Di Umberto Santino (sociologo e fondatore del Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato, più volte da noi intervistato) conosciamo e apprezziamo tutti la scrittura nitida, asciutta, diretta, concreta di cui si materiano i suoi numerosi e imprescindibili studi sulla mafia; l’ultimo, che viene presentato questo pomeriggio al No Mafia Memorial, è scritto insieme con Giovanni La Fiura, Giovanni Burgio e Nino Rocca, Mafia & Droga. Lo Stato delle cose – Rapporto 2024 (Mediter Italia Edizioni).

Così pure conosciamo la sua graffiante satira politica che riecheggia Luciano e Giovenale, efficacissima, per esempio, nelle note al fumetto di Allegra e Donarelli Mamilandia & dintorni (1988) o in Una ragionevole proposta per pacificare la città di Palermo di Anonimo del XX secolo (1985).

Meno note invece le sue ricerche storiche, per esempio sulla Santuzza, Rosalia Sinibaldi, o sul Trionfo della Morte, le sue favole (Dalla parte di Pollicino, Le fiabe di Nonna Eroina), i suoi racconti (Le colombe della rocca), le poesie dedicate alla madre (La ragazza che eri).
Ecco, le poesie… È uscita da poco per Di Girolamo editore la silloge Appunti per un libro di versi che raccoglie i componimenti inanellatisi nel tempo, dal 1964 a oggi, ordinati per serie cronologiche e percorsi tematici: la rivisitazione laica di topoi religiosi come il Sinai o Emmaus, l’odiosa amata Palermo, i viaggi, i classici da Omero a Eliot passando per Shakespeare, le arti figurative e la storia, la denuncia politica. Nel lunghissimo arco temporale e nel variare della narrazione, la scrittura si evolve: più lirica, rarefatta e sperimentale all’inizio, più sapida e tangibile negli anni recenti. Due esempi.
Una delle prime composizioni, Gli uccelli di passo, suona così.

Sono tornati gli uccelli di passo.
Dormono sugli orizzonti
bevono nelle nuvole.

L’albero
condannato alle sue radici
si rassegna all’inverno.

C’è la levità di un haiku, ma anche lo smagarsi dell’ermetismo. Invece una delle ultime è quasi un amaro aforisma, Europa 2022.

La guerra fredda è finita
la parola passa alle armi,
la lingua più diffusa
sul Pianeta Terra.

I temi affrontati in questo mirabile libro, come accennato, sono tantissimi, ma proviamo a rintracciare intanto le figure femminili.
Alcune sono in effige, come l’Eleonora d’Aragona di Laurana e l’Annunziata di Antonello, signore di Palazzo Abatellis, o le vergini celesti protettrici della città nei nostri Quattro Canti, Cristina, Agata, Ninfa e Oliva; altre sono in carne e ossa: la madre, la ragazza che eri, Anna, compagna di una vita, Felicia Bartolotta, le madri di Palermo. Leggiamo proprio Le madri di Palermo.

Le pietre dei quattro mandamenti
si sono finalmente svegliate.
In testa ai cortei
avanzano le madri.
Sangue e pudore
tenerezza e rabbia.
Madri di cento figli
con le mani gonfie
e i grembi sformati.
In faccia ai signori
partoriscono la città.

E viene subito in mente la toccante foto del 1977 di Letizia Battaglia: “Mamma con i figli e il neonato con la mano rosicchiata dal topo”, che ha la costruzione di una madonna raffaellita ma è dolente come in una deposizione (Letizia Battaglia)

Le poesie per la madre nel suo 85° compleanno mescolano nostalgia, tenerezza e ammirazione risvegliate da un’antica foto di lei giovane, la scarpina a disagio/ sul selciato e gli occhi/ che si chiedono: ma dove/ sono finita? Dove l’ipallage e gli enjanbements contribuiscono con naturalezza all’effetto di straniamento.
Eppure ella, nella sua semplicità, diviene archetipo sacro: La mano che taglia il pane/ dopo averlo segnato/ come un’eucaristia/ rinnova il gesto delle madri/ che porgono il seno/ ai loro figli.

Ed Anna: Anna alla manifestazione insieme con le altre donne a scandire slogan, Anna sposa per sempre nonostante lo squallido rito civile, Anna nei piccoli gesti quotidiani, nei momenti in cui tutto dovrebbe accadere/ e non accade nulla.

E infine Felicia, lei davvero archetipo, archetipo della madre coraggio, ma innanzi tutto intensamente viva e amata e stimata, sorretta sì negli anni lunghi delle lotte per preservare integra la memoria di Peppino, benché in fondo fosse lei a sorreggere tutti, con la forza della sua tenerezza, della sua determinazione, della sua ironia. Ora da morta/ potrai spalancare le finestre/ con mani più sicure. Anche qui è evocata la suggestione di una foto, quella celebre di lei che apre con dolcissimo e triste sorriso le persiane di casa (felicia-bartolotta-impastato).

Attraverso questa galleria di ritratti ci convinciamo del sincero “femminismo” di Umberto Santino, del suo profondo rispetto per le donne dalla schiena dritta che la vita gli ha dato di incontrare.

Ancora altre e inaspettate sono, però, le sfaccettature del poeta Santino, come la sensibilità d’acquarellista nel descrivere la natura: Nuvole accagliate dalla calura/ tra mare e cielo/ a replicare l’inganno ovvero Rosso su verde/ ibiscus o geranio/ oppure la bouganville/ che tenta invano/ di arrampicarsi sul muro, dove lo sfinimento per la bruttezza urbana che ci attanaglia è tutto in quell’invano.

Ci sono la consonanza col mondo contadino perduto e coi suoi valori rivoluzionari: muli alti/ sui sentieri, albe, vento,/ bandiere e socialismo/ gridato in faccia ai campieri/ nel silenzio dei feudi; il conforto della contemplazione estetica, dagli oratori palermitani stuccati dal Serpotta al barocco sontuoso e ribollente dei marmi mischi, dalla Porta dei Leoni a Micene alle città fortificate di Fez e Marrakesh; c’è l’esplorazione e la riscrittura della mitologia cattolica, retaggio d’una adolescenza appassionata e confusa come ogni adolescenza; ma c’è – e questa non è una sorpresa per chi conosce Umberto, il suo incessante e coerente impegno politico, i suoi saggi – il consentimento profondo con gli ultimi e con gli oppressi, talvolta colorato di disillusione tal altra illuminato da un guizzo di speranza, come nella poesia Gli atti dedicata alla madre.

Fuori zolfatari ubriachi per un sabato
amaro come la miniera,
alle porte delle osterie
le donne imprecano
al prezzo del vino
così basso da ubriacarsene,
da qualche parte
esercitazioni di cavalleria
(le guerre verranno
e saranno le più crudeli delle guerre)
[…]
Gli atti sono quelli che sai
la terra è quella che sai.

Umberto Santino: Appunti per un libro di versi, Di Girolamo Editore, Trapani 2025