“La risposta armigera formulata da Von Der Leyen cozza tristemente contro i valori fondanti dell’Unione Europea”.

Con questa frase Michele Serra su La Repubblica dell’11 marzo cerca di ricucire lo strappo e le lacerazioni che la convocazione di una manifestazione per l’Unità dell’Europa aveva provocato in tutta la sinistra, nel sindacato e nell’associazionismo e nelle organizzazioni pacifiste.

Alcune hanno aderito, altre no, alcune prima hanno aderito e poi ritirato l’adesione o il contrario. In tutte le organizzazioni e le reti la lacerazione è profonda. Le organizzazioni che aderiscono lo fanno con il sostegno di una parte e viceversa. Spaccature orizzontali e verticali che rischiano di ripercuotersi sulla prossima campagna referendaria sulla quale si era raggiunta una convergenza insolita quanto preziosa.

Per alcuni l’aggiustamento di oggi è abbastanza per confermare la partecipazione per altri no.

Serra, nella sua chiamata, si rivolge alla singole persone e afferma che la piazza sarà plurale, ci saranno idee e anche priorità molto diverse e contrastanti. Ci si va anche per non lasciare la piazza ad altri.

Voglio dare il mio suggerimento a chi andrà a Roma con lo spirito di manifestare per un’Europa pacifica, democratica, equa. Non si accontenti di manifestare per la Pace e per l’Europa ma faccia capire l’urgenza e l’importanza che l’Europa sostenga con tutte le sue enormi forze finanziarie morali e diplomatiche il “cessate il fuoco” immediato e definitivo sia in Donbass che a Gaza, sola e unica strada per fermare il piano folle degli attuali vertici europei che, lungi dall’accettare la sconfitta delle proprie strategie, vagheggiano di continuare la guerra ad oltranza, forse consapevoli che la pace e una strategia di disarmo (e non di costruzione di una impossibile deterrenza europea) richiedano nuovi attori e nuovi leaders a Bruxelles come a Kiev o a Tel Aviv.

In questi 3 anni di guerra guerreggiata il movimento pacifista europeo ha concordato, non senza contrasti, una strategia unitaria di sostegno al “Cessate il Fuoco” prontamente annacquata e contrastata da chi, cosciente che solo una sinistra divisa può rendersi complice delle strategie bellicistiche e della corsa agli armamenti, ha opposto la strategia della “Pace giusta” che nel teatro europeo si è trasformata nella guerra ed oltranza fino al crollo dell’avversario e in medio oriente fino alla totale pulizia etnica.
Cessate il fuoco subito.

La pace si fa col nemico, possibilmente vivo.
La sicurezza la garantisce il disarmo e la cooperazione.
Tre principi semplici e potenti che dalle piazze del 15 marzo potrebbero volare a Bruxelles.

Carlo Volpi