Sono 11.100 circa i rom e sinti stimati che vivono in insediamenti monoetnici, pari allo 0,02% della popolazione italiana. Qualora fosse ritenuta valida la stima al rialzo del Consiglio d’Europa sul numero complessivo dei rom e sinti in Italia (180.000 unità), è possibile sostenere che di essi solo il 6% viva in emergenza abitativa. 10.580 circa sono i rom e sinti presenti negli insediamenti formali (baraccopoli e macroaree). Nelle 64 macroaree vivono 4.931 sinti; nelle 38 baraccopoli vivono 5.649 rom. Sono invece 102 gli insediamenti formali all’aperto (baraccopoli e macroaree) in Italia, presenti in 75 comuni e in 13 regioni. 2.000 circa sono i rom stimati presenti nelle baraccopoli informali. L’aspettativa di vita di quanti presenti in baraccopoli è di almeno 10 anni inferiore a quella della popolazione italiana. Il 55% dei residenti ha meno di 18 anni. Sono meno di 1.000 i cittadini rom in emergenza abitativa a forte rischio apolidia in Italia. Dei rom e sinti presenti negli insediamenti istituzionali si stima che circa il 65% abbia la cittadinanza italiana. Le più grandi baraccopoli formali sono concentrate nella Città Metropolitana di Napoli e a Roma. La Città Metropolitana di Napoli è quella nella quale è presente la più alta concentrazione di rom in emergenza abitativa. In Italia esistono 2 centri di accoglienza riservati esclusivamente a persone rom nei Comuni di Latina e Napoli dove si accolgono in totale 150 persone rom. La più grande area di edilizia residenziale pubblica monoetnica si trova nella Regione Calabria, nel Comune di Gioia Tauro. Sono alcuni dei dati del Rapporto annuale dedicato alla condizione delle comunità rom e sinte in Italia, realizzato dall’Associazione 21 Luglio, dal titolo “Bagliori di speranza”.
“Dai risultati ottenuti attraverso l’attività di monitoraggio e raccolta dati condotta nell’arco dell’anno 2024 da Associazione 21 luglio, si legge nel Rapporto, l’Italia si conferma come il “Paese dei campi”, continuando a distinguersi nell’infelice primato di nazione europea che dedica maggiori risorse, sia umane che economiche, alla gestione di strutture abitative con un chiaro profilo discriminatorio. Nonostante gli sviluppi degli ultimi anni – sia dal punto di vista politico che di autonoma spinta alla fuoriuscita degli stessi abitanti – tendano verso il tramonto della stagione degli insediamenti monoetnici, l’Italia stenta a distaccarsi in modo unanime e deciso dalle politiche abitative segregative che hanno caratterizzato gli ultimi quarant’anni… Gli insediamenti monoetnici rappresentano la concreta attuazione di politiche pubbliche mirate a creare un sistema abitativo parallelo, destinato esclusivamente alle comunità rom e sinte, spesso al di sotto degli standard minimi stabiliti dalle normative nazionali e internazionali”.
Per quanto riguarda le comunità rom presenti all’interno della Città Metropolitana di Napoli, si confermano innanzitutto le criticità relative alle condizioni igienico sanitarie degli insediamenti. L’accesso all’acqua non è sempre garantito e spesso gli impianti idrici risultano non funzionanti o comunque insufficienti per coprire il fabbisogno idrico delle famiglie. I servizi igienici sono pochi, spesso autocostruiti e insalubri. Oltre alle condizioni materiali estremamente deprivate, la regolarizzazione documentale e l’iscrizione anagrafica rappresentano un elemento chiave nell’inclusione sociale delle famiglie rom. Le associazioni del Terzo Settore che operano quotidianamente all’interno degli insediamenti e in collaborazione con le comunità rom del territorio si trovano a vivere e a lavorare in una condizione emergenziale. Al contempo, le amministrazioni pubbliche che si trovano a operare cronicamente in difficili condizioni economiche e organizzative, non dimostrano di possedere né le capacità di gestione economica né le competenze progettuali sufficienti per superare le problematiche profonde degli insediamenti. Questa situazione crea dunque un vero e proprio circolo vizioso.
Il Rapporto elenca 9 Raccomandazioni: 1. Garantire l’indipendenza dell’UNAR dal potere esecutivo, rafforzandone competenze, risorse e poteri per finanziare le azioni della Strategia Nazionale 2021-2030. 2. Considerare, nell’ambito delle azioni rivolte al superamento degli insediamenti monoetnici, anche quelli informali e quelli realizzati dalle autorità pubbliche che riportano caratteristiche simili. 3. Sviluppare metodologie operative, campagne di ascolto e forme di partecipazione attiva per promuovere l’empowerment delle donne rom e sinte. 4. Seguire il decreto direttoriale UNAR con un’approvazione ufficiale da parte del Consiglio dei Ministri. 5. Affrontare in seno al Forum e alla Piattaforma il tema dei matrimoni precoci, con la stesura di linee guida per la tutela dei diritti dell’infanzia. 6. Definire valori attesi per ogni indicatore quantitativo e stabilire protocolli per la raccolta dei dati utili al monitoraggio dell’implementazione della Strategia Nazionale 2021-2030. 7. Promuovere sinergie con i ministeri dell’Istruzione, della Salute e dell’Interno per interventi multidimensionali di supporto scolastico, garantendo, oltre al diritto allo studio, anche i diritti fondamentali dell’infanzia. 8. Fornire consulenza e formazione agli Enti locali e regionali per facilitare l’accesso ai fondi europei e nazionali destinati all’inclusione. 9. Rafforzare le associazioni appartenenti alla Piattaforma e al Forum attraverso attività di empowerment e supportarle nella partecipazione a bandi nazionali ed europei.
Qui per scaricare il Rapporto “Bagliori di speranza”