E’ stato presentato di recente, in un convegno organizzato dal Network 100% Rinnovabili, il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, elaborato da 21 docenti e ricercatori di diverse università e centri di ricerca che espone come sia possibile, ecologico e conveniente, decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili.
Nel testo si presenta, con il supporto di una vasta e aggiornata documentazione, un quadro ampio e articolato della transizione energetica che richiede un cambiamento nei vettori energetici con una forte penetrazione dell’energia elettrica e un cambiamento nella struttura degli usi finali. Per promuovere una decarbonizzazione veloce e a basso costo occorre puntare su un forte sviluppo del solare e dell’eolico, integrati fra loro in modo da utilizzare in sinergia la diversa produzione stagionale. Il potenziale eolico italiano è più che sufficiente per far fronte al forte fabbisogno della decarbonizzazione in modo integrato con una forte crescita del solare a terra. Lo sviluppo del solare richiede l’utilizzo di piccole percentuali del territorio ed è improprio parlare di “consumo di suolo” perché gli impianti fotovoltaici a terra possono essere un’occasione per la biodiversità. La transizione avrà un suo paesaggio rinnovabile del quale l’eolico farà parte, diverso da quello fossile. “Occorre tenere ben presente, si sottolinea nel Rapporto, che i paesaggi sono sempre storicamente cambiati e che attualmente non è sostenibile un’estetica del paesaggio che prescinda dalla responsabilità di concorrere alla mitigazione di una crisi climatica dagli esiti devastanti. I processi autorizzativi devono essere rapidi e coerenti con la necessità di accelerare la transizione: la tendenza a estendere aree inidonee per gli impianti eolici e solari va contrastata, fatta eccezione solo per aree di particolare valore naturalistico, culturale, storico e paesistico”.
Il Rapporto allarga l’analisi anche agli usi razionali e migliori delle biomasse, all’idroelettrico esistente e a un suo ripensamento in un’epoca di estremizzazione climatica, alle reti di teleriscaldamento per aumentare le opzioni di decarbonizzazione, agli accumuli distribuiti per usi termici e alla geotermia ad alta e bassa entalpia. Presenta, infine, indirizzi e proposte per le riqualificazioni energetiche degli edifici, per l’utilizzo razionale dell’idrogeno e degli elettro-bio-combustibili.
Nel giorno dell’anniversario dell’incidente nucleare di Fukushima, la coalizione 100% Rinnovabili Network, promossa da esponenti di decine di Università e Centri di ricerca, del mondo delle imprese, del sindacato e del terzo settore, da Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente e WWF Italia, ha portato in primo piano, nel corso di un pubblico incontro, anche 5 questioni cruciali contro il ritorno alle centrali nucleari in Italia: 1. Il declino di questa tecnologia: dopo il picco, circa il 17% della produzione elettrica mondiale, raggiunto al termine del secolo scorso, è iniziato un trend discendente, che ha portato il contributo del nucleare a calare fino al 9,2% nel 2022. 2 e 3. I costi molto elevati e i tempi di costruzione lunghissimi, come dimostrano le esperienze di Flamanville in Francia, Olkiluoto in Finlandia e Hinkley Point in Gran Bretagna. 4. Le centrali nucleari a fissione dell’uranio generano isotopi altamente radioattivi, con tempi di dimezzamento della radioattività che, per il plutonio, arrivano a 24 mila anni, generano quindi combustibile esaurito, scorie e rifiuti nucleari pericolosi, difficili e costosi da gestire. 5. L’Italia non dispone né di uranio né di impianti di arricchimento e produzione del combustibile nucleare che è costoso e andrebbe importato, probabilmente dalla Russia che detiene il 38% della capacità globale di conversione dell’uranio e il 46% della capacità di arricchimento.
“Il Governo Meloni, sottolinea la coalizione 100% Rinnovabili Network, propone un DDL che, in modo antistorico e ideologico, avvia la normativa per tornare a costruire in Italia centrali nucleari a fissione. Le centrali nucleari a fissione, anche se aggiornate e meno grandi, sono vecchie e in declino perché molto costose e perché generano rifiuti altamente radioattivi e pericolosi per molte migliaia di anni. È possibile, più ecologico ed economicamente conveniente decarbonizzare l’elettricità puntando solo sulle rinnovabili, come sta facendo la maggioranza dei Paesi europei”. In Italia è in corso una campagna, condotta dalla lobby filonucleare, a senso unico, senza contradditorio, che punta a far credere che, per decarbonizzare l’energia, sia necessaria una quota significativa di energia nucleare, negando l’evidenza, provata dal fatto che un grande Paese, la Germania, in prima fila nelle misure per il clima, le ha recentemente chiuse tutte. Visto che la fattibilità e la sostenibilità economica dei nuovi reattori proposti è da verificare e che della tecnologia di questi nuovi reattori non esiste alcun impianto realizzato in Occidente, visto che l’Italia – dove il nucleare è già stato battuto da referendum sostenuti da un ampio consenso popolare – è un Paese densamente popolato, con un diffuso rischio sismico, con vaste aree a rischio di alluvione e frane e visto che, in 14 anni, non si è ancora localizzato un deposito per i rifiuti radioattivi, il programma di costruzione di reattori nucleari è poco credibile e produce soprattutto un effetto preoccupante: frena l’impegno per accelerare lo sviluppo – possibile, necessario e conveniente – delle rinnovabili.
Qui il Rapporto: https://www.100x100rinnovabili.net/wp-content/uploads/2025/03/Report-Verso-la-neutralita-climatica_100x100-rinnovabili-network.pdf.