L’International Rescue Committee – IRC Italia è presente a Trieste dal 2021, dove fornisce supporto alle persone appena arrivate dalla rotta balcanica. Ogni giorno, un team di tre IRC Protection Officer identifica decine di nuovi arrivi nell’area della stazione centrale e fornisce loro informazioni sui loro diritti, orientamento legale, supporto per l’accesso a servizi essenziali (come dormitori a bassa soglia, mense, cliniche mediche) e supporto per l’accesso all’asilo. Il personale IRC lavora anche per identificare vulnerabilità e persone con esigenze specifiche, offre primo soccorso psicologico e distribuisce articoli non alimentari.

Di recente è stato presentato il “Trieste Annual Report 2024” con il quale l’International Rescue Committee – IRC Italia fa il punto sull’evoluzione della rotta balcanica e le condizioni delle persone migranti che giungono a Trieste, fornendo un’analisi dettagliata basata su dati raccolti sul campo e mettendo in evidenza alcune discrepanze con le stime ufficiali, nuove tendenze migratorie e le sfide nell’accesso ai servizi essenziali.

Partiamo dalla discrepanza rispetto alle stime ufficiali. Stando a quanto dichiarano Frontex e il Governo italiano, nel 2024 ci sarebbe stata una drastica riduzione delle migrazioni lungo la rotta balcanica (fino al 78% in meno). Tuttavia, i dati raccolti direttamente dall’IRC Italy e da Diaconia Valdese a Trieste mostrano una realtà diversa: la diminuzione è solo del 16%, con un totale di 13.460 arrivi. Stiamo parlando di una discrepanza che mette in evidenza gravi limiti in ordine alla trasparenza e alla metodologia di rilevamento dei dati ufficiali e appalesa, come dimostrato dall’IRC, che le persone migranti si stanno adattando ai controlli più rigidi, scegliendo percorsi più pericolosi e restando meno visibili, ma senza interrompere i flussi migratori. La maggior parte dei migranti proviene da Afghanistan, Siria, Turchia e Bangladesh. In particolare, è cresciuto il numero di siriani in transito attraverso la rotta balcanica.

Il rapporto evidenzia anche come la composizione demografica dei migranti stia cambiando e sebbene la maggioranza resti costituita da uomini adulti soli (8.399 persone, pari al 63%), cresce significativamente il numero di donne sole (+250%) e di famiglie (+52%). Per non parlare delle migliaia di minori non accompagnati (2.192) che continuano ad attraversare Trieste ogni anno, spesso senza registrarsi ufficialmente, il che li priva dell’accesso ai servizi di protezione. Sono dati che confermano inconfutabilmente come la rotta balcanica non sia solo percorsa da giovani uomini in cerca di opportunità economiche, ma anche da persone particolarmente vulnerabili che fuggono da situazioni di conflitto, instabilità politica e persecuzione.

Persone che però hanno gravi difficoltà a poter accedere ai servizi essenziali: molti migranti incontrano lunghe attese (7-20 giorni) per formalizzare la domanda d’asilo presso la Questura di Trieste e molte sono le pratiche arbitrarie segnalate da parte di mediatori culturali impiegati dalla Questura, che potrebbero scoraggiare o impedire alcune registrazioni. Una situazione che determina un circolo vizioso: le persone in attesa dell’asilo non possono accedere ai centri di accoglienza e sono quindi costrette a vivere in condizioni di estrema precarietà, dormendo in strada o in edifici abbandonati come il vecchio porto. La mancanza di servizi di base come bagni pubblici e rifugi d’emergenza aggrava ulteriormente la loro situazione.

Eppure, come conferma il rapporto, la stragrande maggioranza dei migranti non considera affatto Trieste la propria destinazione finale: il 57% ha dichiarato infatti di voler raggiungere altri Paesi europei, principalmente Germania e Francia. Solo il 24% ha espresso l’intenzione di chiedere asilo in Italia, ma il numero effettivo di richieste formalizzate è molto più basso (circa il 9%). E ciò a dimostrazione che le politiche restrittive alle frontiere non fermano il movimento delle persone, ma le costringono a percorsi più pericolosi e costosi, spesso alimentando il traffico di esseri umani.

Ciò che ancora una volta viene denunciato con questo rapporto è la totale assenza di un piano strutturato da parte delle autorità pubbliche per affrontare il fenomeno migratorio. L’intera risposta umanitaria a Trieste è lasciata alle ONG e ai volontari, senza un adeguato supporto istituzionale. Le autorità locali sembrano concentrarsi più sulla gestione dell’ordine pubblico che sulla tutela dei diritti delle persone migranti.

In particolare, nel 2024 ci sono state operazioni di sgombero forzato di rifugi informali, senza fornire alternative di accoglienza adeguate, come quello del 21 novembre 2024, quando 250 persone in movimento sono state espulse da strutture abbandonate nel porto di Trieste senza preavviso alle organizzazioni locali. Uno sgombero che se da un lato ha portato a una temporanea accelerazione delle procedure di accoglienza, dall’altro ha visto il porto nuovamente ripopolato di persone senza alternativa abitativa.

Qui per scaricare il Rapporto: https://www.rescue.org/eu/report/irc-italy-monitoring-report-2024-profiles-and-needs-people-arriving-trieste-balkan-route.