Oggi, i diritti alla vita e della vita sono negati per privilegiare la competitività al servizio del maggior profitto estraibile dall’acqua per le industrie “nazionali”, proprio nel momento in cui l’acqua del pianeta è sconvolta da una profonda crisi dovuta alla sua devastazione qualitativa che la rende sempre di più rara e, quindi, “oro blu”, risorsa strategica per l’economia del profitto e della potenza su scala locale e planetaria.
Si dice acqua e vita ma si scrive predazione e dominio.
Quest’anno la Giornata Mondiale dell’Acqua, promossa dall’ONU dal 1994, cade a quindici anni dopo il riconoscimento da parte della stessa ONU il 28 luglio 2010 del “ diritto all’acqua potabile ed ai servizi igienico sanitari in quanto diritto umano essenziale alla qualità della vita ed all’esercizio di tutti gli altri diritti umani”, un diritto universale, autonomo. (1) Purtroppo, non vi sono buone notizie, né riflessioni gioiose. Lo stato dell’elemento più essenziale per la vita, insieme all’aria, all’energia solare e alla “Madre” Terra, non è affatto incoraggiante.
Come si fa ad essere gioiosi quando da pochi giorni è cessata l’alimentazione d’acqua potabile alla popolazione di Gaza a seguito della distruzione totale della rete idrica da parte dell’esercito israeliano, annunciato come obiettivo dal ministro della guerra all’indomani dell’attacco di Hamas dell’ottobre 2023 ? (2) Togliere l’acqua ad un popolo, dopo aver chiuso anche l’erogazione dell’elettricità e del gas, e impedire la distribuzione di medicinali dopo aver distrutto tutte le strutture ospedaliere, lascia esterrefatti. Com’è possibile un atto così disumano, inammissibile anche dal Codice internazionale della guerra, e criminale, come confermato dal mandato di arresto della Corte Penale Internazionale contro il primo ministro ed il ministro della guerra di Israele per condizioni genocidiarie ? Il fatto, altresì intollerabile, è che esso avviene, specie nei paesi europei e “occidentali”, nel silenzio passivo, vuoi con il consenso delle classi dirigenti. Il che vale anche nel campo dello stato disastroso della natura e dell’acqua nel mondo.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente constata (3) che, persino in Europa, solo il 37%¨delle risorse idriche europee sono in buon stato ecologico e che l’obiettivo di raggiungerlo fissato al 2015 è stato, nel 2012, rinviato al 2027 e che l’UE è obbligata fin d’ora a spostarlo al 2040 ! In un altro recente studio della stessa Agenzia (13 marzo 2025) , si avverte che “il 60-70% dei suoli europei è soggetto a degrado, tra cui l’erosione, l’inquinamento, l’impoverimento dei nutrienti e la perdita di materia organica, minacciando la capacità dell’UE di raggiungere gli obiettivi di sicurezza alimentare, biodiversità e clima”(4) E che dire dei 2,3 miliardi di persone al mondo che vivono (2023) in uno stato di stress idrico grave, cioè di disponibilità di acqua buona al di sotto di 1000 ed anche 500 m³ annui per persona tutti usi compresi (5) ? Di esse, quasi 1 miliardo di bambini (953 milioni) (6). sono esposti a livelli alti o estremamente alti di stress idrico. Detto con altri numeri, 2,2 miliardi di persone sono senza accesso all’acqua potabile e 4,2 miliardi senza accesso ai servizi igienico- sanitari (7). Inaccettabile.
