Ieri sera, alle ore 23, le 35 persone soccorse dalla nave Life Support di EMERGENCY sono sbarcate nel porto di La Spezia. I naufraghi viaggiavano su un gommone sovraffollato che già stava imbarcando acqua e sono stati portati in salvo lunedì 17 marzo con un intervento nelle acque internazionali della zona Sar libica.
“Siamo arrivati a La Spezia dopo oltre tre giorni di navigazione in cui le condizioni meteo non sono state sempre favorevoli, con onde alte e venti forti – commenta Domenico Pugliese, comandante della Life Support di EMERGENCY-. Lo sbarco si è concluso senza difficoltà grazie alla collaborazione con le autorità e finalmente ora i naufraghi sono al sicuro a terra. Mentre ci prepariamo per la prossima missione non possiamo che augurare a tutti il meglio per la loro vita futura.”
I naufraghi, tutti uomini ad eccezione di una donna, una bambina e cinque minori non accompagnati, erano partiti dalle coste libiche e provengono prevalentemente dal Sudan, un Paese in cui imperversa una guerra cruenta di cui EMERGENCY stessa è testimone. Proprio in Sudan, infatti, EMERGENCY è tuttora presente con il Centro Salam di cardiochirurgia di Khartoum dove ha operato gratuitamente più di 10mila pazienti provenienti da 33 Paesi diversi. Offre inoltre assistenza pediatrica nei suoi centri di Khartoum, Nyala, Port Sudan e visite cardiologiche nelle cliniche di Atbara, Kassala e Geddaref.
“Nei giorni di navigazione che sono stati necessari per raggiungere il porto di sbarco abbiamo avuto modo di ascoltare le testimonianze di tante persone soccorse che scappavano dalla guerra – afferma Chiara Picciocchi, mediatrice culturale a bordo della Life Support. Un ragazzo del Sudan ci ha raccontato di aver lasciato il proprio villaggio per raggiungere Khartoum, dove ha iniziato anche l’università. Ma poi gli scontri e le violenze della guerra tuttora in corso sono diventati sempre più diffusi, il padre è stato torturato e lui per non rischiare la vita ha deciso di andarsene. Così dalla capitale ha raggiunto l’Egitto a piedi, per poi continuare fino in Libia, sognando l’Europa. Ha tentato tre volte la traversata del Mediterraneo: la prima volta il mezzo su cui viaggiava è stato intercettato dalla cosiddetta Guardia Costiera libica ed è finito in carcere, la seconda per il meteo cattivo sono dovuti tornare indietro, la terza è stato un viaggio spaventoso, ma è stato soccorso dalla Life Support. Ci ha confermato che, nonostante i pericoli, il rischio di un viaggio in mare è preferibile rispetto alle difficoltà e alle esperienze vissute nelle carceri libiche.”
Un altro naufrago sudanese a bordo racconta la sua esperienza: “Ho lasciato il mio Paese quando la guerra è arrivata nella mia città natale, nel Sudan centrale. Non c’era futuro per me lì, né sicurezza, non avevo altra scelta che andarmene. Come tanti altri, sono fuggito in Libia attraverso un viaggio lungo e brutale, poi sono riuscito a trovare lavoro in un’azienda elettrica dove sono rimasto per tre mesi. Ma la Libia non era meglio del Sudan: per un immigrato, camminare per la città significa rischiare la vita. La gente aggredisce gli immigrati per strada, li deruba, li tratta come nullità. Poi le cose sono peggiorate ulteriormente. Pochi giorni prima della mia partenza, ci sono state proteste contro gli immigrati. La gente gridava che gli stavamo togliendo il lavoro, che gli stavamo togliendo il futuro. Il razzismo era insopportabile, sapevo di non poter restare.”
“Il viaggio attraverso il mare è stato terrificante – prosegue il ragazzo sudanese -. Non riesco a trovare le parole per descrivere come mi sentivo su quella minuscola barca di soli sei metri, con più di trenta persone. Tutti intorno a me avevano perso la speranza. Il rischio era enorme, ma per me la vita in Sudan non era migliore dei pericoli del mare aperto. Non avevo paura. Avevo ancora speranza. Quando abbiamo visto una barca avvicinarsi, si è diffuso il panico: pensavamo fosse la cosiddetta Guardia Costiera libica, pronta a catturarci e a rispedirci all’inferno. Ma poi abbiamo sentito una voce, l’accento arabo non era libico. In quel momento abbiamo capito che ci stavano salvando”.
Con lo sbarco di ieri sera la Life Support ha concluso la sua 29/a missione nel Mediterraneo centrale. La nave Sar di EMERGENCY opera in questa regione dal dicembre 2022 e in questo periodo ha soccorso un totale di 2.486 persone.