Pubblichiamo la nota di Antonio Mazzeo, nostro prezioso collaboratore, con la quale interviene per fare chiarezza in merito agli scontri avvenuti nel capoluogo peloritano nel corso dell’ultima manifestazione contro il ponte sullo stretto, a seguito anche dell’articolo di Repubblica apparso ieri, intitolato «Messina, scontri e manganellate al corteo “No ponte”: un agente ferito. Solidarietà di Salvini»_
Ho visto un’interminabile serie di provocazioni da parte degli agenti di Polizia, supportati da Carabinieri e Guardia di Finanza. Il lancio di due mini-petardi contro le autoblindo schierate a “difesa” della “Zona Rossa” (all’incrocio tra viale Boccetta e Via Concezione) è stato sufficiente per scatenare manganellate a destra e manca, soprattutto da parte di un paio di esagitati e “inselvaggiti” agenti di PS. E poi corse e inseguimenti al nulla, schieramenti bellici e antisommossa a presidio di palazzi, banche e vetrine che nessun@, dico nessun@ ha mai tentato di avvicinare.
Ciò che più mi ha amaramente colpito è stata però la cinica strategia di rappresentare in maniera teatrale – più per intimidire i passanti e i residenti che i manifestanti – azioni repressive e di “controllo della folla” mutuate dalle pluridecennali pratiche delle forze armate italiane e NATO in Kosovo, Libano, Iraq, Afghanistan. Urban Warfare viene definita nei manuali di guerra. E Messina, ieri, ne è stata teatro per la prima volta.
Si è trattato cioè della “necessaria” sperimentazione dei processi di militarizzazione e repressione di ogni forma di dissenso che saranno implementati con l’inizio dei cantieri del Ponte sullo Stretto di Messina.
Farebbero bene a capirlo tutti gli abitanti dello Stretto e quei presunti “No Ponte” che ieri hanno volutamente disertato l’evento per poi delegittimarlo e criminalizzare i partecipanti, sposando la falsa e ignobile versione della Questura.
La bellissima foto di apertura di questa nota[ndr] dell’amico giornalista Enrico Di Giacomo immortala il primo intervento, del tutto gratuito e violento, delle forze dell’ordine contro i manifestanti del Carnevale No Ponte, ieri pomeriggio a Messina.
Un attacco brutale a cui sono seguiti per ore fronteggiamenti, spintonamenti, inseguimenti, caccia all’uomo in un clima di crescente militarizzazione di ogni spazio fisico della città fino all’ignobile attacco di stanotte in galleria Vittorio Emanuele – tra pub e paninerie – contro alcuni dei manifestanti, di fronte a centinaia di minorenni atterriti.
Giustificare la repressione come risposta all’imbrattamento di muri e monumenti – pratica che non appartiene alla cultura di chi scrive e di tanti che hanno partecipato ieri al corteo – è ignobile. Ancora più grave che l’accusa di “violenti” e “vandali” venga da persone che in questi anni hanno sostenuto tutti i progetti di devastazione dei territori (penso al TAV in Val Susa o al MUOS a Niscemi) è davvero inaccettabile.
Forze politiche e sindacati “No Ponte” farebbero bene a chiedere le dimissioni del Questore e di chi (?) ha gestito ieri il disordine pubblico.