Le forme del dominio dei predatori
Il dominio dei predatori si manifesta attraverso forme svariate. Due sono le forme di maggiore impatto. La prima è quella delle azioni/applicazioni che agiscono sullo stato bio-chimico dell’acqua e di tutte le specie viventi del pianeta via la tecnoscienza e le sue applicazioni alle attività produttive, di servizi e modi di consumo (per esempio, i pesticidi, il dissalamento dell’acqua del mare, il trattamento delle acque reflue, la “cocacolizzazione” delle acque minerali….) La realtà ci dice che questa forma si è concretizzata nella Crisi mondiale dell’acqua: la rarefazione (ineguale). La seconda è quella delle azioni/applicazioni che incidono sull’organizzazione ed il funzionamento della società e delle relazioni tra le comunità umane a livello internazionale e mondiale, via le misure di regolazione politico-istituzionale, economica, sociale, culturale (per esempio, il passaggio da una visione dell’acqua in quanto bene comune pubblico e diritto universale a quella di bene privato/merce, o la finanziarizzazione dell’acqua e di tutti gli elementi della natura ridotti a “capitali naturali”, il cui valore è determinato dai mercati borsistici mondiali…) A proposito della traduzione concreta di questa forma, si puo dire I mercanti dell’”oro blu” hanno vinto ( per ora?)
La crisi mondiale dell’acqua: la rarefazione (ineguale)
Della prima categoria, la più importante forma è quella operata dall’industria chimica che con l’applicazione estensiva, a cominciare dall’agricoltura industriale, delle sue migliaia di prodotti sempre più tossici (oggi la preoccupazione maggiore viene dai prodotti PFAS detti ‘inquinanti eterni”) ha da decenni non solo contribuito ad inquinare le acque del mondo (fiumi, laghi, falde, mari, acque piovane…). Via i prodotti alimentari, farmaceutici , industriali specifici di ogni genere, energetici e minerari, ha anche contaminato i processi di vita di tutte le specie viventi e di tutti gli ecosistemi della Terra.
Beninteso, la chimica, l’industria chimica, ha cambiato il mondo anche in modo straordinariamente positivo. Oggi, però, la grave minaccia esistenziale globale sul pianeta che la chimica (e tutto ciò che ad essa è collegato) fa pesare sul futuro della Terra è più forte del resto. Pur essendo la gravità della minaccia largamente riconosciuta, l’industria chimica continua a rivendicare meno vincoli (detti “burocratici”) e meno regolazione da parte dei poteri pubblici, più autonomia e più autoregolazione come espresso con chiarezza nella Dichiarazione di Anversa del febbraio 2024 (8) .In questa dichiarazione, i 90 capi delle più importanti imprese chimiche europee, con in testa il PDG della BASF, la più grande impresa chimica del mondo, e di 15 associazioni imprenditoriali del settore, hanno rivendicato di lasciare alle imprese chimiche il potere di fare le scelte che meglio convengono al settore e per l’economia e di dare la priorità ad un “Patto industriale europeo” piuttosto che al “Patto verde”!
Eppure, l’industria chimica non può negare che l’acqua è in crescenti cattive condizioni qualitative: la salute dei fiumi, dei laghi, delle zone umide continua ad aggravarsi, salvo alcune eccezioni di rilievo. Dappertutto, il livello delle nappe freatiche tende ad abbassarsi a causa dei prelievi eccessivi. Attorno al 30 % delle nappe negli Stati Uniti, in Russia, in Cina, in Europa sono inutilizzabili perché troppo inquinate dai rifiuti industriali, dai pesticidi…
Abbiamo visto sopra che la crisi dell’acqua non ha arrestato, ben al contrario, la crescita delle grandi ineguaglianze ambientali, economiche e sociali tra i paesi e le categorie sociali. Come dimostrano i dati sull’impronta ecologica e sull’impronta idrica dei vari paesi del mondo (9) I paesi del Sud subiscono le conseguenze più gravi della siccità, dell’inquinamento, in termini di malattie, epidemie, carestie, migrazioni forzate, degrado dell’economia, conflitti tra le stesse popolazioni più colpite, pur avendo, in generale, le impronte più basse. All’inverso, le popolazioni più ricche dei paesi più ”sviluppati” pur avendo impronte più pesanti sulle risorse di acqua e di terra del pianeta tirano i vantaggi maggiori.
