In questi giorni nei pressi della Riserva delle Torbiere è avvenuta un’assurda capitozzatura di un vecchio platano che da anni rendeva suggestiva l’area vicino alla stazione di Provaglio-Timoline. La capitozzatura è un tipo di potatura un po’ age, contraddistinta dal taglio indiscriminato dei rami, delle branche e di parti del fusto di un albero. Utilizzata per ridurre le dimensioni di un’alberatura, in realtà non porta nessun giovamento alla pianta, che anzi nel lungo andare torna a essere un pericolo. E’ una pratica ancora molto diffusa, nonostante gli addetti ai lavori ne conoscono la pericolosità. Con la capitozzatura è possibile recidere il 100% delle foglie di un albero, e sappiamo quanto le foglie siano importanti per il nutrimento della pianta! In questo modo l’albero capitozzato deve ottenere l’energia necessaria da altre parti. Inizia, quindi, a produrre rami di lunghezza maggiore, ma più esili che hanno origine dalle gemme latenti, dalle brache e dalle gemme avventizie. Tutto questo procedimento richiede un grande dispendio di energia, che porta la pianta con il lungo andare a morire, data anche la perdita di sali minerali e acqua o a indebolirsi in maniera tale da essere bersaglio prediletto di insetti e parassiti. Inoltre, i tagli della capitozzatura creano ferite non cicatrizzabili, aprendo la strada ai funghi del legno, decretandone l’indebolimento. Se la pianta è privata della maggior parte del fogliame e dei rami, è maggiormente esposta alle scottature. Insomma, la capitozzatura più che essere un tipo di potatura per messa in sicurezza, ottiene esattamente il contrario. Infatti, i rami prodotti dalle gemme latenti e avventizie (detti rami epicormici e avventizi) sono molto lunghi, con attaccature deboli, non avendo più un ramo “portante” al quale aggrapparsi. Di conseguenza, tendono a staccarsi e a divenire davvero pericolosi. Per non parlare del fatto che, riducendo i rami, riduciamo la quantità prodotta di Co2 e aumentiamo la quantità di anidride carbonica immessa nell’aria dalle attrezzatture e i trattori utilizzati per portare il legno. Infine, per noi che prima di essere potatori siamo amanti della natura, la capitozzatura è un’operazione che storpia l’albero, lasciando al posto di rami armoniosi dei monconi, riducendo il valore ornamentale e paesaggistico della pianta. In città come Roma, dove il verde pubblico rappresenta un patrimonio da preservare, la capitozzatura è vietata (Delibera A.C. n 17 del 12.03.2021 alla pag. 76 art. 33 punto 5 comma b – inseriamo l’allegato). Il Regolamento Edilizio del Comune di Padova, all’art. 2, sanziona le capitozzature. Nei Decreto Ministeriali CAM (Criteri Ambientali Minimi) è scritto:“ _l’aggiudicatario deve evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione_ ” (1)
Non si capisce dunque perchè nei territori limitrofi, compresi o confinanti ad una riserva come quella delle Torbiere del Sebino, le capitozzature possano avvenire ancora in modo così indiscriminato e non siano ancora vietate o punite.
Di seguito riportiamo il post di Amici della Riserva, ironico quanto critico, in cui si immedesimano nel platano capitozzato.
Ero un bellissimo platano, da oltre sessant’anni ammiravo la Riserva, ne godevo i tramonti condividendoli con gli avventori della stazione, ad ogni stagione avevo un colore diverso, cosi marcavo il tempo che scorre.. ospitavo tanti insetti e tanti uccelli. Ero resiliente biodiversità. Un bel giorno l’iniqua mano dell’uomo ha deciso di intervenire, nella maniera più ignorante e maldestra possibile sono stato malamente capitozzato. A nulla sono servite le segnalazioni e le raccomandazioni fatte sia al proprietario del terreno dove son cresciuto (e che mai in questi decenni ha tenuto alla mia salute e cura) ne tantomeno alle indicazioni date al personale dell’ente gestore della Riserva Naturale Torbiere del Sebino che avrebbe dovuto avere il compito di tutelare anche me, vista la mia posizione interna al confine di Riserva. Oggi mi ritrovo qui, esanime, assieme ad altri alberi con cui condividevo questo pittoresco spazio. La ferrovia ci ha giudicati pericolosi per la vicinanza con la sede ferroviaria, alcune delle robinie a me vicine erano effettivamente già morte o ammalorate e con dispiacere ne abbiam compreso il loro sacrificio, ma non il mio, quello non lo capiremo mai. Diversi agronomi, chiamati dai ragazzi della stazione, mi avevano studiato e visitato per capire il mio stato di salute e la mia eventuale pericolosità. Stavo bene, ero in assoluta salute, ero solo molto grande! Ho resistito a tutte le tempeste di questi ultimi anni, anche le più severe dell’ultimo decennio, ho delle forti radici che mi assicurano al terreno. Bastava darmi una leggera ridimensionata, abbassare di qualche metro la mia cima, sfoltire e ridurre i miei lunghi rami.. e sarei rimasto li per altri decenni! Senza cagionare danno alcuno! Invece no. Dei piccoli uomini con le motoseghe oggi si sono arrampicati su di me, ed in pochi minuti hanno senza troppi pensieri tagliato TUTTI i miei rami, mi accingevo a fiorire, attendevo questa nuova primavera per donare ossigeno e un bel panorama alle numerose persone che visitano la stazione e la riserva.. Invece no, sono stato assassinato, a sangue freddo, senza alcuna speranza di rigenerarmi questi tagli hanno inevitabilmente aggravato la mia stabilità, ora si che potrei perire e cadere! Condividiamo questo racconto per dar voce al povero Platano e per denunciare fermamente questo ennesimo scempio arboreo/ambientale accaduto proprio davanti ai nostri occhi. Sapevamo della richiesta di contenimento degli alberi fatta dalle ferrovie, ne capivamo il motivo e ne condividevamo alcune azioni, purtroppo necessarie dopo decenni di incuria. Ma come detto, in quell’angolino, si trovavano diversi alberi, alcune robinie assalite ed ormai soffocate dall’edera, effettivamente pericolanti e da abbattere.Ma quel maestoso Platano, no. Lui no. Un monumento arboreo che ci ha fatto compagnia in questo decennio di vita speso in stazione. Tanto ci siamo spesi ed interessati per avvisare tutti della situazione, per portar la nostra testimonianza sulla salute e utilità di quel grosso albero. Ma a nulla è servito, non ostante il Platano si trovasse dentro il confine di Riserva nessun tipo di tutela è stato a lui riservato. Quanto accaduto è a nostro modo di vedere INQUALIFICABILE ed INTOLLERABILE e non trova giustificazione alcuna. Abbiam lottato per quell’albero, siamo stati sconfitti assieme a lui, ma proprio per lui adesso agiremo in tutte le sedi opportune per chiedere conto ai responsabili, per chiedere giustizia, ammesso che questa esista ancora in un paese che anno dopo anno è sempre più alla deriva sociale, ambientale e culturale.
Amici della Riserva
(1) DECRETO 10 marzo 2020 (CAM) Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (GU n.90 del 4-4-2020), (Allegato 1 Art. 1 E. c. 3 e 11) (Manutenzione del patrimonio arboreo e arbustivo). PUNTO 11 LETTERA C
https://www.bosettiegatti.eu/…/2020_dm_10_03_cam_verde…