In occasione dell’8 Marzo la Funzione Pubblica CGIL ha deciso di rendere pubblici i primi dati di una propria ricerca che analizza la diffusione delle violenze e molestie nella Pubblica amministrazione e nei Servizi pubblici. Il quadro che emerge è allarmante: sembrerebbe quasi essere normale interfacciarsi con casi di molestia o violenza all’interno del proprio luogo di lavoro. Il 54,8% del campione analizzato ha infatti sentito parlare di casi di molestia e violenza nel proprio luogo di lavoro.

Un’ampia maggioranza ritiene che ci sia un elevato rischio di ripercussioni sulla propria carriera in caso di denuncia e vede una correlazione stringente tra posizione di potere e abuso. L’80% del campione vorrebbe un servizio di assistenza psicologica gratuito nel proprio luogo di lavoro, e il 70% un sistema di segnalazioni anonime in caso di violenza o molestia. Il report, dal titolo Voglio essere libera, evidenzia come nonostante gli interventi legislativi, i codici di comportamento e le direttive ministeriali che nel tempo si sono succedute, il rispetto delle lavoratrici e la loro tutela da molestie e violenze sia ancora tutta da acquisire.

Dai dati analizzati emerge un quadro allarmante: in tutti e tre i settori esaminati, funzioni centrali (Ministeri, Agenzie, ecc.), funzioni locali (Comuni, Regioni, Province) e sanità pubblica, non sembra essere un’eccezione aver sentito parlare di casi di molestia e violenza all’interno del proprio luogo di lavoro e sembrerebbe quasi essere normale interfacciarsi con casi di molestia o violenza all’interno del proprio luogo di lavoro, soprattutto se si lavora nell’ambito della sanità pubblica.

Allo stesso modo, le persone intervistate hanno espresso una valutazione bassa rispetto alla disponibilità e all’efficacia dei servizi di supporto per vittime di molestie e violenze. La media delle risposte mostra, infatti, che la percezione dell’adeguatezza dei servizi non raggiunge la sufficienza, attestandosi tra il 3,63 e il 4,82 su 10. Questo ci mostra una chiara carenza di misure di protezione. Allo stesso modo, tuttavia, è emerso quanto sia bassa la conoscenza e consapevolezza degli strumenti a disposizione. É stato chiesto ai rispondenti se nel loro luogo di lavoro fosse in vigore un Codice/Procedura per la prevenzione delle molestie e delle violenze, ma la maggior parte non ha saputo rispondere (43,2%).

Allo stesso modo, è stato chiesto se nel proprio luogo di lavoro fosse presente un sistema di segnalazione in caso di violenza o molestia e, anche in questo caso, oltre il 40% dei rispondenti non sapeva rispondere. Anche nel caso della Consigliera di Parità oltre il 60% ha dichiarato di non conoscerne l’esistenza e il ruolo, così come oltre il 50% non conosceva l’esistenza del periodo di astensione dal lavoro per le lavoratrici vittime di violenza.

La ricerca mette in evidenza come il ruolo della gerarchia nelle dinamiche di molestia e violenza sia un elemento ricorrente nelle testimonianze: la correlazione tra potere e abuso viene valutata tra il 7,03 e l’8,5 su 10, segnalando che le molestie spesso avvengono in un contesto in cui il superiore gerarchico abusa della propria posizione. Anche un ambiente lavorativo caratterizzato da omertà, poca sensibilità su queste tematiche oltre che l’assenza di strumenti di protezione e tutela adeguati, sono rappresentati come elementi che alimentano l’insicurezza.

Un altro dato significativo riguarda il timore delle conseguenze in caso di denuncia: in tutti e tre i settori, il rischio percepito di ripercussioni sulla carriera e sull’attività lavorativa oscilla tra il 6,7 e il 6,92 su 10. Ciò indica una diffusa paura di ritorsioni e una scarsa fiducia nei meccanismi di tutela esistenti. E rispetto a questa scarsa fiducia, circa il 20% del campione non ritiene utile il ruolo della Consigliera di Parità ma, allo stesso tempo, oltre l’80% riterrebbe fondamentale l’inserimento di sportelli di assistenza psicologica nei luoghi di lavoro e oltre il 70% vorrebbe un sistema di segnalazioni anonime in caso di violenza o molestia che garantiscano sicurezza e protezione alle vittime.

Emerge, inoltre, una forte richiesta di formazione e sensibilizzazione: molti lavoratori ritengono necessaria una maggiore educazione su come riconoscere e prevenire situazioni di molestia o violenza a causa della poca o scarsa consapevolezza rispetto a tali tematiche presente nel luogo di lavoro – per il 74,6%, infatti, c’è poca o nessuna consapevolezza. Infine, arriva anche la forte richiesta di una legge che garantisca un congedo/permesso retribuito in caso di violenza o molestia sul proprio luogo di lavoro.

I dati che emergono, ha sottolineato Serena Sorrentino, Segretaria Generale Fp Cgil, sono molto preoccupanti. É un fenomeno molto più diffuso di quanto non si denunci, ma soprattutto ci dice che ci sono tanti segmenti che sono azionabili sia a livello di tutela individuale che collettiva che non sono conosciuti. Come organizzazione sindacale ci prendiamo l’impegno, sia nella contrattazione che nel rapporto con le istituzioni, per tentare di fare evolvere nella strumentazione che daremo a lavoratrici e lavoratori il loro diritto ad essere liberi, e soprattutto a contrastare le discriminazioni e le violenze nei luoghi di lavoro”.

Qui il Report: https://www.fpcgil.it/wp-content/uploads/2025/03/REPORT.pdf.