Genocidio a Gaza
Ieri sono stati uccisi due palestinesi e feriti altri 23.
Dall’alba di oggi sono state registrate le uccisioni di 4 civili e 6 feriti nei bombardamenti dell’artiglieria israeliana contro la zona occidentale di Gaza città. 21 sono i corpi estratti da sotto le macerie, metà dei quali bambini piccoli.
L’artiglieria israeliana ha colpito anche a Khan Younis, nel sud della Striscia, ma non sono state registrate vittime.
Crimine di guerra
Netanyahu ha deciso di bloccare gli aiuti umanitari e nessuno dei Paesi ricchi ha battuto ciglio di fronte alla condanna a morte di 2 milioni di persone.
Dall’alba di ieri, domenica 2 marzo, subito dopo la scadenza della prima fase dell’accordo entrato in vigore il 18 gennaio, non è stato ammesso l’ingresso di un solo camion di aiuti.
È una forma di ricatto, per ottenere cedimenti da parte palestinese sul tavolo della trattativa. Condanne dai Paesi arabi (Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Giordania,…), appelli dell’Onu, ma silenzio assordante dai Paesi Nato amici di Netanyahu e complici del genocidio a Gaza.
Cisgiordania
Il campo profughi di Jenin è stato svuotato dalla sua popolazione. Si chiama deportazione, ma la stampa scorta mediatica parla come al solito secondo le veline dell’esercito israeliano di azioni anti terrorismo.
Gerusalemme
Alla preghiera notturna per il mese di Ramadan, Taraueeh, i fedeli musulmani sono stati disturbati dalla presenza delle forze di occupazione tra le file di persone.
Non sono lì per proteggere il momento di devozione, ma per sorvegliare.
È un atteggiamento provocatorio che mira a creare disaggio e sottomissione.
Ieri all’interno della moschea e sulla spianata si sono raccolti 72 mila palestinesi.
Malgrado i posti di blocco, molti musulmani sono arrivati da fuori Gerusalemme, sia dalla Cisgiordania sia dallo stesso Israele.
Vertice arabo
Domani al Cairo si terrà il vertice straordinario arabo.
Hanno assicurato la loro presenza, oltre al presidente Al-Sisi, Mohammed Bin Salman, Tamim e Abdallah II.
A nome della Palestina ci sarà il presidente Abbas.
Un ordine del giorno che non guarda alla realtà odierna dell’aggressione israeliana contro Gaza, ma insegue i piani USA-Israele. La proposta di discussione è come ricostruire Gaza senza deportare la popolazione, in contrapposizione al piano Trump.
L’interesse che accomuna i capi di stato arabi è la paura di perdere la poltrona, la protezione militare degli Usa e i finanziamenti per i due Paesi non petroliferi Giordania e Egitto. Vogliono coprire le loro vergogne con una foglia di fico. Sono diplomazie perdenti, perché non hanno il coraggio di guardare in faccia la realtà .
Trattative
L’inviato Usa in Medio Oriente ha rinviato il suo viaggio nella regione previsto per oggi, ma l’amministrazione Usa ha approvato le forniture di armi ad Israele, soprattutto le munizioni da 2.000 libre (circa 1.000 kg).
La sua proposta di una tregua di 50 giorni in attesa di un accordo definitivo coincide con la tattica di Netanyahu: “Portare a casa gli ostaggi e poi riprendere la guerra”.
Il rinvio del viaggio è causato dalla tenuta al Cairo del vertice arabo e prima dei risultati dell’incontro, non sarà facile per il governo egiziano avere una posizione politica sul negoziato.
Hamas ha condizionato lo scambio dei prigionieri al raggiungimento di un accordo per la fine della guerra (obiettivo della seconda fase del negoziato).
La risposta di Netanyahu è stata: affamare gli sfollati e impedire la cura dei malati.
In un discorso sferzante il premier ricercato internazionale per crimine di guerra ha detto: “Niente pasti gratis”, riferendosi alla distribuzione di cibo cotto, da parte delle organizzazioni umanitarie, agli sfollati di Gaza che non possiedono nulla.
Siria
Una dura presa di posizione della comunità drusa siriana contro le dichiarazioni del governo israeliano che paventavano un intervento militare di Tel Aviv per proteggerla.
Il capo spirituale Hammoud Hannaui ha dichiarato ad una tv britannica: “Israele è la potenza occupante della nostra terra siriana e non accettiamo l’occupazione con il pretesto di dividerci. Siria è la nostra patria; abbiamo in passato difeso la causa palestinese e continueremo”.
Anche il leader druso libanese, capo del partito socialista, ha messo in guardia dalle manovre di Netanyahu di occupare altre terre siriane con il falso obiettivo propagandistico della difesa della minoranza drusa.
Netanyahu mira a realizzare la Grande Israele che comprende terre di tutti i 4 Paesi arabi limitrofi: Libano, Siria. Giordania e il Sinai egiziano.
Ocalan
La stampa filo governativa turca sottolinea che il discorso scritto a mano da Ocalan è stato sottoposto al controllo dei servizi di sicurezza, per garantire che “non vi siano frasi ambigue o condizioni”.
Il governo ed il partito islamista di Erdogan presentano l’operazione come una vittoria della lotta contro il terrorismo, in linea con le minacce del neo sultano, pronunciate subito dopo aver incassato la lettura del testo.
Il discorso di Ocalan è stato scritto di suo pugno in turco e tradotto in curdo e le due versioni sono state lette da esponenti della delegazione del partito Dem, che era andata al carcere dell’isola di Imrali dove è incarcerato Ocalan.
Per l’affermazione dei diritti del popolo curdo in Turchia, la strada è sempre in salita.
Cultura
L’Oscar 2025 per il miglior documentario è andato a ‘No Other Land’, film palestino-israeliano, diretto, prodotto, scritto e montato da un collettivo costituito da Basel Adra, Rachel Szor, Hamdan Ballal e Yuval Abraham.
L’Oscar a “No Other land” è una grande vittoria per un documentario che negli Usa non ha trovato un distributore. È un film che chiede al mondo di fermare “la pulizia etica” del popolo palestinese.
Il film documenta la distruzione della comunità palestinese di Masafer Yatta, nella Cisgiordania occupata da parte dell’esercito israeliano, per dare spazio alla colonizzazione ebraica israeliana e deportare i palestinesi dalla loro terra.