In seguito all’ennesima strumentalizzazione da parte di media, giornali e politica, abbiamo scelto di fare un po’ di chiarezza su quanto avvenuto domenica 30 marzo, durante il corteo indetto dal Coordinamento Torino per Gaza: “Corteo per la Palestina – Non c’è pace sotto occupazione”.
Domenica in piazza c’era l’intero Coordinamento Torino per Gaza, un coordinamento cittadino composto da realtà estremamente eterogenee e persone di svariati orientamenti politici, fedi religiose, accomunate dal desiderio di opporsi al genocidio in corso in Palestina.
Come abbiamo già fatto in passato, durante il presidio alcune persone hanno dato fuoco alle foto di alcuni personaggi responsabili e complici a diversi livelli e con diverse modalità del genocidio in Palestina, Meloni era tra queste.
Troviamo assurdo che le prime pagine dei giornali lascino spazio all’indignazione per un po’ di cartone bruciato, mentre, con il sostegno politico, economico e militare del governo Meloni, da 18 mesi è in corso il genocidio del popolo palestinese e, proprio in queste settimane, la crisi umanitaria a Gaza raggiunge una gravità senza precedenti.
Tuttavia, sentiamo il bisogno di rispondere alle strumentalizzazioni razziste e islamofobe e alle narrazioni distorte. La foto di Meloni non è stata bruciata durante le celebrazioni religiose, ma durante la nostra manifestazione. Nonostante ciò, gran parte della politica e dei media si sono affrettati a mescolare velocemente i due eventi, diversi tra loro, per accusare collettivamente la comunità islamica e portare avanti la solita narrazione islamofobica.
Il Coordinamento Torino per Gaza condanna la vergognosa opera mistificatoria ideata ad arte per attaccare e mettere in difficoltà una minoranza religiosa, proveniente da un partito che fa dell’ossessione per l’odio del diverso la propria bandiera, basti vedere la loro ira scagliata contro la recente cena di Iftar avvenuta il 21 marzo a Milano.
Il senso di questo gesto è esprimere la nostra rabbia e condanna politica contro chi è responsabile di un genocidio che ha causato già decine di migliaia di morti, con il supporto e la legittimazione anche dell’Occidente, Italia inclusa.
Perché si tenta di fabbricare una ricostruzione dei fatti diversa dalla realtà, attribuendo il gesto alla comunità islamica invece che al Coordinamento?
Allo stesso modo condanniamo partiti politici e istituzioni che esigono da chi fa parte della comunità islamica di prendere le distanze, alienarsi dalle lotte che si portano avanti e dalle proprie emozioni (qualcunə si stupirà scoprendo che le persone musulmane, proprio come le altre persone, provano tristezza, disperazione e rabbia), rinunciando alla propria libertà di espressione, accettando sommessamente che lo Stato nel quale si trovano sia complice di un genocidio, in cambio della promessa di un qualche tipo di tutela contro la violenza.
Questa operazione non riuscirà nel tentativo di aggravare l’odio razziale e l’islamofobia, né potrà distogliere l’attenzione dalle responsabilità del governo Meloni, complice del genocidio in Palestina.
Se si prestasse per le persone arse vive dagli attacchi israeliani la stessa attenzione dedicata alle sorti di questa foto su un pezzo di cartone, il mondo sarebbe un posto migliore per tuttə.
Coordinamento Torino per Gaza