Nell’area dove si trova l’ospedale dell’ONG non ci sono ancora vie d’accesso e uscita autorizzate. Prosegue la difficoltà di far entrare rifornimenti, mancanza di corrente elettrica, escalation degli attacchi.
È di ieri la notizia ufficiale della presa di Khartoum da parte delle forze governative, Sudanese Armed Forces (SAF), a quasi due anni dall’inizio del conflitto in Sudan tra esercito governativo e forze paramilitari Rapid Support Forces (RSF).
L’intensificarsi dei combattimenti nella capitale delle ultime settimane aveva avuto ripercussioni anche sull’attività di EMERGENCY che, fin dai primi giorni di guerra, non ha mai lasciato né Khartoum né le altre città in cui è presente nel Paese. Nell’area in cui si trova il Centro Salam di cardiochirurgia di EMERGENCY non sono ancora state riaperte e autorizzate vie di entrata e uscita, così i rifornimenti sono bloccati e gli spostamenti dello staff per lasciare o raggiungere l’ospedale sono impossibili.
“Questi ultimi giorni sono stati particolarmente difficili a causa di violenti combattimenti anche a pochi chilometri di distanza dal nostro ospedale – sottolinea Matteo D’Alonzo, direttore del Centro di EMERGENCY a Khartoum –. Abbiamo avuto notizie di un aumento della criminalità e della violenza, razzie e arresti improvvisi. A causa dell’assedio alla città, da tre mesi aspettiamo l’entrata di sei camion carichi di beni essenziali, dal cibo ai prodotti per l’igiene, ai farmaci che sono fondamentali per le nostre attività. Alcuni membri del nostro staff sono bloccati qui da quasi un anno. Da gennaio non c’è più corrente elettrica e andiamo avanti solo con i generatori. Aspettiamo l’autorizzazione ufficiale a percorrere una delle strade in entrata e uscita dalla nostra area che permetterebbe a personale e rifornimenti di spostarsi.”
EMERGENCY è operativa a Khartoum dal 2007 con il Centro Salam di cardiochirurgia che è sempre rimasto aperto dal 15 aprile 2023, data di inizio della guerra in Sudan anche se ha dovuto interrompere le attività cardiochirurgiche per mancanza di materiali e dell’elettricità. I 400 membri dello staff sudanese e internazionale hanno comunque continuato a offrire un servizio di medicina d’urgenza e cure pediatriche che rischiano di dover essere sospese se i rifornimenti resteranno bloccati.
“A questo punto contiamo di riuscire a riavviare la rotazione del nostro staff in uscita ed entrata dalla città per dare il cambio al personale internazionale e di ricevere finalmente il materiale necessario per poter proseguire con le attività ma soprattutto per ricominciare a operare i nostri pazienti cardiaci: la lista d’attesa della sala operatoria è già lunga. Il Centro Salam è l’unico punto di riferimento per i pazienti cardiaci che non sono andati via. Tante persone stanno tornando a casa, qui nella capitale, nonostante molti di loro una casa non ce l’abbiano più.” conclude D’Alonzo.
Continua a essere al centro dei combattimenti Nyala, nel sud Darfur, dove quotidianamente si verificano attacchi aerei. Qui EMERGENCY ha da poco riavviato l’attività ospedaliera del suo Centro pediatrico, interrotta negli scorsi mesi a seguito del saccheggio subito nell’ottobre 2023.
EMERGENCY è presente a Khartoum con il Centro Salam di cardiochirurgia e con un ambulatorio pediatrico; con un centro pediatrico a Port Sudan, nello stato del Mar Rosso dove in questi due anni sono arrivati migliaia di profughi. A Nyala, in Sud Darfur con un centro pediatrico, ad Atbara nel nord-est del Paese, a Kassala, vicino al confine con l’Eritrea, e a Gedaref, a sud-est con degli ambulatori cardiologici.