Inoltre, la crisi di rarefazione non è dovuta principalmente agli effetti del cambiamento climatico. Certo, l’aumento della temperatura media mondiale dell’’atmosfera terrestre incide negativamente in particolare sul mondo dell’acqua ed ha contribuito a rendere i fenomeni climatici detti estremi, come le inondazioni, la siccità, più frequenti , di maggiore gravità e più imprevedibili. Ma la crisi dell’acqua non è il risultato del cambiamento climatico. Anzi, quel che è vero è che la crisi dell’acqua figura fra i fattori generatori del cambiamento climatico accanto alla deforestazione, alla desertificazione e, soprattutto, al fattore principale che è stato e resta l’aumento delle emissioni di gas a effetto serra, fra i quali il più noto è il CO². Le emissioni dei gas a effetto serra sono strettamente legate allo sviluppo economico dell’era industriale fondato sulle energie fossili. La riduzione drastica dell’uso di dette energie è la via maestra della lotta contro il cambiamento climatico, così come l’abolizione totale dei prodotti chimici tossici pericolosi (i pesticidi, i Pfas …).è la via maestra per il futuro della salute degli abitanti della Terra.
Ma i gruppi dominanti, la cui ricchezza e potenza sono ancora legate alle energie fossili, non hanno alcuna intenzione di disfarsene. Anzi, da alcuni anni, hanno l’aria di aver recuperato il sostegno delle forze finanziarie e tecnocratiche. Si parla sempre meno di zero fossili al 2050, di interdizione/riduzione dei pesticidi, di messa al bando delle bottiglie in plastica, di patto verde… per affermare posizioni sempre più in favore di “una nuova re-industrializzazione del mondo”, specie delle società del “Nord”, all’insegna della nuova rivoluzione iper-tech planetaria, l’Intelligenza Artificiale.
In questo quadro, l’obiettivo della sostenibilità, che è stato nel corso degli ultimi quarant’anni, nelle mani dei gruppi dominanti , un concetto astuto ed ambiguo , politicamente consensuale e mobilizzatore, è stato rimpiazzato dall’obiettivo della resilienza, che non è meno ambiguo del primo. La resilienza è fondata su due potenti “strumenti” – e, pari tempo, vettori di “fini” – che sono la “nuova “ tecnologia (riparatrice-rigenerativa- innovativa) e la “nuova” finanza (virtuale, dove il valore della vita è in via di ri-configurazione). Al momento, si può dire che nel binomio tecnologia-finanza, la tecnologia gioca il ruolo del grande complesso orchestrale della nuova musica dell’ordine planetario e, dal canto suo, la finanza si è arrogata il ruolo di compositore e chef d’orchestra dello spartito. De facto, le evoluzioni in corso lasciano prevedere che solo i territori e i gruppi sociali che dispongono del controllo di grandi capacità finanziarie e di forti potenzialità tecnologiche, riusciranno a realizzare delle situazioni adeguate di resilienza (10)
I mercanti dell’ ”oro blu” hanno vinto (per ora?)
