Scrivere in prima persona è diventato, per me, un atto necessario. Non tanto per spiegare, ma per restare. Per non cedere all’impotenza, per non abituarmi alla rassegnazione. Ma più ancora dello scrivere, in questi mesi ho sentito il bisogno di prendere appunti. Annotare, sottolineare, collezionare i libri che abbiamo attraversato insieme al Presidio Permanente di Pace della libreria iocisto. Titoli che sono diventati compagni di viaggio, strumenti per pensare, fenditure da cui far entrare aria nuova.
Il 6 aprile siamo arrivati al penultimo incontro della terza stagione del Presidio Pace IoCiSto. Un appuntamento importante, che ha posto al centro un tema decisivo: la rivoluzione del Femminile. E lo abbiamo fatto grazie alla presenza generosa e appassionata di due ospiti straordinari: Antonio Minaldi, filosofo, saggista e autore del volume “Del femminile e delle rivoluzioni”, e Paola Nugnes, attivista, urbanista, già senatrice, che da anni si batte per una politica ecologica, sociale e femminista. Le loro voci, differenti ma profondamente connesse, hanno dato spessore a una riflessione che si muoveva tra l’intimo e il politico, tra il desiderio e la possibilità.
Non si è parlato soltanto di donne, ma del femminile come postura critica e trasformativa. Di un modello alternativo al dominio maschile-capitalistico, che ha devastato relazioni, ambiente, convivenze. Un modello che sa stare nell’interdipendenza, nella cura, nell’ascolto, nella ciclicità della vita. Abbiamo parlato di comunismo intersezionale, di etica del cuore invisibile, di come ripensare la società non aggiungendo semplicemente donne al potere, ma cambiando le regole del potere stesso.
Ed è proprio per questo che il tema dell’educazione sarà il punto di approdo di questa terza stagione. Il nostro ultimo appuntamento, previsto per domenica 11 maggio 2025, sarà una restituzione corale: tutte le esperte e gli esperti che ci hanno accompagnato fin qui torneranno a confrontarsi per condividere strumenti, intuizioni, visioni. Ci guideranno verso un’idea di educazione che non si limiti a trasmettere saperi, ma insegni a convivere, a costruire legami, a coltivare pace.
Torneremo a parlare di Eunomia, Irene e Dike, le tre Ore della giustizia, della concordia e dell’equilibrio. Perché non c’è vera rivoluzione senza un’etica condivisa. Senza un fondamento simbolico che dia senso alle scelte, ai gesti, ai legami.
Io continuo a raccogliere libri, a riempire quaderni, a sottolineare frasi. È il mio modo di custodire ciò che abbiamo seminato. Di non dimenticare che esiste ancora uno spazio – fragile ma tenace – in cui pensare è un atto politico, e sperare è una forma di resistenza.
Il Presidio è questo: un tempo lento, ostinato, dove il futuro si prova a immaginare insieme.
Stefania De Giovanni