, e con background migratorio – ma molte di queste incontrano ostacoli nel riconoscimento dei diritti, come le coppie omogenitoriali che non hanno accesso pieno all’adozione, mentre le famiglie con background migratorio affrontano barriere burocratiche e culturali; un welfare strutturale, non emergenziale e non più basato su soluzioni frammentarie come i “bonus”, che accentuano le disuguaglianze.
Per un cambiamento vero, occorre una politica che tuteli tutte le famiglie e superi i pregiudizi culturali, serve investire in servizi pubblici accessibili, favorendo la condivisione del lavoro di cura e garantendo opportunità concrete per le persone in condizioni di maggiore fragilità, serve creare un sistema equo e intergenerazionale e occorre promuovere un mercato del lavoro che concili carriera e vita privata.
Qui per scaricare il Rapporto: WeWorld-Index-Italia-2025_WeWorld.pdf