Per quanto riguarda la seconda forma di dominio dei predatori dell’acqua, fondata sui sistemi di regolazione societale, l’acqua è uno dei campi centrali multidimensionali e multiterritoriali della regolazione. Il binomio tecnologia-finanza che oggi conosciamo fonda le sue radici negli anni ’70 allorché, dopo la grande crisi finanziaria del 1971-3, la finanza privata cerco’ di approfittare del riassestamento del sistema finanziario internazionale per aumentare il suo peso e potere di comando e controllo sulla finanza del pianeta. Ci è riuscita grazie alla presa in mano degli investimenti nelle nuove tecnologie (informatica,automazione-robotica, telecomunicazioni, le biotecnologie, i nuovi materiali, il nucleare). ll punto di attacco privilegiato è stato il campo dei beni comuni e dei servizi pubblici, in particolare l’acqua. Grazie soprattutto al sostegno della principale istituzione finanziaria pubblica mondiale, la Banca Mondiale, e con l’accordo della maggioranza dei governi occidentali, sempre più favorevoli ai processi di globalizzazione dell’economia di mercato, l’acqua è diventata nel 1992 il primo dei beni comuni pubblici più emblematici ad essere “catturato” a livello mondiale dalla logiche finanziarie capitaliste. Nell’ambito di una conferenza internazionale dell’ONU su acqua ed ambiente, organizzata a Dublino in preparazione del Primo Vertice Mondiale della Terra sul cambiamento climatico (giugno 1992) a Rio de Janeiro, la Banca Mondiale fece approvare i cosiddetti “‘Principi di Dublino” sull’acqua”. Il quarto principio è fondamentale : (4) Water has an economic value in all its competing uses and should be recognised as an economic good “ (11). “L’acqua deve essere considerata un bene economico” non più un bene comune sociale, pubblico, un bene dell’umanità, simbolo della gratuità della vita. In quanto tale, la sua gestione è sottomessa alle regole ed ai meccanismi dell’economia di mercato! Su questa base , nel 1993, la Banca mondiale pubblico’ il documento programmatico “Integrated Water Resources Management” diventato rapidamente la bibbia mondiale dell’acqua, e l’ONU lanciò l’organizzazione della Giornata Mondiale dell’Acqua con l’obiettivo di diffondere e promuovere i principi e l’applicazione della nuova “bibbia economica” per la gestione mondiale dell’acqua.( 12)
Il principio su cui la conquista si è fondata è “l’acqua finanza l’acqua”, cioè il finanziamento dell’acqua, pilastro di qualsiasi politica dell’acqua, deve essere garantito dal pagamento di un prezzo di mercato da parte del consumatore secondo la quantità usata, e non più via le allocazioni pubbliche sul bilancio dello Stato e delle collettività territoriali. Il prezzo dell’acqua deve essere fissato in maniera tale che il gestore (azienda pubblica o impresa privata) possa recuperare tutti i costi della gestione, compresa la remunerazione del capitale investito, cioè il profitto. “L’acqua finanza l’acqua” è della stessa natura del principio ‘l’auto finanzia l’auto’. Come non si ha accesso all’auto se non si paga, cosi non si ha accesso all’acqua senza pagare. Concretamente, “l acqua finanza l’acqua” significa ‘l’acqua per il profitto”.
L‘accesso all’acqua cessa di essere un diritto universale alla vita, un obbligo per la collettività, per trasformarsi in una possibilità di acquisto individuale secondo le regole della compravendita ed i propri bisogni. Per questo, la definizione del diritto all’acqua é stata sostituita dalla sua negazione : “l’accesso all’acqua su basi eque a prezzo abbordabile”. Questa formulazione è stata ufficialmente ripresa dalla stessa ONU ed inclusa nell’Agenda dell’ONU 2015-2030 “Gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile” ed estesa, a partire dall’acqua, ad altri “diritti” quali la salute, l’alloggio, l’educazione, la cultura….
