lScritto nel 1975, nel 1976 esce “Ultima frontiera” di Carlo Cassola, non un romanzo ma un saggio che può dirci molto, oggi, sul presente drammaticamente complesso che stiamo vivendo.
L’umanità, il sistema, i sistemi capitalistici sono, come forse non mai, vicini al collasso. Occorrerebbe una decisa e decisiva rivoluzione culturale, socio-politica e, conseguentemente, economica. Si sta giocando con la fine dell’umanità che, sempre più prossima, potrebbe essere scongiurata soltanto da una completa inversione di orizzonti. Al nazionalismo, all’attuale assetto mondiale basato sugli Stati nazionale, prodomico della guerra, bisognerebbe contrapporre l’internazionalismo, una visione di proficua cooperazione; alla logica bellicistica, delle armi e delle guerre per una falsa e fallace risoluzione dei problemi e delle controversie, occorre scegliere e abbracciare il pacifismo nella connotazione precisa di antimilitarismo e disarmo. Lo stucchevole “Se vuoi la Pace prepara la guerra”, lo lasciamo ai generali, ai signori delle guerre, ai produttori e commercianti di armi e di morte, a chi vuole lucrare sulle ricostruzioni che seguono alle distruzioni delle guerre; il popolo, noi, tutte e tutti, dobbiamo sempre più avere consapevolezza e forza nell’affermare che se si vuole costruire la Pace bisogna lavorare per la Pace, incessantemente; per il disarmo totale: se non ci sono armi non è possibile iniziare e condurre guerre, se non a mani nude, con la clava al massimo. Tutto ciò se siamo convinti, avvertiti e consapevoli di un rischio molto concreto – che è meglio non correre – di fine dell’umanità.
Viviamo un tempo sospeso, un senso di smarrimento, un sentimento di terrore per quello che può realisticamente succedere e che, a tutti i costi, dobbiamo impedire che succeda: dobbiamo, sì, fare guerra alla guerra; meglio, lottare per la Pace, contro la catastrofe che sarebbe totale. Prima del baratro, siamo all’ultima frontiera e non dobbiamo, non possiamo andare oltre.
Il baratro, l’abisso senza fondo, è quello della 3^ guerra mondiale, non quella a pezzetti per altro già da tempo iniziata, ma globale e foriera dell’annientamento, della distruzione dell’unico pianeta che abbiamo (e, con buona rassegnazione di Musk, su Marte non ci vogliamo andare…).
Stiamo vivendo una terribile vigilia e dobbiamo fare di tutto perché non si arrivi al terrificante epilogo. Altre vigilie sono state vissute attorno al 1910 con la “belle epoque” che incoscientemente e allegramente andò incontro alla I^ guerra mondiale e non vorremmo cogliere qualche analogia con il presente, se si pensasse di sottovalutare il pericolo. Un’altra vigilia si concretizzò nella II^ guerra mondiale e, ancora, a metà degli anni ’70 del secolo scorso si visse un’ennesima vigilia, ma fortunatamente fu scongiurata la III^; oggi, drammaticamente, si ripropone l’eventualità che possa conflagrare.
In molti affermano che sia già in corso ed effettivamente, se si pensa al coinvolgimento delle grandi potenze e alle condizioni di guerre e conflitti vari presenti dappertutto nel mondo, quella che stiamo vivendo è una tragedia collettiva e, aldilà dei fusi orari e delle distanze chilometriche, tutti gli scenari ci sono vicini e da vicino ci coinvolgono e ci interrogano. Cosa fare? Occorre partire da un presupposto: la consapevolezza da maturare e acquisire che, volendolo esercitare senza delegare, il popolo ha il potere. Occorre mobilitarsi in tutti i modi possibili, in ogni dove, in qualsiasi contesto e condizione; fare pressioni forti e produrre domande e istanze ai propri governanti, generare informazione coscienza e consapevolezza, pretendere giustizia, indispensabile alla Pace.
E’ superfluo pensare a cosa accadrebbe se ciechi belligeranti cominciassero a usare gli armamenti già oggi disponibili a profusione. A fronte di questa realtà si pensa – in modo generalizzato, Europa in testa – al riarmo, in modo assurdo e cieco. Il ReArm Europe vale 800 miliardi, mentre ben altre sono le priorità: dai disastri eco-climatici che si susseguono senza soluzione di continuità, agli studenti che affrontano tagli e riforme reazionarie, alle lavoratrici e lavoratori alle prese con un lavoro sempre più pericoloso e sottopagato.
Quali i motivi, cosa c’è dietro a questo correre verso la distruzione? Alla base di tutto – e a solo favore delle classi dominanti, dei grandi potenti – c’è l’antico ed efficace divide et impera ottenuto tramite l’altrettanto antico ed efficace principio del nazionalismo – con il suo portato di militarismo – che mette i governi e, purtroppo, i rispettivi popoli, sempre i soli a pagare, gli uni contro gli altri. Le cause, poi e ancora, sono sempre le stesse: geopolitiche, economiche, militari, sempre a vantaggio di pochi che per riarmarsi affossano sanità istruzione e ben-essere delle comunità. A combattere e morire, però, sono sempre gli altri.
Un’inutile e vana difesa della sovranità nazionale, una logica dei piccoli Stati e staterelli, oggi non ha molto senso; la continua corsa al riarmo e alle spese militari che cancellano il welfare, sarebbero da abbandonare immediatamente e in modo definitivo: ci sono e si devono adoperare altri mezzi e modi – le diplomazie, le mediazioni, gli accordi internazionali – vantaggiosamente reciproci, b bn bbn per risolvere e definire le controversie.
Quindi? Abbiamo bisogno di solidarietà, cooperazione, buona volontà e determinazione in direzione della Pace. Quindi, disarmo! Altra strada non c’è di fronte all’ultima frontiera.
Giuseppe Musolino, amministratore RETE MOBILITAZIONE GLOBALE PACE – retemobilitazioneglobalepace@gmail.com