Le conseguenze sono di portata “reazionaria’, “eversiva” di tutto ciò che è stata la grande avanzata umana e sociale rappresentata dallo Stato dei diritti, lo Stato sociale:
- siamo passati da un mondo dei diritti (costituzionalmente affermati) universali, indivisibili e inespropriabili, e dell’obbligo per la collettività di assicurarne la concretizzazione per tutti, ad un mondo dei bisogni individuali soggettivi, specifici, divisibili, variabili ed espropriabili;
- abbiamo lasciato il mondo delle relazioni umane e sociali fondate sui principi dell’uguaglianza, della giustizia, della cooperazione e della solidarietà espressi attraverso il contributo di ciascuno al finanziamento collettivo dell’acqua via il pagamento delle tasse, per entrare nel mondo della contrattualità interindividuale mercantile fondata sul principio dell’utilità e della massimazione del proprio interesse;
- non si è più titolari di un diritto ma siamo obbligati ad essere portatori di un potere d’acquisto. L’accesso all’acqua è condizionato alla solvibilità monetaria;
- abbiamo accettato che il valore di scambio dell’acqua sia più importante del suo valore d’uso e che quest’ultimo sia condizionato dal primo;
- abbiamo subito la quasi demolizione dello Stato in sé, riducendo la “funzione pubblica” ad uno strumento al servizio dei predatori dei beni comuni e della vita dello Stato. In particolare abbiamo ridotto a moccoli di candela il ruolo essenziale delle collettività locali dei Comuni, e così facendo abbiamo segato la base della democrazia del popolo, con il popolo, per il popolo;
- siamo usciti da un sistema che si voleva espressione della sicurezza sociale per entrare in un sistema di assistenza sociale che dice “siccome sei povero in termini di potere d’acqusto riduciamo il prezzo da pagare da te o, se necessario, da istituzioni pubbliche ad hoc. Non si può abolire l’obbligo del pagamento”;
- abbiamo decretato che gli interessi dei grandi gruppi industriali multinazionali, tecnocratici , autoritari, senza alcun funzionamento democratico e la cui esistenza dipende da elevate capacità di competitività guerriera, devono guidare il governo dell’acqua fonte di vita:
- abbiamo deciso che l’utilità, il profitto e la potenza sostituiscano la giustizia, la solidarietà e la democrazia come motori della funzione pubblica e fondamento del vivere insieme.
In breve, abbiamo modificato i principi fondatori della società.
E’ in rispetto ed onore di quanto descritto che dobbiamo celebrare la giornata mondiale dell’acqua ?
PS Piccola nota sul futuro. Uno dei problemi emergenti nel campo dell’acqua è costituito dall’ aumento considerevole dei costi delle attività dell ‘industria dell’acqua accompagnato da una altrettanto crescente insicurezza riguardo i profitti. I costi sono aumentati su tutti gli anelli della catena di valore dell’acqua. L’incertezza sui profitti varia da zona a zona e da una attività all’altra .Conseguentemente, i livelli di profitto si abbassano e diventano più incerti. Vista la pressione sempre più forte esercitata sui mercati mondiali dagli imperativi di rendimento, gli investimenti tendono a privilegiare i settori di mercato più sicuri e a rendimento elevato, lasciando da parte quei settori che , seppur essenziali per la vita, non garantiscono i livelli di sicurezza e di rendimento desiderati. Il principio dell’acqua finanza l’acqua non tiene in piedi.. La finanza dell’acqua per il profitto non sarà più disposta ad investire per coprire le somme ingenti che saranno necessarie per eliminare le cause strutturali del disastro idrico. Allora, chi finanzierà l’acqua?
Note
(2) Leggere il rapporto di Oxfam France « Water War Crimes » ( pubblicato il 18 luglio 2024) jche conferma che già nel 2024 le capaciità d’alimentazione d’acqua a Gaza erano scese del 94% a seguito delle distruzioni operate dall’esercito israeliano.dopo ottobre 2022. https://www.oxfamfrance.org/communiques-de-presse/israel-utilise-leau-comme-arme-de-guerre-a-lheure-ou-lapprovisionnement-de-gaza-seffondre-de-94-provoquant-une-catastrophe-sanitaire-mortelle/
(3) https://www.eea.europa.eu/it/highlights/a-rischio-la-resilienza-idrica
(7) https://www.unesco.org/reports/wwdr/en/2024?hub=68313
(9) https://www.footprintnetwork.org/2025/01/31/ecological-footprint-book-2/
(10) https://www.meer.com/it/59717-la-strategia-della-resilienza
(11) https://www.gwp.org/contentassets/05190d0c938f47d1b254d6606ec6bb04/dublin-rio-principles.pdf
(12) Per una presentazione più recente, vedi https://www.unep.org/topics/fresh-water/water-resources-management/integrated-water-resources-management